Per la seconda volta abbiamo raggiunto Sion per surfare Alaia Bay, l’unica wave pool dell’Europa continentale. Quasi due anni dopo il primo test con Leo Apreda, siamo tornati ad Alaia Bay grazie all’invito del Surf Operations Coordinator Giovanni Piro (ascolta il podcast per saperne di più) con una squadra di surfisti niente male: Matteo Calatri e Ian Catanzariti, atleti rispettivamente del 2002 e del 2003 nel giro della nazionale open, Michele Scoppa e Rufo Baita, titolari della nazionale italiana juniores. Ospite d’onore, Nicola Bresciani, il capostipite degli atleti del surf italiano. Da anni Nik lavora come coach sia portando avanti il progetto della sua Academy che con il settore giovanile dell’Italia. Con la macchina carica di ragazzi e tavole da Roma ho raggiunto la Versilia, dove abbiamo incontrato il mio socio e co-fondatore di Tuttologic Surf, Tommaso Pardini. Nik e Matteo arrivavano dalla Sardegna con un furgone da 9 posti, soluzione ideale per abbattere i costi del viaggio verso la Svizzera.
Alaia Bay: lo spot più consistente e facile da raggiungere per chi vive nel Nord Italia
Dalla Versilia ad Alaia Bay sono 6 ore di macchina (considerando un paio di pause e l’andatura lenta imposta dalle tavole sul tetto) passando per il tunnel dal Gran San Bernardo. Da Bologna sono 5.30 ore di viaggio, partendo da Genova il tempo di percorrenza scende a 4 ore e mezza. Da Milano e Torino si può raggiungere Alaia Bay in 3 ore di macchina, lo stesso tempo che impieghereste per una session tra le secche versiliesi. È molto comoda la soluzione su ferrovia da Milano: 7 treni in partenza ogni giorno, di cui 3 diretti. La durata del viaggio oscilla tra le 2.25 e le 2.40 ore. Si può andare in giornata senza grande fatica. E al ritorno ovviamente si dorme.
Per altri consigli sulla scelta delle tavole da portare, il costo delle session e le altre spese da sostenere durante un trip ad Alaia Bay vi rimando al primo articolo: “Guida ad Alaia Bay: tutto quello che c’è da sapere”. In fondo rispondo anche a delle FAQ.
Le onde da manovre di Alaia Bay: T2 e T3
Arrivati di lunedì pomeriggio dopo 10 ore di viaggio per me, Ian, Michele e Rufo che venivamo da Roma, ci siamo subito sparati due ore di surf dalle 19 alle 21. Luce splendida, scenario surreale: risalire verso il picco ammirando un set perfetto che srotola con le Alpi del Vallese sullo sfondo ti rimette in pace col mondo. D’istinto io alterno due reazioni: alzo lo sguardo al cielo e sorrido, mentre un brivido corre lungo la schiena, oppure metto la testa sott’acqua per urlare di gioia. La seconda ipotesi si verifica soprattutto dopo un’onda surfata bene (per i miei standard).
Giovanni ci prepara un programma con un mix di onde T2 e T3 (T sta per Turn), l’ideale per riattivare il fisico dopo ore passate seduti in macchina. La T2 è presente nelle session commercialmente conosciuta come Expert Session o Pro Session, un’onda morbida e divertente, che ti permette di allenare le curve. Take-off comodo e velocità costante, attenzione soltanto a non allontanarsi troppo dal pocket: appena prendi qualche metro di distanza dalla schiuma, senti che la spinta diminuisce. Secondo Rufo è “un’onda adatta a tutti”, mentre Michele (e sono d’accordo con lui) pensa che sulla T2 “non si possono commettere tanti errori”. Invece Matteo non ha dubbi: “Meglio la T2 della T3 perché la velocità dell’onda rimane sempre uguale”.
La T3 è l’onda da manovre più grossa e potente che Alaia Bay possa offrire, per provarla dovete prenotare una Mega Turns Session (quadratino viola nel calendario delle disponibilità). Una specie di Lower Trestles che comunque bisogna saper leggere. Ogni onda del set è diversa: la prima che parte con l’acqua della piscina calma è sicuramente più liscia delle altre, ma non ha la stessa potenza. Dopo 12 ore in acqua ad Alaia abbiamo constatato per decisione unanime che la seconda onda del set è la migliore per il rapporto tra forma e spinta. La terza è sorella della seconda, la quarta invece piace perché ti senti libero di osare e cadere senza rimanere in mezzo ai piedi di chi ti parte dietro. In rappresentanza degli average surfer posso dire che la T3 mi ha divertito di più della T2. Ho surfato con tavole ibride in epoxy, degli shortboard arrotondati, e nella T3 mi sentivo più libero di andare verticale e soprattutto a volte riuscivo a fare 3 manovre su un’unica onda. Dopo un take-off decisamente più impegnativo della T2 bisogna andare giù dritti, fare un bottom non troppo aggressivo e piazzare una prima curva di assestamento. Da lì l’onda prende velocità, diventa ripida, e bisogna stare al passo con la sezione che ti frana davanti. Per i ragazzi la T3 è stata una palestra perfetta per allenare le combo. Matteo segnala che “se tiri la prima curva rischi di rimanere indietro e perdere l’onda”, anche Ian ammette qualche difficoltà nel trovare il timing giusto. Invece Rufo mettendosi nei panni di un surfista meno esperto dice: “Con la T3 puoi impostare i primi off the lip verticali, sotto è ripida e c’è spazio anche per manovre verticali o per provare un air”.
Le onde a tubo di Alaia Bay: B1, B2 e B3
E qui scatta la magia: “Da italiano mi capita raramente di poter allenare la tecnica nei tubi, questo tipo di onda è incredibile”. Parole di Michele Scoppa, 25° ai Mondiali ISA del 2022 nella categoria Under 16 (lui che all’epoca di anni ne aveva 14). Il tubo è il sacro graal di ogni surfista, farne a ripetizione nel luna park di Alaia Bay ti manda letteralmente in tilt il cervello. La sintesi di Rufo Baita, che rispetto agli altri ragazzi della nazionale è più stratega e ragionatore che estro e fantasia, sintetizza perfettamente la differenza tra le diverse tipologie di onde di categoria B, che ovviamente sta per Barrel: “La B1 non scava troppo, è un tubo simile al mare. B2 e B3 sono veramente fighe, hanno la forma di uno slab, se non prendi la linea giusta ti centrifugano pesantemente”.
Un consiglio che vi aiuterà a prendere le misure dell’onde a tubo: mettete il nose della tavola verso riva e state bassi nel bottom dell’onda. Se stai a metà sei spacciato (nel vlog si possono apprezzare un paio di dimostrazioni concrete), se stai troppo basso rimani indietro e ti mangia. C’è per ognuna di queste tre onde, B1, B2 e B3, un sweet spot che ti permette di rimanere coperto nel tubo. Secondo Matteo Calatri il tubo B1 è troppo piccolo se sei già abituato a farne in mare, ma detto da un finalista di O’Neill Ride of the Winter Italy, non so quanto andrebbe preso in considerazione. Anche perché poi Matte aggiunge: “Io preferisco la B2 alla B3 perché nonostante sia un po’ meno pesante, l’onda ha una bella spalla dove si può piazzare una manovra usciti dal tubo. La B3 scava troppo e finisce subito”. Venire fuori dal tubo di Alaia Bay in backside non è per niente scontato invece, Ian Catanzariti con la tecnica affinata a J-Bay (passava spesso le vacanze nella casa di famiglia in Sud Africa) è riuscito a controllare la velocità per rimanere profondo. Il suo parere: “La B1 per chi come me non entra fisicamente nel tubo (1,84 cm x 80 kg) si può sfruttare per fare un air, dopo la sezione a tubo c’è una bella rampa. La B2 è divertente ma difficile da capire all’inizio: il tubo viene fuori dal nulla, si forma all’improvviso, ma quando prendi il via è fighissimo. Stesso discorso per la B3, la migliore in assoluto, il lip quando ti prende ha la potenza dell’oceano. Ho anche spezzato una tavola infatti”.
La B1 e la B2 sono onde aperte al pubblico anche se Alaia prima di farvele surfare vi chiederà per ragioni di sicurezza di aver surfato prima almeno 2 Expert Session. Salendo di livello troviamo la Pro Session, un’alternanza di B1 e T2. Invece la Beast Session (B2) è disponibile solo per i membri dell’Alpine Club (gli abbonati di Alaia) o su invito. Per aggiungere qualcosa dal mio punto di vista posso dirvi che sembra un gioco ma non lo è, nel tentativo di capire l’onda si possono prendere dei bei colpi. Il fondale è di cemento e l’acqua in corrispondenza della sezione più spessa e tubolare è alta 1 metro scarso. Con la dovuta concentrazione e un minimo di pratica, le onde di categoria B vi faranno uscire di testa: condividere l’esperienza con gli amici compagni di mille avventure in mare è un’emozione unica. Avremo fatto 3 ore di tubi, in acqua in 6 con set da 4 onde: sono una cosa come 50 tubi a testa e ne avremmo voluti anche di più. Non ti annoi mai, c’è sempre un nuovo modo per guadagnarti quella visione, una nuova sensazione da sbloccare. Provare per credere.
Le onde da air di Alaia Bay: A0, A1, A2
Le ultime nate in casa Wavegarden, le onde da air sono state sviluppate per permettere a chi pratica il surf a livello agonistico di perfezionare la tecnica di una manovra complessa e sempre più determinante nell’ambito delle gare. La wave pool in questo caso lavora solo da un lato del pontile, si può scegliere di sparare l’onda a destra oppure a sinistra. Per tutte le altre tipologie di onde illustrate finora invece, si può surfare la stessa onda contemporaneamente a destra e sinistra. Giovanni Piro ha organizzato negli ultimi mesi la visita di molti atleti top (avrete visto Leo Fioravanti chiudere questi mega full rotation) e di squadre nazionali accompagnate dai coach, che possono testare sul campo le potenzialità di Alaia Bay come centro di allenamento ad alto rendimento. Ecco perché insieme ai 4 ragazzi del Team Italia abbiamo portato anche Nicola Bresciani, che durante i 3 giorni del trip si è sempre preoccupato di raccogliere i feedback degli atleti e di correggerli in tempo reale.
Per quanto non sia mai andato nemmeno vicino ad atterrare una manovra aerea in mare, su invito di Giovanni ho provato anch’io l’onda da air. Ho trovato divertente e fattibile la A0, che parte con un take-off normale, simile alla T3, e ti porta subito a pompare a metà onda prima di impostare la traiettoria per impattare la sezione che ti viene incontro. È come affrontare un’onda di contropicco in un beach break, l’esercizio è lo stesso. In mare di solito ci metto un re-entry cercando di ricordarmi di accompagnare con la torsione del busto, ad Alaia ho preso confidenza provando la stessa manovra. Ho anche tentato di staccare ma con scarsi risultati. Devo ammettere però che in confronto alle altre onde, che ho provato e riprovato, durante le session con le onde da air ho passato pochissimo tempo in acqua, non volevo togliere a chi realmente ne è capace la possibilità di migliorarsi.
La A1 è velocissima. Il take-off ti leva l’acqua da sotto i piedi, devi subito metterti in posizione e pompare, stando attendo a prendere la giusta linea: se stai troppo sopra ti sbatte giù, se stai basso rimani indietro. La forma dell’onda è quella di un tubo che non rompe mai, un capolavoro della fluidodinamica. Ho sbagliato 2 take-off su 5, 1 volta non sono arrivato al contropicco e 2 invece sì. Come osservato dai ragazzi, dalla A1 in poi il gioco si fa duro. Michele Scoppa: “Il take-off era difficile anche per me, a volte perdevi il ritmo solo a causa di piccole sbavature in partenza. La sezione che ti viene incontro è più ripida, è difficile prendere il tempo e dare il pop”. Michi, come Rufo, non è uno specialista delle manovre aeree, raramente in mare (per ora) chiude degli air. Ad Alaia invece su 10 onde in media ne staccava 6 puliti e ne chiudeva 3. Discorso simile per Rufo: “La A0 ti dà il tempo di prepararti, mi è piaciuta”. Si accoda Ian: “Ho preferito la A0 perché la sezione per staccare era più morbida, ti consentiva un atterraggio facile”. Matteo Calatri, il più forte del gruppo in questo fondamentale, va controcorrente: “Io con la A0 non arrivavo abbastanza veloce alla rampa, sono state più allenanti la A1 e la A2”.
Le onde da air non sono attualmente in vendita al pubblico per due motivi:
- Sono ben più costose della media delle altre onde dal punto di vista energetico, quindi di conseguenza il prezzo di 1h di session al pubblico sarebbe ancora più alto dei 110€ che servono per surfare le onde T e B. Curiosità: la wave pool per girare a pieno regime consuma come una seggiovia a 4 posti.
- Come anticipato, la wave pool quando spara un’onda da air funziona solo da un lato, quindi per surfarla sostanzialmente bisognerebbe privatizzare la piscina.
Il team di Alaia Bay in ogni caso non difetta di ambizione, perciò troveranno il modo di far quadrare i conti. Aspettatevi di vedere sul sito un prodotto dedicato a gruppi di aspiranti aerialist pronti a tutto per regalarsi un private pool party. Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere quest’esperienza ed è stato epico.