È immorale vendere un’onda? Grant “Twiggy” Baker e Greg Long, big wave rider di fama mondiale, nel 2016 hanno venduto a Rip Curl l’onda rinominata da Mick Fanning “The Snake” per 100 o 200 mila dollari. Questa storia è stata recentemente raccontata da Stab nella seconda stagione di “How Surfer Get Paid”, serie di interviste e aneddoti pazzeschi di cui avevamo già parlato. Stavolta i maestri dell’intrattenimento associato al surf si sono superati.
Per chi avesse l’abbonamento a Stab Premium, consiglio di correre sul sito a guardare i 44 minuti di puntata, da qui in poi mi inoltrerò nella vicenda spoilerando l’intera storia. Lo farò in favore di chi ancora non si è convinto a spendere quei soldi (sono un fan e supporto la causa) che chiede Stab per produrre contenuti di un altro livello. È anche appena uscito Stab Highway Europe, un altro capolavoro. Ma comunque, torniamo alla storia dell’onda venduta al miglior offerente.
Chi è Grant Twiggy Baker? Campione del mondo di big wave riding ma soprattutto “un pirata”
Grant “Twiggy” Baker oggi ha 51 anni e ancora domina le onde più cattive del pianeta: Jaws, Mavericks, Dungeons. Non a caso Baker è 3 volte campione del mondo nella categoria del big wave riding. Addetti ai lavori e colleghi lo definiscono come un filibustiere, uno svelto, uno che riuscirebbe a vendere la sabbia nel deserto. Billy Kemper, altro campione del mondo di big wave, non esattamente uno tenero, presenta così Grant Baker: “Twiggy riesce a spremere fino all’ultimo dollaro da ogni opportunità che gli si presenti, un attimo prima è in un ghetto del Sud Africa col suo Range Rover e subito dopo lo vedi a JBay a surfare. Io supporto questa attitudine, la surfing industry è un ambiente duro e ci vogliono gli attributi di Twiggy per farsi strada”. Adesso forse avrete inquadrato il personaggio. Quindi spostiamo telecamera e microfono verso di lui, Twiggy the boss:
“Sono 30 anni che cerco onde in Africa, conosco diversi spot dove continuo ancora oggi ad andare da solo, condividendo al massimo con qualche fidato amico. Teniamo queste onde completamente nascoste. A volte capita che nessuno a parte me sia disponibile per una mareggiata, ma non mi faccio problemi ad andare per conto mio”.
Arrivare al punto di vendere un’onda: “Stavano per scoprirci”. Kelly non risponde, Mick sì
La verità come dicono alcune delle rilevanti personalità del surf intervistate durante la puntata è che ogni uomo ha il suo prezzo. Dispiace dirlo in questa occasione, dopo aver propugnato la novella del surfista senza macchia, onorevole guardiano dei secret spot. Se un charger del livello e dell’esperienza di Grant Twiggy Baker arriva a vendere una delle “sue” onde, significa veramente che perfino ad un surf spot può essere appiccicata l’etichetta del prezzo. A loro discolpa, Twiggy e Greg Long raccontano che la situazione gli stava sfuggendo di mano: “Ogni volta che arrivava una grande mareggiata ci vedevano in aeroporto con le sacche delle tavole a Città del Capo, oppure a Durban, ma il fatto è che poi non eravamo mai sul loro stesso volo. Anche i nostri amici iniziavano a farsi domande, eravamo vicini a farci scoprire”. Twiggy a questo associo anche la preoccupazione per il paesino in prossimità dell’onda: “Quella gente ha bisogno di aiuto, possiamo cambiargli la vita”. Ma poi va dritto al dunque: “Dovevamo vendere l’onda al miglior offerente”.
Grant Baker va da Kelly ma viene snobbato. Il prossimo in lista è Mick Fanning, approcciato durante un J-Bay Pro. Il tre volte campione del mondo australiano racconta come andò il primo incontro: “Twiggy mi fa tutto un preambolo, parlandomi di questo point destro perfetto a cui avrei potuto dare il mio nome. Poi mi mostra un video sul telefono. Senza mandarmi il file o darmi altre indicazioni, me lo fa vedere una volta e basta. Stavo impazzendo e morivo dalla voglia di andare”. È fatta, l’hanno in pugno, ma adesso Rip Curl (main sponsor di Mick) deve pagare per avere il suo “The Search” più cliccato di sempre. Le due parti trovano un accordo per una cifra tra i 100.000 ed i 200.000 dollari, così si lascia intendere durante la puntata di Stab.
Accordi di segretezza, destinazione sconosciuta ed i ritocchi al paesaggi in post-produzione
Il management di Rip Curl è preoccupato: “Dovrà funzionare”, dicono a Mick. Con queste premesse parte la spedizione per “The Snake”, passata alla storia (finché la vera storia non è stata rivelata) come l’onda di Mick. Una settimana prima della partenza Fanning riceve un messaggio da Baker: “Ci siamo, sta arrivando la mareggiata giusta: sei pronto?”. L’australiano riceve i biglietti dell’aereo tre giorni prima di partire insieme ad un NDA (non disclosure agreement). Rip Curl è preoccupata, e Mick pure, perché non si sa chi sarà il filmer né chi farà le foto. Twiggy racconta il retroscena: “Non volevamo portare gente qualunque, volevamo solo persone fidate scelte da noi. Greg, che era infortunato, ha fatto la seconda camera”. Una volta ottenuto il materiale, Rip Curl ha messo all’opera dei professionisti del cinema per cancellare con la tecnica della CGI (Computer Generated Imagery) gli elementi distintivi del contesto come promontori, case, barche e via dicendo.
Mick Fanning: “Per 2 ore ho sbagliato tutto,
ero troppo emozionato”
Mick, Twiggy, Greg e troupe al seguito arrivano sul posto e l’onda è epica. Fanning ammette di non averci capito quasi nulla per due ore: “Ero troppo emozionato, non riuscivo a concentrarmi. Avrei anche voluto che qualcuno fosse stato in acqua con me per condividere quel miracolo, ma sia Grant che Greg insistevano che anche per la riuscita del video avrei dovuto surfare completamente da solo”. Il successo che avrà quella puntata del “The Search” di Rip Curl è senza precedenti, il video su YouTube totalizza quasi un milione di visualizzazioni. Twiggy a questo punto tentenna: “Cosa abbiamo combinato? Non mi aspettavo che la cosa esplodesse così online, ha avuto un’eco incredibile”. Per Rip Curl arriva il momento di tirare le somme e come per magia l’investimento non fa più paura, è stato anzi un affare.
Vendere un’onda: la maggioranza dice sì. Matt Meola va controcorrente: “Non ha prezzo”
Apriamo il dibattito: è eticamente accettabile vendere un’onda? Secondo Nathan Fletcher se Twiggy ha cercato, studiato e capito l’onda investendo tempo e denaro, ha tutto il diritto di venderla: “Trovo che sia un’idea geniale”. Billie Kemper, altra icona del surf hardcore, ci mette il carico: “Che problema c’è a spillare dei soldi ad un brand come Rip Curl? La surfing industry è difficile, bisogna farsi rispettare”. La decisione di vendere l’onda da qualche parte in Africa viene appoggiata anche da Darren Handley, shaper di Mick Fanning e fondatore di DHD Surfboards, e da Jordy Smith, che liquida la questione con un lapidario: “Time is money”.
L’unico che va controcorrente è Matte Meola, mago delle manovre aeree di Maui: “Più vado avanti con gli anni e più mi rendo conto che avere un’onda tutta per te, da condividere solo coi tuoi amici, non ha prezzo. Spero che la maggioranza dei soldi che Twiggy ha incassato siano andati alla popolazione locale per finanziare il progresso del villaggio”. Greg conferma, raccontando anche di aver personalmente comprato delle capre ad un pastore di lì, storia curiosa.
Si apre una nuova era per i surfisti esploratori?
Personalmente sono molto combattuto. Vive ancora in me la fiamma del romanticismo ma è lieve, mentre il pragmatismo prende il sopravvento. Nell’epoca degli influencer pagati per orientare un pubblico elevandosi (alcune volte senza reali titoli) ad esperti di una materia, monetizzare la conoscenza di un territorio e la capacità di scovare un’onda è in fin dei conti comprensibile. Non so se l’avrei fatto, ma analizzata attentamente la faccenda non credo si possa biasimare Grant Twiggy Baker e Greg Long. Adesso che questa storia è emersa potrebbe aprirsi una nuova fase per i surfisti esploratori, free surfer pagati per viaggiare in cerca di nuove onde in mete esotiche. Se il supporto dei brand verrà meno, qualcuno forse deciderà di vendere informazioni ed expertise a surfisti facoltosi e, perché no, aziende in cerca di contenuti spacca-internet.