L’inverno è qui e si rinnova la necessità di indossare mute da surf comode e calde per stare a mollo il più possibile. Come ogni anno abbiamo testato personalmente alcuni dei nuovi modelli in commercio e abbiamo raccolto le testimonianze di esperti surfisti, amici e collaboratori, per avere più opinioni sui diversi prodotti. Piccolo disclaimer: le mute recensite non sono state nella stragrande maggioranza dei casi regalate dai brand citati in questo articolo. Per correttezza vi diciamo che Rip Curl ha donato a Leo un nuovo modello da testare, O’Neill ci ha fatto avere una 4.3 con un trattamento di favore grazie a Wave Surf Shop del Cinquale, Patagonia è stata acquistata ad un prezzo scontato da Tommy grazie al programma Pro Ambassador di cui fa parte e K-Way ci ha fatto avere tramite Matteo Marsaglia due mute come quelle di Leo Fioravanti. Pertanto le recensioni saranno del tutto imparziali e basate sulle nostre esperienze in mare.
Chi le ha testate?
Leo: direttore e co-fondatore di Tuttologic Surf.
Surfista esperto che entra con ogni condizione di mare, poco freddoloso e che si muove tanto in acqua. Fino all’anno scorso ha giocato ad buoni livelli a pallanuoto e prende 200 onde a session, non usa né calzari né guanti né cappuccio, al massimo si concede una 5.4mm nei giorni più freddi. È il meno freddoloso dei tre tester.
Tommy: direttore artistico e co-fondatore di Tuttologic Surf.
Fotografo esperto che ama scattare dall’acqua. Abituato al marasma della Versilia con acqua fredda e turbini di correnti piuttosto elevati. In acqua è sempre in movimento ma i continui duck dive per rimanere nel punto giusto condizionano la sua resistenza al calore. Ha più mute di un surfista professionista della WSL ed ha un fetish per l’esotico ed il ricercato (ma alla fine si affida sempre al classico.) È il più freddoloso dei tre tester.
Andreas: il grafico di Tuttologic Surf.
Surfista storico del Pontile di Forte dei Marmi, uno dei più infognati d’Italia. Entra anche in condizioni da ricovero al manicomio, ha sangue tedesco ma non disdegna le mute pesanti, è capace di trascorrere anche 5 ore di fila in acqua quindi è un ottimo metro di paragone per la durata del prodotto. È la via di mezzo dei tre tester.
Chi più spende meno spende
Sotto al nostro post di instagram dove dicevamo che per trascorrere un sereno inverno ci sarebbero volute almeno due mute da surf e che la spesa sarebbe stata intorno ai 600€ si è creato un circo. Da chi millantava mute centenarie pagate due lire ed ancora valide a chi usava comodamente quelle da palombaro o prodotte in cartavetrata abbiamo notato parecchia confusione e disinformazione. La verità assoluta non esiste, su questo siamo d’accordo. Ma se siete veri surfisti o surfiste, abituati ad entrare con ogni mareggiata ed in condizioni climatiche avverse, avete bisogno di una muta da surf di qualità. Ma la motivazione non è solo questa: nella maggior parte dei casi comprare un prodotto di qualità può farvi risparmiare soldi nel tempo.
Prima di tutto perché materiali migliori indicano una durata maggiore, quindi la vostra muta da surf durerà per più stagioni. La seconda ragione invece è tecnica: più comfort e calore vi garantiranno una performance superiore e prolungata. Provate a nuotare due ore con una muta di cartongesso che vi costringe le spalle e poi fateci sapere. Se leggendo queste parole state pensando “ma chi se ne frega, io sono un neofita e voglio risparmiare” tranquilli, abbiamo riservato una sezione anche per voi.
Le nuove tecnologie e la corsa all’eco friendly
Nel corso dei nostri anni di attività abbiamo avuto l’occasione di parlare con molti professionisti del settore ed abbiamo scoperto alcune cose molto interessanti che riguardano l’industria delle mute da surf. Per chi si fosse perso il nostro primo articolo, facciamo un piccolo reminder. Il neoprene è prodotto soltanto da due grandi aziende che ne detengono i brevetti: Sheico e Yamamoto. Esistono poi compagnie che lo lavorano ed utilizzano la materia prima per creare un prodotto differente sul mercato. Più è alta la qualità del neoprene, più elastica e calorosa sarà la vostra muta. Ma quindi le mute da surf sono tutte uguali? Più o meno. I modelli di bassa e media fascia sono tutti prodotti nei soliti stabilimenti, quindi nel range al di sotto dei 300€ è molto improbabile trovare differenze sostanziali determinate dai materiali. La differenza la si può trovare nel design (sia estetico che di vestibilità) e nel rivestimento interno.
I grandi brand di settore investono molto a livello di innovazione tecnologica ma principalmente lo fanno sui modelli top di gamma. Questi cambiano all’incirca ogni 2/3 anni. Per le mute entry level o di media fascia invece il ciclo di innovazione si rinnova ogni 5 anni circa. L’evoluzione più impattante avvenuta di recente è da ricondurre all’utilizzo di materiali ecosostenibili. Il leader di settore è Patagonia che ha introdotto sul mercato lo Yulex, una gomma di origine naturale, e che dal 2023 lo ha reso disponibile anche agli altri produttori. Lo Yulex, come ci ha raccontato anche Lewis Arnold nel podcast live agli XMasters di Senigallia, è l’unico materiale realmente sostenibile ma che ancora oggi risulta troppo costoso per una produzione di massa. Le aziende quindi creano una collezione capsule (una sorta di greenwashing) per far vedere di essere interessate alla sostenibilità senza effettivamente cambiare l’orientamento delle vendite su larga scala.
La nostra votazione
O’Neill
La più rivoluzionaria in campo tecnologico per elasticità e calore, dopo due stagioni da leader di mercato si è vista togliere lo scettro da Billabong che secondo Stab ha prodotto le migliori mute da surf del 2023. Ma è davvero così? Tutti e tre i nostri tester hanno uno dei modelli recenti e top di gamma di O’Neill. Leo e Andreas utilizzano la Hyperfreak Fire 5.4 plus (449€ di listino), Leo in versione back zip mentre Andreas in versione front zip. Il vantaggio di avere la zip sulla schiena è che i in teoria si hanno meno costrizioni sul petto, una lampo lungo la colonna vertebrale segue l’anatomia del corpo umano. Di contro avere la zip sul back portava più facilmente ad imbarcare acqua. Invece Leo mi raccontava che la nuova O’Neill Hyperfreak Fire ha un sistema con una specie di leggerissima “canottiera” integrate e munita di una sorta di collare, che aiuta a mantenere questo seconda pelle di sottilissimo e morbido strato di neoprene a protezione della zip. Un sistema eccezionale, che ti tiene caldo e asciutto. Tommy invece utilizza la Hyperfreak 5.4 con cappuccio integrato (429€ di listino). Le prime due risultano molto morbide e caldissime, consentono un alta mobilità nella remata ed anche durante la performance sono comodissime. Tolta la scomodità nell’indossarla, anche Tommy è d’accordo sulle prestazioni del suo modello (ma il 47 di piede può essere un aggravante). L’unica incognita viene dalla resistenza. Con i precedenti modelli soprattutto Andreas ha riscontrato qualche problema di tenuta e di durabilità ed anche Tommy dopo un annetto di utilizzo ha notato qualche cedimento ed infiltrazione di troppo. Sono mute molto delicate e basta un impatto con uno scoglio oppure una contusione per danneggiarla.
Comfort: 10 su 10
Rapporto qualità/prezzo: 8,5 su 10
Durabilità: 7 su 10
Calore: 8.5 su 10
Voto Generale: 8,5
Billabong
Asso piglia tutto. Nel 2023 il brand australiano ha sbaragliato la concorrenza vincendo il premio per il miglior modello nelle 3 categorie di spessore. La Furnace comp, che avrete visto addosso a Brando Giovannoni nelle nostre uscite insieme a lui, è anche uno dei modelli preferiti del Logico che la utilizza nella versione da 5mm. Prezzo alto ma qualità garantita. Calore, comfort, fit perfetto e durevolezza sono i pregi di questo modello: si può desiderare altro da una muta? Tommy è un estimatore del brand e 2 anni fa ha convinto anche Leo a provarne una che da allora ha deciso di acquistarne un altro modello. Il creative director di Tuttologic utilizza molto frequentemente anche due altri modelli, la Absolute (che nel 2023 ha visto aumentare il suo prezzo di listino da 259€ a 359€), dotata di una fodera in pile interna molto calda e di un pannello antivento su petto e schiena e la Revolution, muta da guerra perfetta per le giornate di sole.
Comfort: 9 su 10
Rapporto qualità/prezzo: 9 su 10
Durabilità: 9 su 10
Calore: 9 su 10
Voto generale: 9
Rip Curl
Il brand di Torquay finalmente torna alla ribalta con un nuovo modello dopo anni passati senza annunciare grandi novità. Lo fa lanciando sul mercato una muta rivoluzionaria con alcune caratteristiche degne di nota. Ci è stata fornita solo una 4.3 zipless taglia M che è stata provata da Leo e che fino ad oggi è l’unica muta Rip Curl provata da noi del team di Tuttologic. Il lining delle cuciture è stato spostato all’esterno della muta, dove sono evidenti le termosaldature. Il look è incredibile: una muta da ninja, esteticamente impeccabile. Caratteristico anche il taglio del pannello attraverso cui avviene la chiusura sul petto, in corrispondenza più o meno della linea rossa. Il fatto che la muta sia tagliata in questo modo, aumenta la compressione di spalle e petto, evitando che l’acqua penetri all’interno della muta. Effettivamente la tenuta è incredibile per una muta zip less, davvero notevole. Il dark side di questa caratteristica però l’abbiamo riscontrato nell’eccessiva compressione esercitata dalla muta nella zona delle spalle: risulta faticoso remare, Leo mi ha riferito di sentirsi più imballato del solito. Stessa cosa riscontrata da Brendan Buckley e Laura Crane durante l’ultimo wetsuit review di Stab. Ci siamo a lungo confrontati sulle possibili motivazioni, giungendo alla conclusione che il fit delle mute Rip Curl non si adatta molto bene alla nostra struttura fisica (di certo non esile). Un fatto interessante riguardo la Flashbomb Fusion è che per ottenere una chiusura zip less così efficace e rapida, Rip Curl ha lavorato con Bethany Hamilton (surfista hawaiana senza un braccio, perso durante un attacco di squalo) per fare in modo che anche lei potesse indossare e togliere la muta con facilità utilizzando un solo braccio.
Comfort: 8 su 10
Rapporto qualità/prezzo: 7.5 su 10
Durabilità: 9 su 10
Calore: 9,5 su 10
Voto generale: 8.25
XCel
Fedele compagno di avventure di uno dei surfer più apprezzati d’Italia, Giovanni Evangelisti, il brand australiano fa della tecnologia e del comfort uno dei suoi principali cavalli di battaglia. Poco marketing, nessun atleta del CT e tanta qualità, gli investimenti di Xcel sono tutti concentrati sul prodotto ed i risultati sono evidenti. Molti amici, surfisti esperti e di buon livello, hanno scelto la Comp X o la leggendaria Drylock per passare al caldo gli inverni mediterranei. Caratterizzata da una durevolezza longeva, gran comfort e calore unico, questa muta è perfetta per chi non ha ambizioni da fashion blogger o è influenzabile dal marketing dei grandi nomi. Il nostro Andreas ne ha utilizzata una in passato e ne è rimasto piacevolmente soddisfatto. Unica pecca, se la si vuol trovare, pochi rivenditori e prezzi sopra la media: si sale sopra la vetta dei 500€
Comfort: 8 su 10
Rapporto qualità/prezzo: 8 su 10
Durabilità: 8,5 su 10
Calore: 9 su 10
Voto generale: 8,35
Patagonia
Il brand californiano è rinomato soprattutto per il calore delle sue mute da surf e per la sostenibilità dei prodotti. Anche se negli ultimi anni sono trapelate notizie che affermavano che Patagonia producesse in stabilimenti accusati di sfruttamento del lavoro, le critiche non hanno fermato lo sviluppo e la produzione del prodotto infatti proprio alla fine del 2023 è stato presentato un nuovo modello. Tommy, approfittando dello sconto della Pro Community, si è portato a casa una R3 (spessore 4,5/3,5mm). Muta estremamente calda, le gambe entrano facilmente ma dal busto in poi risulta un po’ dura da tirare su. C’è chi dice che le Patagonia sono comodissime dopo un po’ che le usi, personalmente dopo qualche mese di utilizzo la trovo ancora abbastanza dura. Esteticamente ed eticamente sono mute di un altro livello, rifinite molto bene e con un servizio di riparazione gratuito a vita. I prezzi sono decisamente alti ma la qualità si paga. Se cercate una muta comoda e flessibile, non fa per voi.
Comfort: 6,5 su 10
Rapporto qualità/prezzo: 9,5 su 10
Durabilità: 9,5 su 10
Calore: 9,5 su 10
Voto generale: 8,75
Brand emergenti
K-way
Leonardo Fioravanti ha avuto un grande impatto sull’immagine del brand ed il suo primo anno con il nuovo sticker sulla punta è stato decisamente positivo. Il marchio nato francese ma di proprietà del gruppo 100% italiano BasicNet, ha deciso di puntare forte sul surf ed ha creato una linea di mute appositamente realizzata secondo le richieste del surfer di Cerveteri. Il risultato è un prodotto altamente performante e molto comodo, disegnato in Italia ma prodotto in Giappone. La qualità ed il comfort si pagano, soprattutto se si utilizza una muta con uno spessore di 2.5mm che tiene caldo come una 4.3mm.
Comfort: 10 su 10
Rapporto qualità prezzo: 7,5 su 10
Durabilità: ND
Calore: 7,5 su 10
Voto generale: 8
RVCA
Fino allo scorso anno le mute della RVCA erano disponibili solo per i surfisti del team. Dalla metà del 2023 sono uscite sul mercato con una selezione molto essenziale di prodotti ad un prezzo abbastanza onesto. 2.2, 3.2 e 4.3 con una sola colorazione disponibile. Dotate di un pannello anti-vento su petto e schiena sfruttano la stessa tecnologia delle mute Quiksilver (dello stesso gruppo di RVCA e Billabong). Le mute della RVCA sono dunque Quiksilver con qualche accortezza in più. Elastiche, comode, stilose, non troppo calde ma comunque piacevoli. Ottimo rapporto qualità prezzo. Tommy ne utilizza una nello spessore 3.2, è una di quelle del team con sistema zip less, dotata di un pannello in pile interno che quelle in commercio non hanno.
Comfort: 8 su 10
Rapporto qualità/prezzo: 7,5 su 10
Durabilità: 7,5 su 10
Calore: 7 su 10
Valutazione generale: 7,5
Degne di menzione ma recensite solo da amici o conoscenti: Matuse, SRFCE, Manera e Picture.
Mute da surf entry level o per chi cerca di risparmiare senza rinunciare alla qualità
Quiksilver, Vissla e Deeply sono tre brand che strizzano l’occhio a chi si sta avvicinando al surf da poco e propongono alternative con colorazioni varie e vivaci. Restando nelle fasce di prezzo intorno ai 250-300€ si possono portare a casa degli ottimi prodotti: non aspettatevi calore tropicale e resistenza titanica, ma sicuramente una comodità sufficiente. Da aggiungere alla lista ovviamente anche i modelli entry-level di tutti i marchi sopracitati. Abbiamo escluso brand sartoriali del calibro di AXXE, oppure i made in Japan di Quiksilver e Vissla, chicche di nicchia ma decisamente fuori mercato, pensate per una nicchia di clientela super esigente.
Anche FLORENCE X, brand fondato e gestito da John John ha una sua linea di mute da surf, ma come K-way (che però abbiamo testato) il prezzo è decisamente alto ed attualmente i rivenditori europei sono pochissimi. In qualsiasi caso, il nostro consiglio rimane sempre quello di acquistare le vostre mute da surf in uno dei vostri local surf shop di fiducia, dove potrete provarle e farvi consigliare dallo staff del negozio.