Mi hanno insegnato che è sempre meglio ricevere prima le brutte notizie e poi passare a quelle belle. Direi che è la stessa filosofia secondo cui dovresti prima adempiere ai tuoi doveri, poi dedicarti ai piaceri. In linea di massimo condivido, perciò parto dalle note dolenti.
Tre iscritte. Soltanto tra atlete di shortboard femminile presenti in Sardegna a Novembre 2023 per giocarsi il titolo di campionessa nazionale. Daniela Boldini, Victoria Backhaus, Carolina Guerra in ordine di arrivo. Tre livelli di surf distinti: europeo, nazionale, amatoriale. Daniela e Victoria fanno il surf come sport, Carolina taglia le onde come tante altre persone che fanno surf per divertimento.
Adesso le buone notizie: Daniela Boldini. E chi è questa ragazza del 2003 cresciuta a Tenerife dal cognome italianissimo?
La neo campionessa italiana di shortboard rappresenta l’ultima intuizione dello scouting della dirigenza Fissw, che dopo aver individuato Giada Legati, Emily Gussoni ed Indiana Ferri è tornata a scandagliare il mercato internazionale per colmare il gap che purtroppo le surfiste nate e cresciute in Italia ancora pagano rispetto anche ad avversarie di paesi come Olanda, Inghilterra e Germania. E badate bene queste non sono opinioni, ma dure realtà ricavate dai risultati del surf femminile italiano, che perfino con l’innesto di atlete cresciute sull’oceano stenta a decollare.
Di Daniela Boldini ammettiamo di esserci accorti soltanto il giorno della gara, nell’unica heat dello shortboard femminile: la finale. Ero sotto il palco della giuria con Tommy, intento come sempre a scattare, e gli faccio: “Oh ma chi è quella in backside? Va a duemila!”. Non mi aspettavo di vedere quel livello di surf. Poco più in là vedo Marco Gregori, team manager dell’Italia, e lo guardo come per dire: beh? Mi nascondi qualcosa? Marco sorride compiaciuto e mi fa: “Ha ottenuto il passaporto italiano un mesetto fa, ha un bel carattere. È molto indipendente”. Non è un caso che me la descriva così: nello sport professionistico la componente psico-attitudinale pesa quasi quanto il talento, l’addestramento tecnico e le capacità atletiche. Certe cose ad una ventenne le insegni, altre no.
Mi congratulo con Daniela appena uscita dall’acqua. È sorridente, felice. La cerco su Instagram e scopro che ha più followers di ogni atleta della nazionale di surf italiana, eccetto Leo Fioravanti. 130.000 followers: più di Francisco Porcella, il triplo di Roby D’Amico. Pensa te. Molto del suo successo mediatico è dovuto all’esposizione che Daniela Boldini ha ottenuto grazie al surfskate (che ama praticare, ha una partnership con Yow) e soprattutto grazie ai brevi video racconti dei suoi viaggi.
Chiedo a Marco l’autorizzazione per quest’intervista: accetta e mi accompagna da lei anticipandomi che la neo campionessa italiana preferirebbe parlare spagnolo e non inglese, mentre sta già lavorando sul suo italiano. Posso arrangiarmi comunque, ho qualche vocabolo e sicuramente entiendo lo spagnolo.
Cominciamo l’intervista.
Ho iniziato a surfare quando avevo 8 anni a Tenerife, Isole Canarie. Mio papà è nato a Firenze ma andò via da giovane per trasferirsi alle Canarie, dove poi ha impostato tutta la sua vita. Perfino mia nonna ci ha raggiunti lì. Il mese scorso ho ottenuto il passaporto italiano.
Eri mai stata in Italia a surfare?
No, sinceramente no. È la prima volta che vengo in Italia per surfare. Le onde non sono state come ci aspettavamo durante gli Assoluti ma sono molto felice di aver vinto il titolo di campionessa italiana.
A questo punto le chiedo che aspettative abbia per un possibile futuro in azzurro, ma la regular footer italo-canaria non si sbilancia, dimostrando controllo e maturità. Oggi invece sappiamo che sicuramente Daniela Boldini a fine mese prenderà parta ad un importante ritiro pre-mondiale con la nazionale open in Porto Rico.
La riporto su un terreno più sicuro: il surfskate.
Il surfskate è uno strumento veramente utile per il perfezionamento nel surf, i movimenti che puoi fare in mare o sull’asfalto sono pressapoco gli stessi. Io personalmente uso il surfskate quando non ci sono le onde per rimanere in forma e per divertirmi allenandomi.
Ho notato dal tuo IG che hai una predilezione per le onde grandi: come affronti le situazioni critiche?
Non lo so ma è vero che provo una particolare attrazione per le onde grandi, mi motivano ad uscire dalla comfort zone. Nel 2024 vorrei finalmente realizzare dei progetti che ho in mente da tempo, vediamo se sarà la volta buona.
Potresti iniziare dal Quemao, no?
Può darsi, dovrei. Finora però non sono mai stata.
Isole Canarie, onde grandi, surfiste che spaccano…mi viene in mente Laura Coviella. Che ne pensi di lei?
Laura è una persona che ammiro veramente tanto, ai miei occhi evoca forza e coraggio. Spero un giorno di potermi confrontare con condizioni critiche. Magari non con onde grandi come quelle che prende lei, però di certo mi piacerebbe prendere dei bei tubi.
Un’ultima domanda, la più difficile: ti aspettavi di avere solo due avversarie?
Speravo di vedere più ragazze nel campionato, mi è dispiaciuto. Capisco d’altra parte che non sia semplice riuscire a surfare continuativamente in Italia. Per me stavolta è stato più facile vincere il titolo ma tornerò con l’augurio di trovare un maggior numero di avversarie e tutte belle agguerrite. Più siamo, meglio è: ci guadagnano tutti e soprattutto il surf italiano.