di Lorenzo Baronti
Qual è il tuo concetto di surf se vivi in città, lontano dal mare?
“Non può esistere” potrebbe essere di getto una prima risposta anche sensata, ma la passione per questo stile di vita va ben oltre i confini geografici, ben oltre le autostrade e le ore di macchina.
Certo, vivere lontano dal mare e fare surf è proprio un paradosso, ma del resto non possiamo farci nulla se ormai siamo finiti nel loop di questa dipendenza. Di smettere non se ne parla e non se ne parlerà mai. In questo articolo cercheremo di sviscerare le difficoltà di un appassionato di surf che vive in città, perché nessuno conosce meglio dei surfisti di città il brutto, ma anche il bello, di guadagnarsi con fatica ciò che si desidera di più: il surf.
La distanza aumenta la passione
Per un malato di onde che si trova lontano dal mare, il concetto di surf non è né migliore né peggiore di chi vive sulla costa, è semplicemente più intenso. In questo caso infatti le onde non sono facilmente accessibili, non basta “affacciarsi” e decidere se buttarsi o meno. Ma è proprio questa scarsa accessibilità che invece aumenta la passione del surfista di città: gli impegni, il lavoro e tutto il resto, spesso orbitano intorno alle previsioni delle mareggiate.
La situazione è ovviamente accentuata dal fatto che non viviamo sull’Oceano, ma nel caro Mediterraneo, il che aumenta il grado di difficoltà nel riuscire a prevedere e a programmare una session. Se le onde ci fossero tutti i giorni il problema non sussisterebbe nemmeno per il surfista di città, sarebbe sempre sicuro di surfare almeno il weekend. Adesso però basta concettualizzare, vediamo nella pratica 5 cose che fai abitualmente se sei un surfista di città.
1) Ogni session è un mini-trip
Dovendo controllare le previsioni in anticipo, programmare bene gli impegni e mettersi alla guida per raggiungere lo spot, per chi vive lontano dal mare ogni session è un piccolo surf-trip. Anche il solo cambio di aria e paesaggio trasmette la sensazione di immergersi in un mondo diverso. All’andata sei carico, ascolti musica pesante e guidi spedito. Al ritorno sei rilassato, ripensi ai momenti passati in acqua e sei pervaso da un sentimento di soddisfazione. Insomma, per il surfista di città ogni session è carica di emozioni e rappresenta una piccola avventura ogni volta.
2) Conosci tutti gli spot della regione
Già che devi metterti alla guida, raggiungi lo spot con le condizioni migliori. In questo modo, con il passare degli anni, diventa ovvio conoscere tutti i migliori (e i peggiori) spot della tua regione. Chi vive sul mare cerca solitamente di rimanere vicino casa, il surfista di città non si pone nemmeno il problema. A seconda della direzione della mareggiata sai già più o meno dove dirigerti per evitare il pacco e portare a casa una session sicura.
3) Sei sempre quello “di fuori”
Anche se da 20 anni vai nei soliti posti, sarai sempre quello “di fuori” perché non vivi al mare. È un concetto strano, più o meno condivisibile, ma è un dato di fatto: per quanto tu possa essere affezionato ad uno spot, ci sarà sempre qualcuno che lo chiama “home spot” perché vive lì davanti. Eppure ormai tutti ti conoscono, perlomeno di vista, ma in certi casi rimane sempre una certa distanza sociale.
4) Non esiste una session andata male
Quando arrivi allo spot e le condizioni sono pessime, prendi comunque due onde brutte, mosce e ventose. Sei andato lì apposta, quindi anche se hai preso un bel pacco almeno ti sei buttato, hai remato e hai preso qualche onda a cui puoi ripensare mentre fai il viaggio di ritorno. Tutto sommato non è andata poi così male.
5) In città ogni tanto ti senti un pesce fuor d’acqua
Quando è un po’ che non ti butti e rimani rilegato in città più a lungo del previsto, ti senti l’unico ad avere un forte bisogno di onde. Assalito dall’astinenza ti senti proprio come un pesce fuor d’acqua. Ecco che partono le così dette attività di “compensazione”: provi ad andare un po’ in skate, fai qualche altro sport, cerchi di sfogarti in qualche modo. Non è facile per un surfista di città imparare a gestire emozioni così forti e contrastanti fra di loro.
Conclusioni
Dopo tutto quello che abbiamo detto, una domanda sorge spontanea: perché allora non trasferirsi al mare? Certe volte nella vita il surf non è tutto, ma rappresenta solo uno stimolo ad essere persone migliori. Esistono dei limiti che non vale la pena superare, semplicemente per qualche surfata in più. Ma questa è un’altra storia.
Un surfista è definibile tale anche se non vive al mare? Assolutamente sì. Fosse anche solo per la sua passione intensa e la perseveranza che infonde nella ricerca delle onde. Qui non stiamo parlando di chi va quattro volte all’anno con il softop, ma di veri appassionati che hanno il mare dentro.
Se anche tu ti rivedi in quanto abbiamo scritto, se anche tu sei un o una surfista di città, sappi di non essere solo o sola.