di Marco Meccheri
43°28′48′′ N è la latitudine di Biarritz, cittadina basca nel sud-ovest della Francia, rinomata capitale europea del surf. Devo confessare che fino a qualche anno fa, pur essendomi già calato completamente nel mondo del surf retrò, avevo viaggiato ed esplorato solo gli spot più a nord di questa linea immaginaria, oltre la quale andavo a cercare i famosi spot resi tali dai professionisti visti in tv o in qualche video girato nel tratto di costa che va da Anglet ad Hossegor.
La qualità di queste onde è eccezionale e ben nota a tanti, ma questa non si coniuga perfettamente con lo stile di surf a me caro: i banchi di sabbia in perenne movimento ed il clima in acqua che in certi casi può divenire parecchio competitivo, non si sposano completamente con la serenità tipica di chi ha preso la via del surf classico. In altre parole il caos delle lineup di Hossegor non si sposa col flow che è parte integrante del surf classico stesso.
Perciò stavolta ho deciso di cambiare rotta, dirigendomi verso Biarritz Sud, al di sotto di quella linea immaginaria che nella mia testa adesso rappresenta più di un confine sulla mappa. Accompagnato da un amico e dal mio fedele van, sono partito alla ricerca di qualche onda che infrangendo sulla roccia fosse capace di regalare lunghe corse fatte di noseriding alternati a curve secche. Ricordo ancora il giorno in cui un rivenditore di materiali per shapers, da cui ero in missione per conto di Michele Puliti, ci disse che al tramonto ci sarebbero state le condizioni perfette per Cenitz. Seguendo il suo consiglio ci si è aperto un mondo nuovo: Lafitenia, Parlementia, Cenitz, Côte des Basques e qualche altro piccolo spot segreto.
In questi spot si respira un’aria diversa rispetto al nord. L’inclusività ed i paesaggi naturalistici mozzafiato la fanno da padrone: ci si saluta quando si entra in acqua, ci sono surfisti di ogni età e genere, che surfano tavole single fin di ogni tipo. In quanto a tavole, potremmo dire che l’otto piedi pintail è la tavola simbolo di Biarritz Sud. Nata per anticipare onde enormi, curvare e, perché no?, allungare un piede in punta. Intorno a noi scogliere frastagliate e crinali verdi da cui godersi tramonti bellissimi. Il connubio perfetto.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Ad essere sinceri, negli ultimi anni post-covid a causa del clima in mare molto rilassato, delle mezze stagioni sempre più calde (cambiamento climatico) e delle strutture ricettive locali ormai aperte anche in bassa stagione – proprio per sfruttare il turismo legato al surf -, si è assistito ad un crescendo di tavole soft-top cavalcate per lo più da neofiti centro-europei non del tutto coscienti della sicurezza e delle regole del mare. Questo affollamento incontrollato ha portato inevitabilmente ad un nervosismo generale che ha impattato negativamente sul clima in acqua. Nei pressi degli spot sono apparsi graffiti e murales che ricordano ai kooks quanto sia inopportuno surfare point su roccia senza conoscerne i rischi e senza riservare ai locali il dovuto riguardo. Se vengono accesi poi, i locals baschi sono vigili e per niente timidi nel redarguirli sulla line-up.
“È un equilibrio molto sottile, ma l’azione dei locals è necessaria per tentare di limitare spiacevoli inconvenienti in acqua, che, ahimè, sono sempre più frequenti”, ci racconta Stefano Cheloni, longboarder toscano e compagno di mille onde, che per amore del mare è diventato cittadino basco e assiduo frequentatore di questi spot.
Con Stefano quest’anno abbiamo incontrato Daniele, fotografo di origini sarde in terra basca ed amante del mare a 360 gradi. Sin da subito Daniele ha sposato la nostra idea, documentare una realtà contaminata positivamente dal mood del longboard classico, tra point infiniti, tramonti e natura. Sempre per rimanere in tema di scelte in controtendenza (ma secondo noi vincenti), Daniele è stato molto entusiasta all’opportunità di poter mostrare il reportage attraverso una rivista cartacea seppur a discapito di una minore visibilità istantanea, potenzialmente data dai contenuti digitali delle varie piattaforme social attualmente in voga.
Il beneficio atteso? La grande longevità offerta dalla stampa, come se quella carta avesse per noi un’anima da tramandare alle generazioni future di surfisti e amanti del viaggio in genere. Biarritz Sud alla fine è un po’ tutto questo: un fermo immagine di un surf ancora rispettoso delle tradizioni e dell’ambiente circostante, un’istantanea da portare con sé sulla strada di casa e che ci ricorda che al mondo esiste ancora qualcosa da proteggere, conservare e tramandare nel tempo.