Il terzo surfer protagonista della rubrica ” No Sponsor” è Michele Maremmani.
Chi è Michele ?
Michele è un surfista toscano, viene da Forte dei Marmi e la sua storia d’amore con il mare inizia da molto giovane. Durante l’estate abitava sul mare, al bagno Alaide, storico stabilimento balneare versiliese. Inizia a surfare a 9 anni, ma è a 12 anni che inizia a venire fuori la sua passione per le onde. Per la comunione riceve come regalo dalla nonna la sua prima tavola da surf e da li non smetterà più. Da piccolo si dedica molto al surf, partecipa alle gare del campionato italiano e fa parte per qualche tempo del team Oakley. Con il passare degli anni però, decide di dedicarsi allo studio e il tempo per il surf è sempre meno.
Dopo un inizio da atleta agonista, con partecipazioni ai campionati italiani e alle gare che spesso si svolgevano vicino casa, ha deciso di abbandonare le competizioni per concentrarsi sulla ricerca dell’onda perfetta. Michele è un surfista che non ha mai dato peso alle sponsorizzazioni e che non ha mai sentito il desiderio di legarsi in pianta stabile ad un brand, in particolar modo ad uno shaper. È molto affezionato ad un brand in particolare ma da buon malato di tavole ama sperimentare differenti modelli. Vive il surf per il piacere di farlo, non ama mettersi in mostra sui social che utilizza poco e per condividere le proprie esperienze e i propri viaggi con gli amici.
Professione
Michele è un cardiologo interventista, dopo un percorso di studio lungo 10 anni si è laureato con 110 e lode. Ha proseguito gli studi con un master specialistico all’ospedale Le Molinette di Torino. E’ stato impegnato in prima linea durante la pandemia lavorando in reparto covid. Tutti sappiamo quanto sia difficile trovare il tempo per coniugare surf e lavoro, per un dottore lo è ancora di più, in special modo se come Michele sei costretto a trasferirti in un’altra città: “Per ovviare cerco solitamente di fare straordinari, doppie turni e via dicendo – spiega Michele -, così riesco ad accumulare un tesoretto di ferie che mi permettano volare anche lontano nel mondo alla ricerca onde epiche”.
Di recente è entrato a far parte della crew dei surfing doctor delle isole Mentawai, una delle sue mete preferite, dove presta servizio per 2 settimane all’anno aiutando non solo i surfisti ma anche le popolazioni locali che abitano l’arcipelago indonesiano.
Viaggi
Per via dei molti impegni di studio e di lavoro, Michele è riuscito a crescere surfisticamente soprattutto sfruttando ogni secondo dei suoi viaggi: surf, eat, sleep, repeat. “La regola è fare almeno 2 session consistenti al giorno, mai meno. La media poi a fine trip è più tendente al 3 ma sono certo che molti tra quelli che stanno leggendo possano capirmi…”. Un approccio a quella che gli altri chiamano “vacanza” che Michele ha applicato su diverse onde world class tra Francia, Portogallo e Indonesia. La meta definitiva però, il viaggio dei sogni, è stato Tahiti. Avrete già sentito la storia, ero con lui in Polinesia, quindi non starò a raccontarvela di nuovo. Michele Maremmani è stato uno dei pochi surfisti italiani a surfare Teahupo’o.
Fa un po’ strano dirvelo, ma siamo i primi che parlano di lui. Le sue fotografie indietro nel tempo probabilmente sarebbero state da cover dei magazine nazionali, nessuno però si è interessato a raccontare la storia. Io e Michele ci abbiamo provato anche dopo Tahiti, ma che ci crediate o meno, non abbiamo avuto successo. Non sono in molti in Italia a poter vantare un repertorio fotografico del suo valore, ma ad un vero rappresentante di “No Sponsor” come Michele questo importa poco. Ci scherza su, prendendola con filosofia: “Al massimo dovrebbero sponsorizzarmi case farmaceutiche produttrici di calmanti, non brand di surf, quando vedo le onde impazzisco e non riesco a contenermi”.
“Non ho mai surfato per avere un adesivo su una tavola e non ho mai ambito a finire sulle copertine dei giornali.”
Se gli chiedete cosa pensa del surf italiano, Michele risponde che non gli interessa minimamente quello che accade all’interno della penisola: “Il surf per me è puro divertimento, e qui da noi dovrebbe esserlo a maggior ragione. Come fai a prenderti sul serio surfando una volta ogni 2 settimane e con condizioni spesso infami?”. Spera che le persone che si stanno avvicinando al surf lo facciano con rispetto verso il mare e verso gli altri surfisti per evitare spiacevoli episodi che sempre di più si stanno verificando, in particolar modo nello spot di casa dove surfare con tranquillità e sicurezza è diventato difficile.