Mattia Maiorca e Francesca Rubegni sono campioni italiani di longboard 2021, hanno vinto ieri a Recco meno di 24h dopo l’assoluto 2020 di Andora. Per la categoria uomini secondo Matteo Fabbri, che si era svegliato da detentore del titolo 2020 ottenuto il giorno prima in riviera di ponente, e Marco Boscaglia terzo. Medaglia di legno – o di focaccia, come ha giustamente proposto vista la location – Paolo Colombini, la sorpresa di giornata. Tra le donne alle spalle della Rube sul podio Giulia Palla e Carolina Leonardi, terzetto tutto toscano. In rappresentanza della Sardegna quarta un’altra Giulia, Pala con una L.
Ripartiamo verso Los Angeles 2028, anno in cui nelle intenzioni della ISA il longboard sarà promosso a specialità olimpica nella disciplina del surf da onda. Los Angeles vorrebbe dire anche Malibu, un cerchio che si chiude. Per alcuni un’eresia, per altri un sogno da perseguire ad ogni costo. Approfondiremo più avanti in un articolo dedicato ma l’Italia è un paese per longboarder.
Ok smarcate le notizie importanti, passiamo alla storia di una giornata senza respiro. La sera di domenica salta fuori una session al tramonto tra un drop nel vuoto di Pippo Eschiti e una sfiammata di Edo Cartoni. Un tramonto in amicizia, condiviso con gli ospitali local di Recco, il miglior modo di chiudere un weekend vissuto navigando la tensione delle affollatissime lineup liguri. Uscendo dall’acqua incontro Stefano Bellotti, il boss di Blackwave, sta sistemando i banner degli sponsor Rip Curl, Surf Clash, Spazio Genova, Jeep e Red Bull: “Leo speriamo bene…se mette vento da nord già adesso rischiamo di non arrivare a pranzo”. La sana strizza di chi si preoccupa di vedere vanificato il lavoro di settimane.
Ma il mare a volte premia.
Avanti veloce dal buio del tramonto al buio che precede le prime luci di lunedì 29 novembre. Nel parcheggio della baia di Recco incontro Ale Ponzanelli, che il giorno prima ad Andora aveva deciso di non gareggiare in contrasto con l’obbligatorietà del leash. Scambio 4 chiacchiere con Ponza, che poi rivolgendosi agli amici del Nimbus dice: “Ragazzi via, sarà un chiusone ma c’è misura, è buono: siamo cresciuti al Pontile non possiamo mica lamentarci”. La swell è ancora lì e fervono i preparativi al Ristorante Orizzonte, struttura su 3 piani fronte spiaggia adibita per l’occasione da sito di gara con standard da QS. Appena la visibilità lo consente si parte, con la fretta di chi spera di battere la tramontana sul tempo. Batterie da 15 minuti fino alle semifinali ma il mare è frequente e nessuno soffre la mancanza di una parete su cui scivolare.
Per 6 ore sono stato sulla terrazza dell’Orizzonte a commentare la gara da un punto di vista privilegiato. Per prepararmi ho chiesto aiuto al mio amico Matteo Fabbri, che mi ha spiegato alcuni tecnicismi di cui non ero al corrente. Capire, apprezzare e valutare una linea disegnata con il longboard, soprattutto a Recco, non è facile. Ad un occhio non allenato può sembrare tutto uguale. Mi rendo conto di aver ripetuto allo sfinimento five, ten, cinque, dieci e così senza soluzione di continuità come se fossimo sulla ruota di Genova. Ogni onda in realtà ha una sua interpretazione, è il risultato di un’equazione di forze che idealmente si compensano nel gesto di chi sa far correre la tavola lunga.
Mattia Maiorca è impressionante, “pieveloce” come Achille: rapido e preciso nel movimento delle gambe, in 5 secondi riesce a fare almeno due volte avanti e indietro dal centro alla punta della tavola. Matteo Fabbri è l’eleganza della forma, un sacerdote del longboard: non cade mai, ha il pilota automatico, ha vinto tutte le batterie tranne l’ultima e veniva da un’altra gara da numero 1. Marco Boscaglia, Bosko: Marco è l’uomo squadra che tiene unito lo spogliatoio, quello che si è guadagnato sul campo i gradi del capitano. Ha cambiato più volte pelle al suo surf nel corso della gara, passando dall’approccio performante che lo contraddistingue al repertorio di manovre classiche sfoggiato in finale. Paolo Colombini non lo conoscevo e da surfista robusto, pesante, mi sono immedesimato: caspita se va con quel long, un paio di colpi da maestro tirati fuori come il coniglio dal cilindro per superare Marullo in semifinale. Quarto posto meritato.
Francesca Rubegni non si può ancora battere, fa le cose con classe e serenità, ha un’altra continuità. Per la prima volta in anni ci raccontano però che si sono visti spiragli di equilibrio. Le matricole Giulia Palla e Pala portano quella sana competizione che spinge ad alzare l’asticella, Carolina Leonardi è l’emblema della freesurfer cresciuta lontana da lycre e giurie ma perfettamente pronta a competere. Il giro si allarga, 8 iscritte sembrano poche però vanno messe in prospettiva.
Angolo pronostico: avevamo messo Maiorca secondo e Fabbri terzo, Ponzanelli primo è uscito subito. Non era mai successo ma tant’è…scusaci Ale. Quarto e quinto per noi erano Marullo e Carta, entrambi usciti in semifinale. Smentiti da Boscaglia e Colombini. Per le donne ok Rubegni prima e Pala quarta, mentre fuori dal podio Di Giovanni e Lauro rispettivamente per Palla (da noi messa fuori classifica! Bello smacco ahah) e Leonardi, che ipotizzavamo quinta.
Le gare open fanno bene al movimento, cementano la base della nostra comunità. In particolare ragazze e ragazzi del longboard sono uno spettacolo visti tutti insieme, affiatati e divertenti come una comitiva di vecchi amici del liceo. Siamo stati a cena sabato sera e quando è partito il momento del “ti ricordi quella volta che…” mi sono messo comodo, popcorn in braccio e sorriso fisso a 32 denti. Possiamo fare meglio e lo diciamo sottovoce, con l’entusiasmo e la disponibilità degli ultimi arrivati, ma per giornate così vale la pena sbattersi e gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ci vediamo a Recco nel 2022, magari per il ritorno del Recco Surfestival. Chissà.