Sveglia presto, alle prime luci dell’alba. Spengo la suoneria del telefono, il più delle volte amara e fastidiosa da sentire, ma oggi ha un sapore diverso. Prendo coscienza di essere al mondo, vado su Whatsapp. Tra le prime notifiche ci sono i messaggi degli amici della pattuglia dell’alba con cui condivido la line-up. Apro la chat: c’è uno screen della webcam del nostro spot di punta. Poca luce ancora, le onde non sembrano promettere bene, forse è meglio infilarsi di nuovo sotto le coperte.
Dopo 15 minuti arriva un’altra foto. Non è del solito picco: per raggiungere quell’onda ci vuole mezz’ora buona di macchina. Sono tutti molto scettici. Passano altri 10 minuti, arriva l’ennesimo screenshot. Sembra che in quello spot lontano da casa le onde inizi a farle. Decidiamo di andare. In tutta fretta raccatto il necessario e mi fiondo in macchina, monitorando in tempo reale la situazione onde. Arrivati a destinazione, guardiamo il mare. BINGO! È epico. Torniamo di corsa alla macchina per cambiarci ed entrare subito in acqua: il resto è storia.
Riavvolgete il nastro e schiacciate nuovamente play. Quante volte vi sarà capitato di vivere una situazione analoga? C’è un piccolo dettaglio, però, che contribuisce a svoltare spesso le nostre giornate di surf. Un qualcosa che ormai fa parte delle abitudini di molti. Basta infatti aprire Google, cercare il luogo di cui vogliamo vedere le onde e goderci lo spettacolo: beate webcam e chi le ha inventate. Ma siamo sicuri che tutti la pensino così?
L’era pre-webcam
Spesso sento dire, da chi surfa da prima di me, che le webcam hanno rovinato il surf. Non so mai cosa rispondere. Tuttavia comprendo il punto di vista di chi fa un’affermazione del genere. Ho iniziato a surfare poco prima che le webcam in tempo reale spopolassero sulle varie piattaforme e mi ricordo che la quantità di persone in line-up era un decimo di quella di oggi. Giusto chi aveva letto bene le carte azzeccava il momento migliore per entrare.
Il surf in era pre-webcam, infatti, era per pochi. Quando ancora non c’erano nemmeno app come MSW o Windy, per fare surfate di qualità un lupo solitario aveva bisogno di due cose: fortuna e conoscenza di previsioni e spot. Trovare le onde giuste prima che le webcam monopolizzassero gli smartphone dei surfisti era tutta un’altra cosa.
Esisteva sicuramente il passaparola, l’sms dell’amico che vedeva il mare prima di te e voleva farti avere notizie. Gli sms però si pagavano e nessuno ai tempi aveva il telefono incollato alla mano come accade per tutti oggi, quindi non sempre il messaggio recapitato andava a buon fine.
Il surf in era digitale: app e webcam
Sul fatto che il surf sia esploso, alzando vertiginosamente il numero di praticanti, siamo tutti d’accordo. Tra Olimpiadi, Instagram e le sempre più diffuse surf-school sul pianeta, la quantità di persone che “fanno questo sport” ha subito un incremento notevole. L’utilizzo funzionale della tecnologia ha messo la strada in discesa a molti, semplificando a volte il processo di apprendimento. Infatti, grazie allo sviluppo di applicazioni e di piattaforme dedicate, oramai è possibile controllare in tempo reale la situazione onde di quasi tutti gli spot più conosciuti nel mondo. Di conseguenza è molto più facile, per esempio, per un residente in Lombardia riuscire ad organizzarsi la giornata di surf in Liguria all’ultimo momento.
Se da un lato quindi c’è chi dice che le webcam abbiano rovinato il surf, d’altro canto io credo che le innovazioni tecnologiche ci abbiano portato dei benefici. Fateci caso: la qualità media delle nostre session è aumentata nettamente e di conseguenza, se vogliamo vedere l’altra faccia della medaglia, la quantità di pacchi presi è diminuita drasticamente. Oramai sbagliare il momento o la giornata è quasi più difficile che azzeccare il momento buono. Ovviamente faccio questo discorso senza tenere conto del tempo che ognuno di noi può dedicare al surf quando le onde chiamano, senza distinzione di giornate lavorative e feriali.
Le webcam del surf comunque non sono sempre attendibili come si potrebbe pensare, se non si conosce bene lo spot infatti è possibile rimanere ingannati. Esistono anche quei casi in cui si è soliti guardare come riferimento una webcam puntata verso un tratto di costa dove non si surfa. Questo accade quando lo spot d’interesse non è coperto da una webcam, quindi ogni persona sviluppa un personale metro di paragone: se nel punto dove non si surfa ci sono tot schiume, allora nello spot dove voglio surfare ci sarà un metro e mezzo. È incredibile cosa può arrivare a fare un surfista italiano, postuleremmo teoremi matematici pur di beccare onde buone.
In chiusura, vi pongo un po’ di domande. Scegliete voi: surf in era pre-webcam o in era digitale? È meglio affidarsi ad una webcam o all’opinione altrui? Le webcam hanno davvero rovinato il surf? Vi aspetto per parlarne assieme, ci sentiamo nei commenti.