di Alessio Poli
Re Denaro mi perseguita da quando vivo in California.
Lo vedo ogni mattina quando mi sveglio e carico la macchina di tavole per tutte le condizioni, che se per caso finisce che devo rientrare nel mio appartamento la mia surfata giornaliera me la scordo.
La vita del padre è una vita sul filo del rasoio, in bilico tra senso di colpa e eccitazione, notti insonni e pannolini puzzolenti per arrivare al mare il più velocemente possibile, quando tutti in casa finalmente dormono. In mare poi ogni preoccupazione sparisce alla prima duck dive. Solo un padre conosce quel feeling.
Re Denaro mi sorride alla fine del rettilineo che porta a casa mia di ritorno da ogni sessione, infreddolito e felice. Dimenticavo: Re Denaro non è una persona ma un cartellone pubblicitario che dice: “Compro la tua auto in contanti”. Da buon italiano mi sono sempre chiesto dove fosse la fregatura.
Il giorno in cui la WSL ha deciso di pareggiare i montepremi di uomini e donne agli US Open del 2019 stavo sul rettilineo di casa, di ritorno dalla surfata del mattino con Re Denaro che mi ricordava della fregatura che la WSL ci stava per rifilare. Tre anni dopo la scioccante notizia, il resto del mondo sportivo persiste nel mantenere notevole differenze di montepremi e stipendi. Ve lo dimostro:
I premi in denaro negli altri sport
Nel calcio Carli Lloyd, la giocatrice di calcio più pagata al mondo, guadagna 518 mila dollari l’anno contro i 75 milioni di dollari più premi di Messi e Ronaldo.
Lo scorso anno la BBC ha sottolineato le differenze di montepremi nel golf, dove il vincitore degli US Open ha guadagnato 2.25 milioni di dollari contro il milione di dollari della vincitrice del torneo femminile. Il divario in questo caso è addirittura aumentato, passando da 900 mila dollari nel 2014 a 1.25 milioni di dollari nel 2021.
Nella pallacanestro, il massimo salariale per una cestista della WNBA era di 50 mila dollari l’anno per nel 2010 contro i 23 milioni di dollari pagati per Kobe Bryant. La forbice si è addirittura ampliata con le migliori atlete in grado di guadagnare una media di 117 mila dollari contro i 41 milioni di dollari che i Los Angeles Lakers pagano Lebron James ogni anno.
Il tennis, che invece ha visto introdurre nel 2021 la parità di montepremi, sta vivendo un momento turbolento: Novak Djokovic ha dichiarato il suo dissenso, sottolineando che i premi in denaro dovrebbe essere distribuiti in base a chi attira più attenzione di pubblico e televisioni, ribadendo che è il tennis maschile a mandare avanti il circuito WTA, quello femminile.
E nel surf come siamo arrivati a pareggiare montepremi di uomini e donne?
Torniamo al surf. Era il 2019, Chris Cotè annunciava al mondo la grande notizia: surfiste e surfisti non saranno più su piani diversi. È l’era dell’uguaglianza ed il surf vuole orgogliosamente combattere questa battaglia.
Marcia Clark, un avvocato americano, negli anni ’90 ha scritto un bellissimo libro che parla del processo contro OJ Simpson. Il nome del libro è “Senza ombra di dubbio” e racconta la storia del famoso campione di football americano colpevole di aver brutalmente ucciso la sua ex moglie e il fattorino di un ristorante in un raptus di gelosia. Simpson era colpevole dell’omicidio, ma i suoi avvocati furono in grado di spostare l’attenzione della giuria sul fatto che il dipartimento di polizia di Los Angeles aveva una profonda storia di razzismo, che la maggior parte dei detenuti della contea erano di colore e che c’erano centinaia di afroamericani innocenti nelle carceri americane.
Paradossalmente Simpson venne dichiarato innocente anche se colpevole del delitto per il solo fatto di essere di colore, come se salvare la libertà del campione potesse in qualche modo pareggiare l’odio razziale o il rimorso per l’inefficienza del sistema giuridico americano.
Il surf moderno si trova oggi di fronte ad un paradosso simile: le surfiste di tutto il mondo, che hanno sempre combattuto per la parità diritti sulle line-up più che del conto in banca, si ritrovano adesso ad essere pagate meglio dei colleghi uomini perché discriminate in passato, anche se sono gli uomini l’attrazione principale del Tour. Nel 2018 un evento della WSL aveva un montepremi di 900 mila dollari totali. 600 mila dollari venivano spartiti tra 36 surfisti con una somma di 100mila dollari riconosciuta al primo classificato, mentre rimanevano 300 mila dollari da dividere tra le 16 surfiste. La vincitrice portava a casa 65.000 dollari.
Nel 2022 il montepremi è cresciuto di soli 5 mila dollari, ma agli uomini vanno adesso 545 mila dollari da dividere per 36 concorrenti contro i 365 mila dollari che vanno divisi tra 16 surfiste. Per accaparrarsi gli 80mila dollari riservati al vincitore, un atleta donna deve vincere sei heat di cui quattro ad eliminazione diretta contro le sette degli uomini, di cui cinque ad eliminazione diretta. Questo significa che nel 2018 Italo Ferreira, che vinceva 100 mila dollari a Bells Beach contro Mick Fanning, guadagnava 14.500 dollari ogni turno contro i 10.800 di Stephanie Gilmore.
Nel 2022, a parità di montepremi di 80 mila dollari, Moana Jones ha guadagnato 13.500 dollari per turno superato al recente Pipeline Master, mentre Kelly ne incassava 11.450 ad ogni passaggio di heat.
La verità è che mancano i soldi
Il motivo di questo sbilanciamento sostanziale sta nel fatto che la WSL si è rifiutata di aumentare il numero delle atlete da 16 a 32, mossa che gli avrebbe costretti a dover colmare un gap di 200 mila dollari per evento passando da 900 mila a 1.1 milioni di montepremi totale. Negli ultimi anni la WSL ha faticato a reperire nuovi fondi per i contest, mentre negli altri sport presi in esame c’è stata una crescita media del 25%.
Quello che è stato venduto a tutti come un passo epocale nella storia dello sport è stato secondo il mio parere fumo negli occhi, peggio del Surf Tech per le tavole da surf. La WSL ha scientemente fatto leva sulle emozioni e sull’empatia per ottenere un facile applauso. Fino a quando la parità non verrà ristabilita, Re Denaro sarà sempre lì, in fondo al rettilineo di casa, sorridente, a ricordarmi della fregatura che la WSL ha rifilato al mondo del surf intero.