È fuori su Spotify e YouTube la seconda parte di questa edizione speciale di Young Guns in collegamento con El Salvador, dall’altro capo del mondo il microfono passa in mano alle rappresentanti della nazionale giovanile femminile: Francesca Valletti, Victoria Backhaus e Mya Sniadach.
Ragazze consapevoli e decise, con una bellissima testa. Una piacevole scoperta per noi e siamo sicuri che lo sarà anche per i nostri ascoltatori, conoscere la voce e gli obiettivi di Francesca e Victoria, nate e cresciute in Italia inseguendo i propri sogni nel surf. C’è un filo che unisce le due ragazze tra Roma e Milano, sempre in viaggio ad inseguire le onde: “Per fortuna che abbiamo delle famiglie alle spalle – spiega Victoria -, fare questa vita è davvero costoso. Mi rendo conto di essere fortunata”.
Victoria ha 16 anni. Racconta di stare lontano da casa per la maggior parte del tempo, quindi mi chiedo: con la scuola come fai? Come per altri suoi coetanei del team maschile, ad un certo punto non c’è stata più scelta: “Seguo la scuola online, per forza. I miei genitori hanno provato più volte a parlare col Preside della scuola dove andavo a Milano ma nonostante fossi via per rappresentare l’Italia o per seguire gare internazionali, dopo un certo numero di assenze sei automaticamente bocciato”. Non è la prima volta che viene fuori la problematica, anche i genitori di altri azzurrini me ne avevano parlato. È un gran peccato che in Italia un atleta nazionale debba essere escluso dalla scuola pubblica, che a mio modesto parere è sempre formativa e ti struttura a vivere nella socialità.
Un’altra triste verità è che se a 16/17 anni sei in Nazionale e convocato per un Mondiale, sarebbe lecito pensare: “Da grande farò l’atleta e vivrò allenandomi”. Nel surf non è proprio così, anche se la possibilità di entrare nelle squadre sportive di Fiamme Oro, Carabinieri o Polizia lascia una porta aperta per gli azzurrini del surf. Quando chiedo a Francesca come vede il suo futuro nel surf mi risponde da donna navigata: “Mi rendo conto che rispetto alle ragazze che sfideremo qui, io ad esempio ho Erin Brooks nella prima heat, abbiamo dei deficit di esperienze, onde e continuità d’allenamento enormi. Quando entro in acqua non ci penso e do tutto, ma nell’impostazione della mia vita tengo un 10% di attenzione su altri obiettivi che potrò coltivare indipendentemente dal surf”. Capito come? Più realista del re.
E poi c’è Mya, americana della Florida. Alla sua prima ufficiale con la maglia dell’Italia, è riuscita ad ottenere il passaporto grazie ai bisnonni nati qui. Nel podcast sentirete che parliamo in inglese perché Mya sta ancora imparando l’italiano. Super timida, soprattutto affianco a quelle altre due chiacchierone, ci raccontano però che una volta entrata in acqua si sappia trasformare in una vera guerriera. Ha ottime basi tecniche e talento, può essere la rivelazione del gruppo.
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