In un caldo venerdì sera romano, accecati dalla necessità di onde, adrenalina e fuga dalla vita quotidiana, nasce questo surftrip in Scozia. Come tante altre sere ci siamo ritrovati al solito pub ad esplorare le mappe delle app di meteo surf con una birra ghiacciata in mano. L’ostinazione, quasi disperata e tipica del surfista nei periodi di piatta, ha impegnato tutta la nostra serata in una ricerca a dir poco deludente: Hossegor, Fuerteventura, Portogallo, Spagna, Sardegna…flat ovunque. Casualmente, dopo esserci rassegnati ad un weekend di sole e surfskate, il dito scivolando annoiato sulla mappa dell’Atlantico finisce sopra ad un alveare di puntini blu in rappresentanza degli spot.
Guardo gli altri: “Ragazzi, ma la Scozia?”
Due giorni dopo ci ritroviamo su un aereo direzione Edimburgo, in partenza per un surftrip in Scozia, con le sacche imbarcate e quel solito irresistibile brivido per qualche chiletto di troppo.
Potrebbe sembrare un cliché ma stavolta all’arrivo il cielo era veramente grigio, grigio in ogni sua sfumatura. Sembra di sprofondarci in quel grigio ma alla prima chiacchiera con un locale si apre uno squarcio, perché abbiamo la sensazione che gli scozzesi potrebbero fare di tutto pur di aiutarti. Un popolo accogliente e fiero, grazie alla loro ospitalità è stato più facile durante il nostro surftrip in Scozia esplorare un ambiente così diverso dall’Italia ed assaggiare un pizzico della cultura locale.
Surf in Scozia, prima tappa: Fraserburgh
Quando si organizza un viaggio cosi alla rinfusa non si sa mai bene dove si andrà a finire la mattina del giorno seguente. Sulla carta i nostri piani ci portavano all’estremo nord dell’isola, verso Thurso, famoso tempio dei surfisti nord-europei. Ci siamo accorti subito che la meta era troppo lontana. In più l’impatto col freddo non è stato tanto soft, quindi ci siamo trovati a rivedere il programma. Prima tappa quindi a Fraserburgh, nell’Aberdeenshire, porto di riferimento della Scozia nord orientale.
A causa della temperatura dell’acqua, che a Primavera si aggira attorno agli 8/10 gradi, è molto difficile surfare per più di un’ora e mezza. In Scozia perciò è davvero essenziale capire il momento giusto per entrare in mare. Amelia e Maria Sara, surfiste locali divenute amiche, ci hanno messo subito in guardia sull’importanza delle maree, che qui al nord hanno un’escursione enorme (4/5 metri di differenza tra alta e bassa). Questo spot a Fresenburg dà il meglio di sé con la marea crescente, così dopo aver aspettato un po’ ci siamo buttati.
È stata un’esperienza incredibile, quasi primordiale: un mare pieno di vita con destre altezza testa che aprivano lunghe fino a riva. La qualità dell’onda non ha nulla da invidiare ai migliori spot europei: beach break non esplosivi ma gestibili, che quando soffia un leggero vento leggero le onde sono tanto pulite da sembrare dipinte.
Soprattutto a fine session, quando le energie vanno a calare e il freddo inizia a farsi sentire, è davvero difficile resistere in mare. Anche se è stato difficile mollare perché eravamo completamente soli, con un’onda che srotola alla perfezione e da condividere soltanto con delle simpatiche foche. Vale la pena soffrire per poter vivere momenti in cui ti rendi conto che anche il contesto può influenzare positivamente, e tanto, il ricordo di una session che rimane impressa nella mente.
Dopo aver surfato a Frasenburg consigliamo di andare a fare una passeggiata per le coste di Fowlsheugh, una riserva naturale che racchiude chilometri e chilometri di costa popolati da centinaia di specie di uccelli marini. Unica pecca, l’odore: davvero forte, a tratti nauseante. Se riuscite a sopportarlo lo spettacolo è incredibile. Nei mei più caldi con un pizzico di fortuna si possono incontrare anche degli esemplari di Puffin, l’animale più dolce del mondo.
Attrezzatura: mute e tavole di sostanza
Un passaggio importante a questo punto sull’attrezzatura, considerando l’importanza che ha soprattutto in un viaggio del genere la scelta della muta. Eravamo ovviamente tutti con una 5.4 mm, alcuni con O’Neill Hyperfreak altri con Manera Meteor. A corredo calzari, guanti e cappuccio in neoprene da 3mm. Per il nord è consigliabile una muta dai 6mm in su, altrimenti è quasi impossibile stare in acqua per più di 80/90 minuti. Nota particolare sul cappuccio: uno di noi aveva quello della Mystic, avvolgente sul collo ed alto fino al mento. Il migliore per distacco.
Per le tavole siamo andati con shape tondi e volumi importanti, anche per supportare il peso extra del neoprene bagnato. Grovelers come la Sequoia Enzo o la Pukas Step Down. Ci aspettavamo onde più potenti e ripide, invece anche i beachbreak erano sempre molto aperti e morbidoni.
Torniamo al viaggio.
Dunbar con i suoi reef nascosti
Dopo aver passato due giorni indimenticabili nelle coste del nord siamo scesi verso il Sud di Edimburgo per visitare le zone intorno a Dunbar. Qui è venuto fuori il primo sole del nostro surftrip in Scozia, di conseguenza la temperatura dell’aria era decisamente più alta, da stare in maglietta per darvi un’idea. L’acqua invece, a causa di un giro di correnti, era ancora più fredda delle session precedenti.
In questa parte di costa scozzese consigliamo di mettere da parte cellulare e siti web ed esplorare il più possibile. Ci sono tantissimi spot nascosti tra i reef di Dubar, slab e point dove ci si può imbattere in uno, massimo due surfisti. Abbiamo trovato onde piccole, rapide e tubanti, piuttosto divertenti. L’ultima surfata scozzese l’abbiamo fatta a Pease Bay, una baia stile galiziano con destre interessanti, ma molto frequentata dai locali e dalle scuole surf.
The Last Dance a Bamburgh: il surftrip in Scozia sconfina in Inghilterra
Durante l’ultimo giorno di questo surftrip in Scozia il mare non è stato d’aiuto, ma con lo spirito tipico di chi è abituato a macinare chilometri ci siamo messi in macchina verso l’Inghilterra. Purtroppo la swell era davvero inconsistente, quindi in mancanza di surf abbiamo optato per una visita al Castello di Alnwik, comunemente noto come il castello di Hogwarts.
Sulla via del ritorno siamo passati per un posto altrettanto magico, ovvero la cittadina di Bamburgh, che affaccia su una spiaggia infinita con un imponente castello a picco sul mare contornato dalla classica natura britannica. Un spot sabbioso dalle grandi potenzialità, come confermata da alcuni ragazzi del posto e dai loro video.
Il turismo mainstream ci induce a scegliere le solite mete convenzionali ma per chi cercasse di più, per chi volesse sperimentare cosa significa surfare in un ambiente totalmente diverso dall’immaginario collettivo, consigliamo questa meravigliosa terra che è riuscita a farci prendere coscienza di un nuovo modo di viaggiare a caccia di onde.