di Felice Alessandro Citterio e Francesca Stabile
Dopo una lunga estate di piatta è facile cadere negli abissi più profondi quando sotto un ombrellone, immerso nella noia e sofferenza, l’immaginazione srotola onde perfette davanti ai tuoi occhi. Finché un bel giorno nella lettura di mezzanotte delle previsioni appare un bel metro e mezzo a 10 giorni di distanza. Da quel momento è pura ansia da abbandono, dove la paura che la swell svanisca nel nulla è più forte della sofferenza da piatta. A 10 giorni di distanza per i più ottimisti la probabilità di surfare è intorno al 5%, circa la stessa di uscire dall’acqua non prima di mezz’ora dopo aver detto “prendo l’ultima”. Dopo la notte insonne arriva finalmente la swell e da qui parte il check compulsivo. Un veloce check nel primo spot dove le piccole onde che srotolano non convincono del tutto. Proseguiamo verso nord. Arriviamo nel punto più esposto alla swell dove però le onde ancora rompono a riva sulle rocce. Iniziamo a fremere, c’è fame di onde, onde buone. Nico si trasforma rapidamente in un centralinista, ha occhi e orecchie ovunque, da Ventimiglia fino allo stretto di Messina, tra un “forse si regolarizza” e un “magari monta un po’”.
Tra uno scatto e l’altro Nico mi racconta della difficoltà che ha nel respirare per via di un colpo preso nel fianco dal longboard qualche giorno prima, pensa di avere una costola rotta. Francesca e Nicola prendono qualche bella onda tra un closeout e l’altro in una risacca con fondale roccioso, surfando tavole non adatte alle condizioni: una 9’1 e una 9’5. Chi avesse mai provato un longboard in uno shorebreak si rende conto della sensazione tipo Mike Tyson che ti insegue per usarti come sacco da boxe. Francesca non potendo ballare sulla tavola come sua abitudine, corre a prendere il bodyboard con cui, chiusone dopo chiusone, riesce ad aver una bella visione ed uscire pure da un tubetto. Nicola invece quando si è stufato di fare dei drop kamikaze si dà alla colazione per riprendere fiato dal suo masochismo surfistico. Nel tardo pomeriggio Nico ci avverte che il primo spot che eravamo andati a guardare quella mattina sta funzionando.
Arrivati a destinazione, un mezzo metro di onde glassy srotola e un tramonto mozzafiato inquadra la scena, così finalmente riesco ad immortalare qualche “punta” nella condivisione di onde e risate tra amici. Nicola dimostra anche in questa occasione il suo amore per il surf perché ogni bracciata che affonda per tornare in lineup è un coltello nel fianco. L’indomani l’arrivo del referto conferma la frattura, ma nemmeno questo ferma Nico dal check mattutino. Probabilmente per preghiera del suo medico curante, lo spot tanto desiderato con 2 metri abbondanti di swell non lavora a dovere e non concede a Nico di buttarsi in long in un’onda pericolosa e tecnica come poche conosciute in Europa. Si dice che Nicola per amore del surf sia stato avvistato a godersi una solo session in un secret spot al tramonto, ma questo rimarrà un mistero.
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