Storia
L’onda di Banzai a Santa Marinella è la Trestles italiana, casa di almeno quattro generazioni di surfisti romani e spot più frequentato del nostro paese. I primi racconti di persone in acqua a Banzai sono datate intorno al 1983-1984. Giorgio Pietrangeli, pioniere del surf italiano nonché primo local di Banzai (si è auto definito tale e sconsigliamo di contraddirlo), narra una storia leggendaria:
“Nel 1983 insieme a Valerio Castellano stavamo tornando da Ansedonia. Tornavamo a mani vuote, era stata una giornata di m****, infatti a lui superata Civitavecchia scappava veramente la cacca. Ma non scherzo eh, aveva un bisogno impellente. Ci fermammo per caso nella zona affianco all’Hotel Portofina (in corrispondenza di Banzai sinistro, ndr), all’epoca lì c’era una specie di discarica a cielo aperto. In attesa che tornasse mi metto a guardare il mare e vedo una piccola sinistrina, ci sarà stato mezzo metro. La misura dell’onda cresceva a vista d’occhio, quindi sono corso alla cabina telefonica più vicina per chiamare un amico, Massimo Navarro. Fu la prima surfata di sempre a Banzai. Decidemmo di chiamare lo spot così perché nei video del tempo l’onda più presente era Pipeline, Banzai Pipeline. Anche il nostro Banzai era una sinistra che rompeva sugli scogli, ecco perché”.
Giorgio durante la tappa romana del Generazioni Tour ci spiegava anche che per molti anni nello spot di Banzai a Santa Marinella convivevano le comunità di Ostia, Fiumicino e Roma, città in cui ha sempre vissuto Pietrangeli. Un’altra parte importante della storia di questo luogo mitologico si lega a quella degli Ostia Locals, un gruppo di surfisti ovviamente uniti dall’appartenenza alla città litoranea e dal simbolo dell’ancora, tatuata sul corpo affianco alla scritta Ostia Locals. La particolarità degli avventori più caratteristici di Banzai, i cosiddetti “antichi”, è che tutti portano dei soprannomi che sembrano tratti da Romanzo Criminale o Suburra. Senza fare torto nessuno, ve ne riporto alcuni tra i miei preferiti: “Er lungo”, “Er camion”, “Er domanda”, “Er pavone”, “Er pommidoro” e la lista potrebbe andare avanti all’infinito.
Infine se parliamo della storia di Banzai non si può fare a meno di nominare Roby D’Amico. Io e Roby abbiamo la stessa età, siamo entrambi del 1993. Ricordo che a lui fu concesso di entrare in quello spot quando era ancora un bambino, perché già nei primi 2000 si intuiva il talento. Tra noi ragazzini si parlava di quel fatto come un’investitura, un rito di passaggio riservato soltanto ad un predestinato come Roby. Banzai è anche questo, un luogo distaccato dalla realtà dove vige la legge del surf.
Descrizione
A giudicare da quante onde convivono nel raggio di pochi chilometri di Aurelia, la costa di Santa Marinella potrebbe esser stata disegnata dalla mano di un surfista illuminato. Banzai è soprattutto noto per la destra, un’onda lunga 150/200 metri nelle sue buone giornate. Un’onda divertentissima da surfare, che ti aspetta ma va saputa leggere. La forma vista da fuori sembra sempre world class, però l’onda in realtà non ha sempre una spinta costante lungo tutta la sua corsa e questo limita le possibilità di incidere. Esistono tre picchi, tre zone in cui si addensano le persone, e qualche zona grigia abitata da chi si preferisca la quantità alla qualità e si mette sotto a fare la legna. La sezione migliore, più ripida e potente, è a metà tra il secondo ed il terzo picco. La destra di Banzai si attiva con mareggiate sotto il metro e regge fino ad essere solid overhead. Il vento di traverso o da mare non rappresenta un problema, il fondale roccioso mantiene la forma dell’onda pressoché inalterata.
Banzai è anche una sinistra. Come diceva Giorgio Pietrangeli in apertura, per paradosso è stata scoperta prima la sinistra che la destra. Personalmente non ho dubbi sul fatto che la destra sia nettamente superiore alla sinistra. La destra è il vero Banzai, ma esiste una folta schiera di sostenitori del partito di sinistra. Longboarder soprattutto, che se la godono indisturbati nelle giornate di mare da sud, ma anche qualche tavolettaro goofy che è rimasto folgorato dalla lunghezza impressionate che quell’onda riesce a raggiungere nelle sue giornate di gloria. Se non ti rompe davanti, una volta eseguito il take-off dal picco affianco al primo picco della destra, la sinistra è dritta e veloce, il paradiso per un goofy che può continuamente attaccare il lip. Uno dei migliori a farlo è Niccolò Amorotti, non a caso intervistato per la rubrica No Sponsor.
Pericoli & Localismo
Il fondale di Banzai a Santa Marinella come detto è roccioso, un reef fatto di massi rotondi e levigati. L’insidia maggiore è rappresentata dai denti di cane, che anche se somigliano a delle cozze sono tecnicamente dei crostacei e non molluschi. Al di là della dissertazione scientifica, i vostri piedi ne risentiranno al momento dell’entrata in mare tramite il canaletto sulla sinistra dello spot. L’acqua può essere bassa in corrispondenza dell’ultima sezione della destra, ma niente di preoccupante se si ha il livello richiesto. Alt, a proposito: per favore non entrate a Banzai se non siete in grado di muovervi in una lineup con almeno 40 persone, eseguire un take-off pulito e controllare la tavola perfettamente ad alte velocità. Entrare in mare impreparati non porterà a nulla di buono, né per voi né per i locals che sì, a Banzai gestiscono il traffico con una certa autorità. Negli ultimi anni la situazione si è leggermente calmata, ma in casi eccezionali si vedono ancora episodi di allontanamento dall’acqua, urla e litigi che per fortuna superano di rado il limite.
L’onda più competitiva e performante di Santa Marinella comunque non è per tutti, perfino surfisti con esperienza decennale hanno deciso recentemente di non entrare più lì perché reputano che l’affollamento sia diventato ingestibile. Il maggior pericolo è rappresentato in effetti dalla quantità eccessiva di persone che prendono posto sulla linea dell’onda, intralciando la surfata di chi magari decide di aspettare la bomba e partire da fuori. A chiunque frequenti assiduamente Banzai sarà capitato almeno una volta di sprecare un set per fare lo slalom speciale tra le teste dei presenti. Per darvi un’idea concreta della situazione, nel parcheggio di Banzai a Santa Marinella possono posteggiare ad occhio 35/40 macchine: nei giorni in cui dalle previsioni si evince che sarà sicuramente buono, il parcheggio si riempie ancora prima che il sole sorga. I surfisti più temerari e mattinieri si cambiano al buio, indossando la muta nell’oscurità. Per camminare scalzi sui ciottoli gelidi alle prime luci del giorno ci vogliono dei piedi da fachiro. I calzari? Naah, non me ne parlate nemmeno, quei calzini gommosi sono per i deboli di spirito. Surfare la prima onda del giorno a Banzai comunque per i soliti imperterriti della pattuglia dell’alba non ha prezzo.