Come siamo arrivati al punto in cui non può più esistere viaggio di surf senza un van camperizzato? Dove ha origine questa massificazione della #vanlife? Me lo chiedo da qualche tempo ormai e finalmente ho trovato il tempo di dedicargli un’oretta di studio e ricerche. Se pure voi siete appassionati dell’influ-trend che ha monopolizzato i feed Instagram degli ultimi anni, seguitemi in questo breve viaggio.
Premetto che nell’affrontare la questione mi sono sempre posto dalla parte di chi genuinamente sceglieva le vacanze in van o camper prima che diventasse una cosa figa. Sicuramente comoda e piacevole, ma fondamentalmente figa. Se fossi uno degli OG della vita da camperista sarei molto arrabbiato e geloso di quanto accaduto recentemente. È un po’ come col surf, la battaglia delle battaglie tra chi c’è sempre stato e chi invece arriva dopo appropriandosi di un qualcosa che prima era per pochi.
I numeri della vanlife
In Italia la cultura camperista non ha mai preso piede quanto nei paesi nordeuropei. Secondo l’ultima statistica Eurostat disponibile e citata nel Report sul Turismo in Libertà, il 9.7% dei turisti in viaggio in Europa nel 2017 ha alloggiato in campeggio o aree di sosta per caravan, camper e tende. Il 9.7% dei turisti in viaggio in Europa sono 88 milioni di persone. Per avere un’idea dell’impatto sulle singole nazioni, si può guardare al dato del 2018 sulle immatricolazioni degli autocaravan: Italia 6135 (+20.3% sul 2017), Germania 46859 (+15.5% sul 2017), Francia 23873 (+11.9% sul 2017), Svezia 7218 e via dicendo. La Spagna ha numeri simili ma inferiori, la Svezia simili e maggiori ma ricordate di rapportare la quantità dei camper agli abitanti del paese. In generale la curva di crescita va dritto verso l’alto, in Italia come all’estero, e le statistiche appena riportate fanno riferimento ai tempi pre-pandemia.
Messo giù qualche dato, che non guasta mai, rimane un importante distinguo da fare per evitare che i vanlifers mi saltino al collo: un camper non è un van, perché il van semplificando non è un veicolo progettato ad uso abitativo. I van vengono adattati e “camperizzati” appunto, un processo fighissimo e davvero soddisfacente da guardare che spesso viene documentato dai vari influencer. Come hanno fatto anche all’inizio del viaggio Lost Track Atlantic due surfisti-esploratori a noi cari, Torren Martyn e Ishka Falkwell.
Non esiste un censimento nazionale sui van camperizzati per essere adibiti ad uso abitativo. Un altro elemento che accomuna la vita da van alla vita da surfista. Una combo perfetta che influencer e nomadi digitali hanno spesso cavalcato per ispirare il proprio pubblico, arrivando a creare questo nuovo desiderio della vita outdoor. È (quasi) tutto vero e sensato, ma noioso, banalizzato da questo abuso di superlativi e pensieri profondi. A me annoia quando un qualcosa di anche puro, funzionale e conveniente diventa di tutti e viene stereotipato fino a perdere il suo significato originale.
Il surf van secondo chi ne fa
Per andare in fondo alla questione mi sono messo in contatto con C-Lover Van Solutions, azienda attiva dal 2011 e leader nel panorama italiano. Mi sono riferito a loro perché in passato su YouTube mi suggerì il video sul making of dell’Astrovan, il mezzo di Nick Pescetto assemblato proprio da C-Lover a Vicenza. Paolo è stato molto gentile a chiarirmi la situazione: “Il mercato è cambiato molto in questi anni e noi ci siamo evoluti di conseguenza. Siamo partiti customizzando di tutto e per tutti, ancora lo facciamo in realtà, è un’esigenza più che altro dei giovani alla prima esperienza col van. Adesso siamo specializzati sui furgoni Volkswagen che vendiamo ad una clientela di età più avanzata, con maggiori capacità di spesa”. Rimane il filo comune della passione per gli sport di mare e di montagna: “Sì è chiaro che se compri un van lo fai comunque per il desiderio di goderti ogni momento della vita outdoor, per questo non c’è differenza di età”. Mi interessa sapere quante delle persone che si rivolgono a C-Lover abbiano l’idea di andare a surfare col van: “Noi anche per un motivo geografico veniamo più dal mondo della montagna, con l’arrampicata regina, e della bici. Posso dirti però che tutti i clienti che ho avuto a Roma compravano uno dei nostri furgoni per andare a fare surf”. Un allestimento pre-configurato su furgone Volkswagen costa all’incirca 25.000/30.000€, a cui si aggiunge il costo del mezzo in sé. “In realtà facciamo ancora dei lavori di camperizzazione che partono da pochi migliaia di euro”, precisa Paolo.
“Un surf van con Airbnb non ha più molto senso”
Mi scrollo di dosso l’aura da brontolone per ragionare lucidamente sui vantaggi e gli svantaggi dell’avere un van come mezzo unico per un surftrip. Ho chiesto anche l’aiuto da casa, interpellandovi via Instagram.
PRO: È versatile, adattabile a specifiche esigenze. È tutto-in-uno. È ideale per fare la vita degli appassionati di sport estremi, inseguendo mareggiate e neve fresca senza programmi. Dalla community aggiungono che è fantastico andare a dormire e svegliarsi davanti allo spot, non esiste un maggior senso di libertà e contatto con la natura.
CONTRO: È totalizzante: se lo compri fai solo quello, anche perché per rientrare dell’investimento ci vorrà un po’. È di moda, quindi costa di più. Dalla community aggiungono che non hai un bagno, fa freddo, soffri l’umidità, c’è il rischio di furti, è costoso.
Confrontandomi con persone che il surf in Italia l’hanno vissuto negli anni ’90, nell’era pre internet, mi sono accorto che a quei tempi il van poteva essere davvero l’unica soluzione: “Mica esisteva Airbnb o Booking! Se volevi dormire nei pressi dello spot fuori stagione ed in zone poco abitate tipo della Sardegna o del sud Italia, potevi soltanto arrangiarti dormendo in macchina. Io avevo una jeep grande, buttando giù i sedili dietro creavo lo spazio per un materassino gonfiabile”. Allora sì…ma adesso? Un vezzo da poser o reale necessità? Un ragazzo che ci segue, Lorenzo, ha sintetizzato perfettamente il problema: ci si è dimenticati che il van è un mezzo per viaggiare, non il motivo per farlo.
In fondo dico che sarebbe da provare. Faremo un Tuttologic Surf Van forse, un giorno. Così anche noi potremo fare le storie #vanlife con un pranzetto healthy cucinato su un fornelletto da campo con vista onde.
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