Alle 8.11 puntuale con la prima luce il muezzin di Imsouane lancerà anche oggi la ṣalāt al-fajr, la preghiera del mattino. Dal 17 Gennaio nel piccolo villaggio di pescatori tanto caro ai surfisti di tutto il mondo alle preghiere si è unito il clangore di ruspe e martelli, che con l’autorizzazione del governo marocchino stanno distruggendo la parte più antica della cittadina per fare spazio ad una schiera di alberghi di lusso.
Il processo di demolizione è cominciato nell’area di fronte allo spot de La Cathedrale, sul lato nord di Imsouane, oltre la punta della baia dove srotola una delle onde destre più lunghe del mondo. Alcune delle costruzioni rurali con vista mare a La Cathedrale erano state costruite oltre 80 anni fa dai pescatori locali. Chi è stato ad Imsouane sa che quelle casette incastonate nella scogliera erano parte integrante del paesaggio, uno scorcio tipico del luogo. Quello scorcio dove tantissimi turisti surfisti hanno scattato delle foto non esiste più, ridotto ad un cumulo di macerie.
Il governo marocchino ha fatto sapere agli abitanti delle case demolite che non avevano più il diritto di stare lì. Sembrerebbe infatti, stando a quanto abbiamo appreso comunicando con dei surfisti locali, che il governo abbia fatto leva sul mancato pagamento delle tasse dovute per l’affitto delle abitazioni ai turisti. 24 ore di tempo per fare le valigie e lasciare la propria casa: nessun atto di notifica ufficiale, solo una richiesta verbale. Gli effetti personali di questa gente buttata fuori da un giorno all’altro ora sono abbandonati per strada. Nessuno al momento gli ha detto dove andare, né ha proposto un’alternativa.
L’indicazione piovuta dall’alto è che tutte le costruzioni con vista mare devono sparire. I demolitori si sono già presi il lato nord di Imsouane, ma nessuno ancora sa se la marcia distruttiva procederà fino alla scogliera rivolta a sud, disseminata di ristoranti e piccole attività locali, che è il cuore della baia. Quegli appezzamenti di terreno vista mare fanno gola a chi sostanzialmente li ha comprati per costruire strutture ricettive più moderne e confortevoli, il nuovo che verrà. Un rinnovamento non richiesto, ingiusto e perfino poco lungimirante, che spazza via le radici culturali e la natura caratteristica di un luogo scelto da turisti che lo amavano anche per via dell’ambiente caotico e pittoresco. In Marocco la vita continua a scorrere lenta da migliaia di anni ma comunque inshallah andrà tutto bene.
In precedenza su queste pagine avevamo sollevato il problema della gentrificazione del Marocco, degli effetti (sia positivi che negativi) avuti dal turismo del surf sulla nazione. A Taghazout, capitale del surf nordafricano, i segni di questo cambiamento sono evidenti. Tifnit, villaggio di pescatori a sud di Agadir, ha avuto una sorte peggiore, simile a quella di Imsouane. Perché Tifnit come Imsouane affaccia su un’onda di qualità che rompe tutto l’anno, garantendo un flusso costante di turisti del surf. Le onde sono risorse naturali preziosissime, una fonte di business su cui sempre più gruppi immobiliari e catene alberghiere vorranno speculare. Lo stato delle Maldive è stato un precursore in questo: nell’arcipelago dell’Oceano Indiano le onde sono in vendita da anni. Qui però, a differenza che su un atollo sperduto, prima ancora del surf c’erano i pescatori. Intere famiglie di persone che continuavano in certi casi a condurre una vita umile, sfrattate con 24 ore di preavviso.
Siamo in contatto con Hbekaa Rais, surfista e istruttore locale, che ringraziamo anche per aver condiviso con noi le immagini della demolizione di Imsouane. Esiste una petizione su Change.org che ha raccolto già raccolto 20.000 firme per fermare la demolizione di Imsouane. Forse è tardi, ma il governo sapeva: 24 ore di preavviso non avrebbero lasciato il tempo a nessuno di imbastire un caso mediatico internazionale sufficiente a rallentare il progetto. Vedrete comunque che il supporto alla popolazione locale sarà potente e trasversale, perché come noi tanti altri ragazzi provenienti da tutto il mondo hanno lasciato ad Imsouane un pezzo di cuore. Dovremmo poi chiederci se non si sia arrivati a tanto anche per colpa nostra. Ma di questo parleremo più avanti, a mente fredda. Oggi siamo troppo avviliti nel constatare che l’Imsouane che abbiamo conosciuto rimarrà custodita negli archivi Instagram dei nostri profili.
AGGIORNAMENTO SULLA DEMOLIZIONE DI IMSOUANE: IL PIANO DI RIQUALIFICA
Grazie ad una fonte che da anni vive e lavora ad Imsouane, una persona non marocchina con un’attività ricettiva nel paesino di mare, siamo stati indirizzati verso il sito dell’Agence Urbaine de Agadir, una sorta di portale del governo regionale. Un sito (interamente in francese, ça va sans dire) in cui è facile perdersi, molto simile a quelli dei pubblici uffici italiani. In una sezione chiamata “Géoportail” possiamo navigare la mappa della prefettura di Agadir fino a spingerci a nord, in corrispondenza della punta che segna l’inizio della baia magica di Imsouane.
Ogni area di Imsouane indicata sulla mappa con un particolare colore avrà una destinazione già decisa dal governo della prefettura di Agadir. Il nuovo piano prevede che dove fino a poche ore fa sorgevano le casette rurali verrà costruita una strada panoramica, come un lungomare. Tutta la macchina azzurra invece, la più consistente, sarà destinata alle nuove strutture ricettive. Gli alberghi per intenderci saranno edificati dove adesso c’è il camping: da lì in poi, verso i campi, si insedieranno i temuti “palazzoni”. Purtroppo non conosciamo eventuali vincoli del nuovo sviluppo edilizio. Possiamo soltanto augurarci che siano costruzioni basse ed inserite con un criterio nello splendido ambiente naturale circostante.
Anche nel pezzettino di terra in arancione, che racchiude sostanzialmente l’area del porto, sono previsti degli interventi di ammodernamento. Di nuovo: difficile prevedere quanta cura e rispetto delle costruzioni originali avrà la prefettura di Agadir, ma perdere il fascino del porto di Imsouane (e anche il tipico tanfo di pesce, sì) sarebbe un peccato imperdonabile.
Confermiamo invece quanto ipotizzato nelle ore immediatamente successive all’inizio delle demolizioni, cioè che le case abbattute a La Cathedrale erano lì illegalmente perché in Marocco come in Italia, in teoria non si potrebbe costruire così a ridosso del mare. Quella striscia di terra è di proprietà del demanio. “Tutti lo sapevano”, ammette dispiaciuta la nostra fonte anonima. Tutti lo sapevano ma speravano che questo girono non sarebbe mai arrivato. Condanniamo comunque le modalità di sfratto e la mancanza di un’alternativa pronta per le persone cacciate di casa con 24 ore di preavviso. Un atto di forza che si poteva forse evitare.