Nel 2004 Gemello rappava questa strofa: surfing with Lorenzo when comes the temporale. Un mini estratto di Stolen Car, una delle tracce di “In the panchine”, l’album del Truce Klan che ha segnato un’era. Non sapevo di questa citazione surfistica. Me l’ha detto durante il podcast, Andrea Ambrogio, che è talmente una persona easy che ti viene subito da chiamarlo Gemello, pure se è la prima volta che ci parli e vorresti proporgli un’intervista in maniera professionale.
Nonostante sia di Roma, ascolti principalmente rap, hip-hop e trap e sia cresciuto negli anni del Truce Klan, non sapevo che Gemello (nato nell’84) facesse surf come me da quando era bambino: “Quando ho iniziato io te dicevano ancora: n’dannate, non ce so le onde, mica stamo in America. La buonanima di mio padre mi portava ogni tanto al mare, ma principalmente surfavo nei viaggi. Portavo la tavola ovunque ed infatti mi è capitato di surfare in posti assurdi, tipo a Chiaia di Luna a Ponza”.
Hai capito Er Gem, non ostenta ma ne ha di cultura surfistica, eccome. La chiacchierata prende quota e vengono fuori racconti in cui se sei cresciuto con la tavola sottobraccio viene facile riconoscersi: “Occhilupo era il mio mito ma ai tempi il surf non lo vedevi da tutte le parti come oggi, che c’è internet. A volte te facevano vede qualcosa tipo su Telemontecarlo, in quelle fasce orarie assurde alle 5 di mattina. Belle cose epiche”.
Nel prepararmi a questa chiacchierata ho ragionato a lungo sui parallelismo che trovo tra la scena del surf e quella musicale, in particolare del rap. Entrambi gli ambienti si reggono nel profondo su atteggiamenti machisti, creando un clima da legge del più forte. Il Truce Klan era un collettivo di artisti che cantavano del loro legame con Roma, di uno stile di vita fortemente condizionato dalla città che tutt’ora gli unisce. Ma Gemello mi interrompe, troncando il mio volo pindarico: “Sì chiaramente eravamo accomunati dalla musica, dai film, dallo skate ma non era una gang di zona tipo GTA. Era un po’ meno. Ci piaceva sta insieme…tipo quelli col long, che stanno lì a celebrà sulla lineup”.
E vabbè allora parliamo di localismo, senza ganci al rap game. La somma degli argomenti Roma, surf e localismo è uguale a Banzai: su questo siamo d’accordo. Mi metto in ascolto: “Se penso che per me da ragazzino le prime volte il problema erano i ricci sotto ai piedi mi viene da ridere. Adesso è uno stress, a volte mi rompo le palle. Quando vado a Banzai sono sempre molto zen ed anche se prendo 3 onde fatte bene sono felice”. Sarà forse l’atteggiamento zen a far vedere tutto più chiaramente, ma la lettura della situazione di Gemello è da presentare come esempio nelle scuole surf: “Io sono 20 anni che faccio surf e non sono Jerry Lopez, ma so di base che quelli stanno lì da una vita e io non ci sto mai quando entro sto in punta dei piedi. È un’attitudine che ti paga perché poi capita spesso che mi lascino prendere le onde quando vedono che annaspo”.
Seguono fasi del podcast in cui si spazia dall’arte – Gemello fa quadri sempre più apprezzati e per questo a giugno esporrà all’Art Basel di Miami (“magari tiro lungo per il Costa Rica”) – all’industria della musica, dove come nel surf dominato da Kelly Slater i veterani continuano a stare al top “perché alla fine la gente se stufa de ascoltà quella roba un po’ rimbalzina”. Rimbalzina: bellissimo.