di Anna Sagnella e Leonardo Franceschini
Un pò di tempo fa affrontando il discorso dell’inquinamento del mare, Leonardo mi ha parlato delle cere che normalmente voi surfisti utilizzate per grippare meglio sulla tavola. Essendo una chimica, sono andata immediatamente a documentarmi sulla loro composizione notando che in prevalenza si tratta di cere a base di paraffina, una sostanza di origine petrolifera.
Da dove vengono le cere e come distinguerle
L’appellativo cera deriva dalla sostanza naturale prodotta dalle api. Con il tempo il termine è stato esteso a tutte le sostanze solide o liquide costituite da esteri di acidi grassi ed alcoli a lunga catena, ossia sostanze estremamente grasse che per le loro proprietà idrorepellenti sono impiegate in diversi settori merceologici. Le cere si distinguono innanzitutto in base alla loro origine sintetica o naturale. Se naturali, le cere possono derivare da sostanze animali, vegetali o minerali/fossili. La cera naturale per eccellenza è quella prodotta appunto dalle api che si presenta in commercio in forma solida, di colore giallo (il suo stato originale) o bianco (decolorata) e trova largo impiego in diversi settori che vanno dal farmaceutico/cosmetico ai prodotti per il trattamento del legno. Le cere di origine vegetale sono invece estratte in genere dalle foglie o altre parti della pianta a seconda della specie.
Le cere naturali di origine fossile possono essere di tipo minerale o derivare dal petrolio, come la paraffina. Ad oggi circa il 90% delle cere impiegate industrialmente hanno origine petrolifera, ossia sono prodotte dai processi di lubrificazione del petrolio. Il vantaggio delle cere di origine petrolifera è l’alta versatilità abbinata alla bassa reattività: essendo così stabili, le cere di origine petrolifera trovano impiego in molteplici settori. Primo fra tutti il business delle candele, che da solo riesce a coprire circa il 50% del mercato globale. Altre applicazioni degne di nota si hanno nell’industria della carta e del legno, nel food packaging, nel settore farmaceutico e cosmetico, nella produzione di adesivi, plasticizzanti, lubrificanti e nella fabbricazione delle cere per il surf e lo sci.
I panetti di cera per il surf e per lo sci sono prevalentemente a base di paraffina ed altri composti petroliferi, detti anche petrolati. La motivazione sta nel fatto che l’industria dispone di una grande varietà di questi composti che presentano diverse proprietà chimico-fisico e possono essere miscelate tra di loro fino ad ottenere prodotti specifici allo scopo e altamente performanti. Quindi dal punto di vista produttivo, le paraffine offrono sicuramente una maggiore versatilità ed anche un costo minore, a discapito però dell’ambiente.
Perché le paraffine hanno un impatto ambientale negativo?
Esistono due problemi concorrenti:
- L’elevata emissione di anidride carbonica durante le fasi produttive.
- La scarsa degradazione di queste sostanze che tendono a restare nell’ambiente per molti anni, soprattutto in mare, andando a compromettere i normali processi biologici degli organismi viventi.
La storia di Luigi e Caerenova
Proprio mentre mi dedicavo ad approfondire la questione ambientale, siamo stati contattati tramite Instagram da Luigi di Caerenova, che produce wax per il surf assolutamente prive di paraffina e a base di cera naturale prodotta dalle api. In una chiacchierata avvenuta dopo l’estate Luigi ci ha raccontato la sua storia e della sua volontà di rendere un prodotto essenziale al surf più sostenibile per l’ambiente.
Ha partecipato anche Leo, con cui Luigi si è subito voluto spiegare da surfista a surfista: “Hai presente quando la cera sulla tavola diventa scura e sporca, assume quel colore giallastro (mutuato dal colore dell’acqua, ndr) o tendente al grigio (trasmesso dal neoprene della muta, ndr) e quindi si decide finalmente di cambiarla? Ecco la parte che elimini col pettinino o con qualche prodotto solvente apposito venduto dai surfshop andrebbe smaltita come un rifiuto speciale. So che ti sembrerà impossibile, che nessuno lo farebbe mai, ma quegli scarti di paraffina equivalgono come rischio e pericolosità ambientale all’olio che tiri fuori da un motore esausto”.
Luigi, un grande appassionato di surf nonché amante del mare e della natura, si definisce un alchimista. Ha iniziato a produrre in maniera autonoma e da autodidatta le prime ecocere per il surf mentre era in Sri Lanka. La sua formula è a base di cera d’api, un materiale che Luigi conosce bene grazie alla sua esperienza da restauratore, e che ha volutamente scelto per consentire valorizzare ulteriormente il ruolo di equilibratore che l’ape riveste nell’ecosistema in cui viviamo. Dopo una serie di prove e tentativi, Luigi è riuscito ad ottenere composizioni soddisfacenti e che gli hanno permesso di mettere in vendita i primi panetti a base di cera d’api proveniente da produttori locali, oli vegetali e resine naturali. Ritornato in Italia, Luigi ha cercato di realizzare composizioni adatte alle temperature del Mediterraneo, arrivando così a produrre tre diverse ecocere: la base, la warm e la cool. Luigi utilizza cera d’api pura che cerca, a volte anche a fatica, di procurarsi dai produttori locali, a km zero. Quando gli abbiamo chiesto se volesse espandere questo suo business, Luigi ci ha risposto che più che un business, la sua volontà è sensibilizzare le persone a compiere azioni più sostenibili e di salvaguardia della natura.
Rispetto alla funzionalità di un prodotto dallo spiccato carattere artigianale Luigi si è pronunciato riportando feedback entusiastici: “Ovviamente i primi a credere nell’idea sono stati gli amici, surfisti con cui vado al mare da tanti anni. Poi la voce si è diffusa all’interno della community, partendo dal Lazio e chi ha voluto provare Caerenova Eco Surf Wax non è più tornato indietro”. Leo rimane scettico, ha incalzato più volte Luigi sulle performance della paraffina: “Intanto non chiamarla paraffina (ride, ndr), le paraffine sono il demonio – bacchetta Luigi con tono scherzoso -, qui parliamo di ecocere che grippano quanto le tue irrinunciabili paraffine”. Mi è stato spiegato da entrambi che nonostante agli occhi di un profano la scelta della cera o paraffina sembri un dettaglio, ogni surfista ha la sua composizione preferita ed è difficile che sia aperto a sperimentare nuove soluzioni. Per questo ho chiesto a Leo di intervenire sul tema, completando il discorso scientifico con alcune considerazioni più tecniche.
Le ecocere secondo un surfista abitudinario
Ho comprato 5/6 ecocere da Luigi per dare supporto al progetto e perché ero sinceramente curioso di provarle, sarei voluto arrivare a questo punto nella posizione di poter dare un parere spassionato sulla funzionalità di una wax di origine naturale. Purtroppo non sono riuscito perché oltre ad avere avuto poche occasioni, nelle poche situazioni (forse 2) in cui avrei avuto il tempo di pulire una delle mie tavole (avevo individuato nella JS da onde piccole la cavia per il test) e di uscire con un mare piccolo sono stato frenato da una qualche sorta di scetticismo latente. Rimango dubbioso, ma sarei scorretto ad esprimermi. Mi limito a ribadire il fatto che quando si tratta di cambiare abitudini in onore della causa ambientale, mi trovo spesso ad essere pigro. Mea culpa: ci sto lavorando e proverò Caeranova nelle condizioni che ho in mente.
C’è un fatto incontrovertibile però su cui vorrei porre l’accento, è l’appeal del prodotto. Il colore giallo naturale infastidisce il mio occhio allenato a controllare che tutta l’attrezzatura sia maniacalmente in ordine: non concepisco di poter “sporcare” una tavola nuova magari bianca intonsa con una cera gialla di partenza. Sono discorsi assurdi, mi scuso con la maggioranza di chi evidentemente non potrà capirmi. D’altronde per una validissima causa come quella in gioco nella dualità paraffine vs ecocere, si potrebbe soprassedere su “criticità” ben oltre il banale colore giallo nature che intacca l’estetica della tavola nuova. Sono un peccatore ma grazie anche a persone come Anna e Luigi, cerco con i miei tempi di imboccare la via della responsabilità.
Quindi la promessa è ufficializzata difronte a voi lettori: tornerò con una recensione tecnica delle ecocere Caeranova. To be continued.