Sabato 23 Novembre 2024. Sono le 6:30 del mattino, probabilmente le 6:29 perché mi sveglio con la sensazione di esser cosciente già da qualche minuto prima della sveglia. Ho la testa che ripassa della sera prima i compiti da fare nella giornata, come se fosse arrivato il momento di un esame, come se fosse il giorno in cui devi svolgere una missione. Mi alzo di scatto dal letto e mi dirigo verso la doccia. Apro l’acqua, ma quella calda non arriva e mentre il tempo scorre decido se farmela fredda o meno. Mi vesto in un minuto, metto il casco ed esco a bordo del mio Zip 50, con il vento gelido che mi entra dal collo. Forse la doccia era meno fredda alla fine, e quel romantico gioco di sguardi tra me e l’alba viene intercettato dal mondo mentre si sveglia. Arrivo a destinazione, parcheggio il motorino e realizzo, sentendo il rumore delle onde in lontananza, che quel giorno che aspettavo da tanto è arrivato.
Potrebbe essere l’inizio di una mattinata di surf indimenticabile, di un surftrip o di una missione in capo al mondo per trovare l’onda della vita. Spoiler: non ho surfato. Ebbene sì, era arrivato quel giorno in cui per una volta sarei rimasto spettatore di uno show incredibile. Dopo mesi di attesa e duro lavoro sperando che i pianeti, le maree e il meteo si allineassero, era giunto il momento di dare vita a un evento che sognavamo da tempo. “Endless Summer Festival”: è questo il titolo che abbiamo dato a Sabato 23 novembre 2024. Avete ragione a pensare: “Ma dove sta l’estate senza fine a novembre a Recco?”. E infatti l’Endless Summer era poco nell’aria, ma tanto nel cuore delle persone che hanno scaldato la cittadina ligure durante quella giornata di sole, onde e tramontana. Ma adesso basta con questo preludio emotivo: voglio raccontarvi cosa è successo veramente.
L’Endless Summer era dentro di noi
Le campane della chiesa suonavano le 11 mentre una schiera di 20 surfisti in maschera ascoltavano le parole di Alessandro Pontremoli, speaker e co-founder di Gelov. A chi tra di voi conserva l’edizione numero 1 di AQVA Magazine, il nome “Gelov” dovrebbe risultare familiare. Siamo un collettivo di amici sognatori, uniti dalla passione per gli sport estremi. Il surf è la nostra filosofia, lo skateboard il nostro mezzo di trasporto, l’arrampicata la via per toccare il cielo, il mare e la montagna la nostra casa. Il nostro fine ultimo è dare gli occhi con cui guardiamo Genova a chi la reputa retrograda e spenta, rivalutando gli spazi urbani e valorizzando gli ambienti naturali attraverso l’intrattenimento e gli sport di cui siamo cultori. Questo avviene grazie anche alla collaborazione di realtà come Blackwave, scuola già nota ai lettori di Tuttologic Surf, che ci ha supportati per realizzare il nostro primo evento di surf proprio in occasione dell’Endless Summer Festival.
Il surf contest aveva poche e semplici regole. La prima: per i partecipanti l’obbligo di arrivare in muta ma travestiti. L’outfit era infatti tra i criteri di valutazione della giuria, e più che la follia del travestimento siamo andati a ricercare la sintonia tra il surfista e il personaggio. C’è chi di questo ne ha fatto la sua forza durante il contest: Icaro Nardi, famigerato skater italiano, con tanto di casco protettivo e guantoni da box è entrato in mare e ha iniziato a prendere a pugni le onde. Non a caso, alla premiazione gli abbiamo assegnato il titolo di ‘The Craziest’. E questo è solo un assaggio di quello che è successo.
La seconda regola invece stabiliva che in lineup tutto era permesso: droppare, tirarsi il leash, rubare la tavola dell’altro sull’onda e chi più ne ha più ne metta. Un highlight molto simpatico a riguardo è stata la geniale idea di mettere in finale un disturbatore, che mettesse ancora più in difficoltà i partecipanti. La terza e ultima condizione (più che regola) ha obbligato i surfisti in maschera ad abbandonare le amate tavole a casa per lasciare tutto in mano alla sorte. Ogni heat infatti, sulla base di 4 softboard messi a disposizione da noi, vedeva i partecipanti pescare a turno una pinna sulla quale c’era un numero da 1 a 4 corrispondente a una determinata tavola. In sintesi, è stato un contest di softboard travestiti, ma spiegarvi tutto il concept mi è servito per una riflessione che affronteremo a breve assieme.
Dalla community per la community
Surf contest a parte, di cui vedrete i punti salienti in un bel video recap prossimamente, l’evento è stato un successo. Chi capitava per una passeggiata sul lungomare di Recco si è ritrovato ad aggiungersi come spettatore a un pubblico già colmo di amici e surfisti liguri e non. La musica ha dato quel tocco magico per incidere ancora meglio le vibes di divertimento e condivisione che volevamo trasmettere, assieme a birre e piacevoli chiacchiere. Le onde hanno retto dal mattino presto al tramonto, e dall’inizio alla fine i partecipanti del contest hanno dimostrato di essere lì per uscire alla fine di ogni heat con il sorriso a 32 denti. Chiunque di loro una volta fuori dall’acqua mi trasmetteva una sensazione di adrenalina mista a gioia, che non so se io abbia mai provato in quelle poche gare di campionato che ho fatto.
Forse il lato rivoluzionario del tutto si nasconde proprio in quello che ho appena detto: riuscire a coinvolgere in un contest fuori dagli schemi persone che non avrebbero mai partecipato ad una gara. L’Endless Summer è stata una competizione pensata per la community e non per chi ambisce a diventare un professionista. Abbiamo nascosto l’agonismo sotto il tappeto del puro divertimento per lasciar esprimere a surfisti di tutti i giorni, come noi, la loro personalità e creatività.
In qualche modo penso che ci possiamo ritenere pionieri nell’aver concepito un contest di questo tipo, quantomeno in Italia, e non vedo l’ora di riproporne altri sulla stessa lunghezza d’onda. Allo stesso tempo, con la speranza di esser stati d’esempio per altre realtà simili alla nostra, spero vivamente che l’Endless Summer Festival apra la strada a una serie di eventi in cui la comunità surfistica italiana si possa rispecchiare e mettere in gioco. Pensate se un giorno si arrivasse a fare un campionato non-professionistico…sarebbe folle vero? Dopotutto, le persone si sono stancate di vedere il professionismo spinto verso cui il surf agonistico sta virando. E con una community sempre più in crescita, c’è bisogno di una nuova narrativa per gettare benzina sul fuoco del vero motore di un movimento globale.