di Nick Pescetto
Se segui minimamente gli sport outdoor, avrai notato l’incremento di donne che praticano le discipline d’azione. Sempre più donne hanno voglia di dire la loro, di provare di che stoffa sono fatte, ma soprattutto di condividere qualcosa di profondo. L’interpretazione femminile di queste esperienze è diversa da quella che solitamente abbiamo noi uomini. Negli ultimi anni il mondo della comunicazione si è evoluto a una velocità inarrestabile. Dieci anni fa i termini social media, content creator e influencer neanche esistevano e oggi, che ci piaccia o no, siamo tutti parte di questo sistema. Tu che stai leggendo questo articolo, stai consumando informazione, sei il target, e tu che condividi un video di un cane che fa skate influenzerai chi ti segue, che siano 5 o 500.000 persone. Questo cambiamento pare essere fuori dal nostro controllo perché ormai chiunque può condividere una foto o un video. La barriera tra avere un’idea e comunicarla è molto più sottile che in passato, se non quasi inesistente. Basta solo uno smartphone, un’app gratuita di editing e possiamo anche dimenticarci di telecamere da migliaia di euro e programmi complicati per la post-produzione. Condividere il proprio pensiero è alla portata di tutti.
Per chi ha qualcosa di forte da voler condividere, un ideale, un pensiero di rivalsa o un’emozione profonda, è finalmente arrivato il momento di mettersi in gioco e le ragazze sembrano averlo capito appieno. Il mio pensiero da teenager amante di sport estremi mi portava ad associare le discipline degli sport outdoor ad un’attitudine maschile, ma mi sbagliavo. Ho cominciato a notarlo quando sui social chiedevo feedback su tematiche più profonde e le risposte, commenti e messaggi che ottenevo dalle ragazze, erano sempre più sinceri, eleganti e genuini rispetto a quelli degli uomini. Quello che leggevo mi faceva riflettere su nuove possibilità e punti di vista.
Mi considero un appassionato di sport outdoor e penso che spingermi ai miei limiti e gestire situazioni di rischio mi faccia imparare molte cose su me stesso. Visto che in passato praticavo Freeride MTB a un livello estremo, so bene cosa ci sia oltre una certa soglia. Ciò mi permette di vivere questa fase del surf, che pratico da amatore, con la giusta grinta per spingermi, ma anche con la consapevolezza di non dover provare niente a nessuno, neanche a me stesso. Quando osservo il mio comportamento e quello degli altri verso il mare, noto che rispecchia molto il nostro modo di essere e lo stato d’animo che ci attraversa in quel momento, e noto anche che l’approccio femminile è contornato da leggerezza, accettazione e umiltà. La tendenza maschile invece è spinta più verso l’aggressività e la performance.
Il rapporto emotivo e meno performante con la natura porta ad un’esperienza più profonda e quando arriviamo al momento di comunicare digitalmente, passa qualcosa di più forte attraverso lo schermo perché vengono trasmessi quei dettagli che rendono l’esperienza del surf surreale, ma che spesso vengono dimenticati e annullati da atteggiamenti di egocentrismo. L’ego oscura l’essenza del surf, mettendo in secondo piano il confronto con la natura. Fateci caso nelle conversazioni post session: quando parlo con un’amica, anche se la session non è stata un granché, sento quasi sempre porre un’enfasi sui colori dell’acqua, del tramonto o delle forme delle rocce, elementi che spesso diamo per scontati. D’altra parte quando parlo con un amico il tema principale diventa la curva che poteva venirgli meglio, la direzione del vento sbagliata o la tavola che era troppo piccola.
La stessa dicotomia si verifica online, sui social, dove è ancora più evidente il divario tra la comunicazione maschile basata sulla performance e la comunicazione femminile improntata sul lifestyle idilliaco, sulle esperienze legate ai viaggi, ai benefici di routine di yoga e meditazione. Così le ragazze riescono a raggiungere una audience più ampia, un bacino d’utenza a volte anche mainstream, facendo gola ai brand che vedono l’opportunità di capitalizzare. Come sempre, la retta via sta nel mezzo. Per cavalcare onde più serie, bisogna rimanere concentrati senza perdersi troppo nella magia di questo mondo incantato. Per arrivare a quello stato di ‘Nirvana surfistico’ invece, non bisogna focalizzarsi troppo su dettagli tecnici e performanti.
Al giorno d’oggi mi definisco sensibile a questo tipo di comunicazione, soprattutto perché in passato non lo sono stato. Ora vedo la differenza nella mia prospettiva verso il mondo. La più grande illuminazione che ho avuto è stata la relazione con Giulia perché quando facevamo sport outdoor o condividevamo esperienze forti, ha illuminato ed esaltato dettagli che io davo per scontati e che non riuscivo a comunicare perché pensavo mi avrebbero reso più vulnerabile e “debole”. Crescere in un ambito strettamente maschile mi ha fatto focalizzare solo su trick, musica punk e pazzie di ogni tipo, senza andare a parlare in modo più umano del perché facevo certe cose.
Uomini che riescono ad andare in profondità ce ne sono, eccome. I più grandi scrittori, poeti, musicisti e artisti di ogni contesto sono riusciti a connettersi con la loro parte femminile (non è una questione di genere, ma di energia e attitudine), liberandosi dalle catene dell’ego per poter dare un tocco di puro amore ed espressione creativa alla loro visione del mondo. Rivolgendomi al mondo del surf mi vengono in mente Dave Rastovich, Rob Machado, Gerry Lopez, Mikey February e Torren Martyn, che infatti distaccandosi dalle gare hanno trovato uno stile unico e personale nelle linee che disegnano sulle onde. In ambito più digital e moderno cito Kale Brock e Nathan Florence, che hanno messo da parte grandi produzioni ed editing esagerati, per raccontare esperienze e dare consigli in modo reale e diretto. Anche il GOAT Kelly Slater a volte sa far trasparire questa sua attitudine più morbida, soprattutto quando si dedica ad iniziative ambientali e di crescita personale.
Nell’ambito Italiano, il nostro Roby D’amico sta mettendo in mostra ormai da anni il suo lato più personale, intimo ed emotivo, e l’approccio funziona. Combinare vlog incentrati su racconti di vita vera e comunicazioni social senza filtri con il surf radicale e il concetto della ricerca di On the Hunt, ha portato Roby ad intrattenere un rapporto solidissimo, di estrema fiducia e rispetto con la community. Credo il grande ostacolo che tutti gli uomini faticano a superare sia quello di potersi mostrare vulnerabili, emotivi e suscettibili alla magia della natura. L’uomo tende a proteggersi con un’armatura di forza e coraggio per nascondere insicurezze. L’ego incatena la possibilità di far sì che l’uomo possa diffondere un messaggio più profondo e toccante. Quelli che ci riescono sanno controllare l’ego, lo dominano e lo usano a proprio favore. Negando di vivere e sentire certe emozioni, è impossibile comunicarle.
Il vantaggio delle donne è che sono la rappresentazione di amore puro e massima creatività. Non è questione di migliore o peggiore, basta riflettere un attimo su chi mette in vita gli essere umani. La loro interpretazione della vita è fatta di accettazione per il dolore, forza creativa e volontà di farsi sentire in un mondo machista. Nell’ambito degli sport outdoor la combinazione di forza fisica e gentilezza emotiva sarà vincente e di grandissima ispirazione: sia per chi parteciperà, sia per chi guaderà e ascolterà.
Mettiamo le cose in chiaro: sono il primo che quando entra in acqua fa di tutto per prendere tante onde. Un’amica qua in Portogallo mi sta chiamando “Ratto delle Sabine”, ma quest’attitudine non è sempre correlata con felicità e tranquillità d’animo. Le volte che accetto le condizioni come sono, non mi stresso per prendere sempre più onde e riesco ad essere paziente, sono le volte che me la passo meglio. E guarda caso l’onda migliore arriva sempre quando non mi sforzo di cercarla.
L’articolo che hai appena letto è stato pubblicato su AQVA Magazine, la rivista cartacea pubblicata annualmente da Tuttologic Surf. Acquista AQVA qui.