“E questo mare
Che non mi fa addormentare
Irrompe nei miei sogni e li frantuma
Come fa con le onde
Mentre la brezza marina accarezza la pelle
L’odore di salsedine mi consuma le ossa
Il mare ci divide
Ancora un’altra volta”
Benvenuti ad un altra puntata dell’Inverno Mediterraneo, Capitolo 4.
La sera prima le aspettative sono sempre alte, si fondono ai sogni. Sappiamo che le delusioni sono sempre dietro l’angolo della scogliera, ma non cediamo mai in fondo alla nostra razionalità. Guardando il meteo di questa breve ma intensa mareggiata, nella mia testa a Levanto avrebbe fatto schifo come al solito. Ormai sono quasi dieci anni che scatto, sarò andato a Levanto più di 50 volte, sempre lo stesso copione. Onde grosse, bellissime da vedere ma quasi impossibili da surfare. Un’eterna attesa del vento di terra, che magari entra o forse farà tardi. Per me Levanto è sempre stata la scelta della disperazione. L’inverno nel Mediterraneo è così: spesso con le onde grosse arrivano vento forte e pioggia e le ore buone per surfare si riducono ad un paio nell’arco di una mareggiata.
È strano il mio rapporto con questo posto. Qui ho fatto la mia prima trasferta, prima di quel giorno non avevo mai visto onde così grandi dal vero. Poi con il tempo, ogni volta che andavo, le onde mi sembravano sempre peggio. Non ho un ricordo di una giornata senza centinaia di turisti al massacro a centrobaia che invadono pericolosamente la line-up rovinando quelle poche onde buone che non sono close-out. Questa volta però, Levanto, non è stata la meta della disperazione. Più che altro era l’unica alternativa valida per surfare tutto il giorno. Potevamo sacrificare una giornata e provare l’ultima ora di luce a Livorno, scelta che si sarebbe rivelata una buona alternativa ma sicuramente una briciola di soddisfazione paragonata alle onde che abbiamo preso in Liguria.
La giornata inizia meglio del solito, le onde sono già surfabili al mattino presto e si dilungano con buona qualità per tutto l’arco della mattinata. Stranamente arriviamo e troviamo parcheggio subito, in pole position. Non ci sono mega van come al solito, non ci sono tedeschi, svizzeri ed olandesi. Siamo sorpresi di non vedere facce conosciute in acqua se non quelle di Lazza e Giovà. La line-up è praticamente tutta toscana, apuana-versiliese per essere precisi, Brando e Gianmarco iniziano a disegnare qualche linea su delle onde di buona misura. È l’ora di pranzo, la prima session è archiviata e da terra si alza un vento forte. Profezia?
Il vento da forma alle onde che continuano a crescere ed iniziano a diventare veramente interessanti. L’unica certezza di Levanto è che comunque vadano le onde, la focaccia e la pizza sono buone, questa volta il panificio in fondo alla scalinata è chiuso. A tutto c’è un prezzo, stavolta ci accontentiamo: fossero sempre così le onde ne faremmo anche a meno. Ritornati sul lungomare quella che era una speranza prende forma nella realtà. Le onde sono belle davvero, il mare si è pulito e le classiche bombe di Levanto questa volta aprono. Faccio fatica a crederci.
Chi viene a surfare a Levanto sa di cosa sto parlando. Non ho mai visto fare così tante manovre in una singola giornata come questo pomeriggio. Brando Giovannoni e Francesco Lazzarini, due dei perni delle giovanili delle fiamme oro e della nazionale italiana danno spettacolo. Un back to back su ogni onda, testa a testa surfano e si divertono. Finalmente su onde di misura. Mi metto nella loro testa, due ragazzini nati e cresciuti in Versilia, con onde che difficilmente superano il metro e mezzo che trovano in Italia una giornata con una misura e una potenza che ricordano quelle di Hossegor.
Che dire, questa volta l’inverno mediterraneo mi ha regalato una bella sorpresa. Una giornata a Levanto, con onde buone e che aprivano, poche persone in mare, il sole. Sicuramente rimarrà nei miei ricordi. “Ti ricordi quella volta che a Levanto ha fatto bello davvero?”