Il 2024 segna un punto di svolta nella storia del longboard: per la prima volta una tappa del campionato mondiale si svolgerà in una piscina artificiale, precisamente ad Abu Dhabi. Un evento senza precedenti che non solo cambia le dinamiche dello sport, ma apre anche discussioni su vari fronti: dalla sostenibilità economica e mediatica dell’evento alle questioni etiche legate ai diritti dei lavoratori nella regione. Questa tappa tra l’altro non sarà l’unica in programma. Ufficialmente non sono ancora state annunciate le date, ma anche il CT di shortboard passerà da qui durante il prossimo tour.
La tecnologia dietro l’onda artificiale
La piscina artificiale di Abu Dhabi utilizza la stessa tecnologia innovativa sviluppata per il Surf Ranch di Lemoore, California, da un team guidato dall’11 volte campione del mondo Kelly Slater. Questo sistema è stato definito ad oggi il migliore da un punto di vista tecnico, anche se è ancora indietro per la sostenibilità dei costi. Rispetto a Wavegarden, American Wave Machine o Endless Surf infatti, per i comuni mortali l’onda di Kelly rimane un sogno irrealizzabile. Con la struttura di Abu Dhabi, l’azienda sembra voler cambiare le carte in tavola e spera di farne un business per tutti. L’opera ingegneristica di Kelly con brevetto di proprietà della WSL, offre ai surfisti condizioni ideali per mettere in mostra tutto il repertorio delle proprie abilità, senza però il fatture imprevedibilità garantito dalle onde dell’oceano, che aggiunge una buona dose di suspense all’azione.
L’introduzione di questo format nel longboard ha però generato dibattiti accesi. I puristi dello sport, legati alla tradizione e all’esperienza naturale delle onde oceaniche, hanno espresso forte disapprovazione. Per loro, il longboard non è solo uno sport ma una filosofia di vita che va di pari passo con la connessione all’ambiente naturale. D’altra parte, sostenitori dell’evoluzione tecnologica, così come gli organizzatori della World Surf League, vedono in questa novità un’opportunità per ampliare il pubblico e modernizzare la disciplina.
I vantaggi economici: una nuova frontiera per il longboard?
Dal punto di vista economico, l’idea di portare il longboard in una piscina con onde artificiali rappresenta una decisione strategica che porta diversi vantaggi:
- Monetizzazione costante: le piscine con onde artificiali consentono un controllo totale sulle condizioni e, di conseguenza, sull’organizzazione dell’evento. Questo significa che le gare possono essere programmate in modo efficiente senza il rischio di essere posticipate o cancellate per mancanza di onde, riducendo i costi e i tempi di produzione. Inoltre, lo streaming e la vendita dei diritti televisivi sono più semplici da gestire, offrendo opportunità di sponsorizzazione e slot pubblicitari concordati.
- Accessibilità globale: la possibilità di organizzare eventi di surf in località che non hanno accesso naturale all’oceano, come Abu Dhabi, apre le porte a nuovi mercati. Questo permette al longboard di raggiungere un pubblico più ampio, specialmente in aree geografiche dove lo sport è meno conosciuto.
- Turismo sportivo: Abu Dhabi è già una destinazione internazionale di primo piano per il turismo di lusso. L’organizzazione di eventi sportivi di alto livello nella città incrementa l’afflusso di turisti e appassionati di surf, incentivando anche gli investimenti nelle infrastrutture locali, nel mercato di nicchia globale e nel supporto economico agli atleti.
Le ombre sull’evento: etica e diritti dei lavoratori negli Emirati Arabi Uniti
Mentre l’espansione del longboard in nuovi mercati e l’uso della tecnologia sono discussi con entusiasmo, è impossibile ignorare un’altra questione centrale: il trattamento dei lavoratori negli Emirati Arabi Uniti, una regione nota per il suo controverso sistema di reclutamento della manodopera straniera.
Gli Emirati, come molte altre nazioni del Golfo, dipendono fortemente dalla forza lavoro migrante, spesso proveniente da paesi come India, Bangladesh, Nepal e Pakistan. Molti lavoratori in questi paesi subiscono condizioni di sfruttamento, vivendo in alloggi sovraffollati, percependo salari bassi e lavorando lunghe ore in condizioni difficili. L’industria del turismo e delle costruzioni, di cui fa parte la creazione di queste infrastrutture per eventi sportivi, è tra i settori che attingono maggiormente a questa manodopera.
L’organizzazione di eventi sportivi di alto profilo in queste aree solleva inevitabilmente questioni etiche (vedi i mondiali di calcio del 2022 in Qatar) . Molti critici accusano i governi locali di violare i diritti umani, e queste accuse gettano un’ombra sugli eventi internazionali che si svolgono negli Emirati. Sebbene vi siano stati progressi negli ultimi anni, come il miglioramento delle condizioni lavorative e la riforma del sistema della kafala (che vincola i lavoratori ai loro datori di lavoro), permangono molte preoccupazioni.
Tra innovazione e business
L’industria sportiva, come altre, si trova spesso di fronte a un bivio tra tradizione e innovazione, tra affari e principi etici. Il longboard, una volta disciplina sovrana del surf, negli ultimi decenni ha faticato molto ad emergere. Messa in ombra dallo shortboard, la disciplina ha rigettato anche il tentativo di prendere la via della performance. Vi ricorderete dei brasiliani che surfavano i longboard come tavolette e dei criteri di valutazione completamente stravolti. Al giorno d’oggi invece lo stile più classico è tornato di moda, ma nonostante questo, il longboard resta comunque una piccola nicchia che stenta a decollare. Potrà questa tappa del Mondiale WSL di Longboard ad Abu Dhabi dare nuove linfe al movimento?