Entrare in un nuovo ambiente non è mai semplice. K-Way ha deciso di entrare nel surf dalla porta principale, sponsorizzando il surfista più accreditato e visibile d’Europa: Leonardo Fioravanti. Spesso ci limitiamo a guardare le cose dalla nostra prospettiva, ma in termini di sport marketing Leo è un profilo davvero interessante perché raggiunge e influenza (anche grazie alla sua capacità di parlare ben 5 lingue) persone di diverse aree del mondo.
Anche se per K-Way questo è un esordio assoluto nel surf, non eravamo impreparati alla notizia. È bastato connettere i punti: prima Leo e Sebago, poi le storie dall’Australia con occhiali Briko e qualche video in palestra con t-shirt Kappa. Sebago, Briko e Kappa fanno parte come K-Way del gruppo BasicNet, fondato nel 1995 a Torino da Marco Boglione. Oggi a guidare l’azienda in prima persona c’è suo figlio Lorenzo, che era presente in Portogallo insieme alla sorella Francesca, alla moglie, e con un bel gruppo di persone impegnate a vario titolo in K-Way.
Sabato durante l’Opening Round vinto da Leo contro Callum Robson e Jake Marshall, la delegazione K-Way si è trasferita dall’area vip in spiaggia per assistere alla heat insieme ai tifosi italiani. Lorenzo Boglione, Vicepresidente di un’azienda da più di 300 milioni di euro, si è seduto sulla sabbia affianco a noi, facendo domande per avere informazioni su punteggi e manovre. Nel pomeriggio ci siamo incontrati per scambiare qualche parola sulla prima mossa di K-Way nel surf.
Attraverso la partnership con Leonardo Fioravanti K-Way fa il suo esordio nel surf. Potresti raccontarci com’è nata questa idea?
È anni che sono in contatto con Leonardo tramite la sua manager Giulia. Finché c’era Quiksilver era difficile, anche se già l’anno scorso avevamo fatto qualcosa con Sebago. Adesso siamo il suo sponsor principale per l’abbigliamento e ne siamo molto orgogliosi.
K-Way è più un brand di moda o dello sportswear? Come spiegheresti K-Way ai nostri lettori?
K-Way è un brand di sportswear: su questo non ci sono dubbi. È vero che abbiamo investito molto nella moda negli ultimi anni, ma siamo andati in quella direzione perché il mondo tirava da quella parte e devo dire che ha funzionato. Però io credo che a livello di comunicazione lo sport sia fondamentale. Mio padre diceva sempre che “Mr Sport” è lo stilista più bravo del mondo, perché poi alla fine tutti vogliamo essere sportivi. Tu sei più felice se ti dicono che sei un ragazzo sportivo piuttosto che se ti dicono che sei un ragazzo modaiolo, no?
Certo, hai ragione: non puoi offenderti se qualcuno ti dà dello sportivo, se ti definiscono modaiolo invece…
Esatto! Ecco perché tutti si associano allo sport, anche i marchi più alti e lussuosi.
K-Way nasce nello sport, nel 1992 alle Olimpiadi di Lillehammer sponsorizzava la nazionale francese di sci. Se vai a vedere le vecchie pubblicità trovi gente che andava in barca a vela, in mare, a correre…è sempre stato un prodotto pensato per chi vive all’aria aperta.
Che idea ti sei fatto del mercato del surf? Sono curioso di sentire il parere di un occhio esterno allenato a valutare il potenziale di business.
In realtà non abbiamo studiato più di tanto il mercato del surf. Il surf è un lifestyle con cui ci interessa associarci. Non abbiamo guardato quante mute si vendono e che business possiamo fare vendendole. Noi pensiamo che il nostro prodotto sia perfetto nel pre e post surf, che possa piacere ai ragazzi, alle ragazze ed anche ai bambini che praticano questo sport. Crediamo che ci sia un grande business con tutte le persone che girano intorno al surf e soprattutto per chi non fa surf, il surf è un sogno. Tutti vorremmo essere Leo. Tutti vorremmo essere un campione di surf che gira il mondo e vive alle Hawaii due mesi all’anno. È ispirazionale vedere un ragazzo come Leo indossare il prodotto e come lui magari vedere tanti altri ragazzi, non per forza professionisti, che dopo una session si mettono il loro K-Way e tornano a casa. Questa per noi non è una sponsorizzazione che deve avere un ritorno commerciale diretto, ma è più un’associazione con il lifestyle del surf.
Immaginate un giorno di poter sviluppare una linea più legata al surf?
Sicuramente tutto quello che facciamo negli sport anche se non ha un alterego commerciale immediato, ci dà delle informazioni e delle idee. Stiamo valutando di fare delle mute con Leo, è qualcosa che esploreremo. Sicuramente mi piacerebbe rendere la muta di Leo disponibile per i grandi appassionati. E poi non si sa mai: magari da cosa nasce cosa e si arriva a fare un percorso più strutturato nel surf.
Che rapporto hai con Leo?
Non avevo tanto seguito la collaborazione con Sebago, ho avuto modo di conoscere Leo soltanto di recente. Devo dire che è veramente un ragazzo d’oro, come uno s’immagina il surfista: rilassato, figo, chiacchiera. In realtà ho capito che non tutti i surfisti sono così, ma lui rispetta lo stereotipo positivo. È chiaro anche che l’abbiamo frequentato in un momento in cui sta bene e i risultati sono buoni, ma son sicuro che anche lui ha le sue giornate storte. Però con noi è stato veramente fantastico.
Avete portato fortuna oltretutto: K-Way è arrivata insieme al miglior avvio di stagione che Leo Fioravanti abbia mai avuto nel Championship Tour.
Pensa che prima di Pipeline avevamo già praticamente chiuso, era tutto concordato. La firma è arrivata formalmente tre giorni dopo la fine della gara.
Tu surfi Lorenzo?
Ho surfato, quando ero più ragazzino. E poi da quando ho 22, 23 anni non ho veramente più avuto tempo. Mi sono perso tra il lavoro, tanto, e la famiglia. Ma tornerò sicuramente. E adesso con Leo ho un motivo in più per farlo.