Mi ricordo che, tempo fa, nella sezione commenti del nostro primo “No Sponsor” su Instagram, Roberto D’Amico da buon consulente esterno aveva scritto “@nickamorotti nel prossimo, manca il goofy di Banzai”. Era il 30 settembre. Da Cagliari prendiamo il traghetto per rientrare in continente e raggiungere Niccolò Amorotti nella capitale.
Ha 27 anni, vive a Roma e ha iniziato a surfare grazie al padre, grande appassionato di windsurf e di tutte quelle discipline che gravitano attorno alle onde. “Fin da quando ero bambino – afferma Niccolò – mi metteva in mezzo alle onde con il body. Poi il windsurf a cui però levavo sempre l’albero per andare a surfare con la tavola”. Dimostra una grande riconoscenza verso il padre Roberto, che grazie anche ad un lavoro che glielo permettesse, lo ha sempre seguito filmandolo per ore ed ore dalla spiaggia. “Ho imparato da autodidatta, mettendoci tanto impegno ed entrando in qualsiasi condizione. In più, riguardando i miei video, li mettevo a confronto con i miei idoli del tempo: Andy Irons e Rob Machado. Cercavo di riprodurre i loro movimenti.”
Dalle origini alla maturata visione del surf
“Focene rappresenta il posto in cui ho iniziato a surfare per davvero”, esordisce Niccolò. Da quanto racconta, in questa frazione costiera appena a nord di Fiumicino c’era una secca su sabbia dove formavano delle sinistre incredibili: “Molte cose che ho imparato del surf, le ho acquisite grazie a quell’onda”. Mi ricordo poi che anche Leo Franceschini mi ha sempre detto di essere stato un assiduo frequentatore di quello spot difronte allo stabilimento di Toni Quaranta. Oltre a parlarne con nostalgia e trasporto, mi diceva che da quelle parti sfrecciava qualche surfista non da poco, tra cui un brasiliano di nome Leo Leiria. “Certo Leonardo Leiria! Nato e cresciuto in Brasile…ovviamente avendolo lì sempre è stato di grande ispirazione per me!”. Niccolò ne evidenzia lo stile da classico brasiliano, aggiungendo che “già all’epoca faceva aerials e manovre molto radicali con un flow e una tecnica degni di nota”.
Crescendo, però, Niccolò Amorotti ha iniziato ad apprezzare un po’ di più il power-surfing: l’old school che non muore mai, professato da grandi come Mick Fanning. “Preferisco chi riesce a unire stile e potenza facendo delle curve fatte bene rispetto a chi, non avendo ancora le basi buone, prova manvore aeree”. Continua aggiungendo: “per me il surf è l’espressione di se stessi: fluidità e lettura dell’onda son le prime cose che mi colpiscono di un surfista”. Un punto di vista che condivido, da rimarcare soprattutto in un momento in cui il surf competitivo si sta standardizzando su altri canoni.
La fidanzata surfista: svantaggi o vantaggi?
Passiamo ora alla parte gossip. Si sa, per gli appassionati di surf come noi, sempre alla disperata ricerca di onde, intrattenere un rapporto sano con una fidanzata può non essere così semplice. Da Instagram abbiamo inteso invece che Niccolò riesce perfettamente a far convivere amore di coppia e fame di surf: “Avere la ragazza surfista è una figata. Non c’è nessun tipo di problema se si va a surfare…meglio di così non mi poteva andare!”. Provo comunque ad incalzare Nick per capire se non esistano davvero delle situazioni in cui magari preferirebbe che fosse diversamente. Qualcosa emerge: “Essendo istruttore di surf, a volte avere la consapevolezza che ci siano dei pericoli in acqua mi fa godere meno della session”. Aggiunge poi: “Lo faccio molto volentieri però, perché Francesca ci mette un sacco di impegno e sono molto soddisfatto dei suoi miglioramenti e dei progressi che ha fatto grazie alla sua voglia di lavorare e ai miei consigli”.
Durante la chiacchierata emerge poi un dettaglio che mi lascia a bocca aperta: “Una parte pericolosa che vale almeno per il mio caso di fidanzata-surfista è che se non la fermassi Francesca si butterebbe anche a Pipeline (ride, ndr)”. Ammette di essere quasi più fifone lui rispetto a lei, ma a parte questo noto che Niccolò parla con grandissimo affetto e stima della sua compagna di onde. Non a caso, aggiunge: “Non le devo dire niente perché sa comportarsi benissimo in acqua: tranne nei casi in cui c’è troppa gente o è in difficoltà, riesce sempre a farsi rispettare e a prendere le proprie onde”. Parlando di viaggi, prosegue raccontandomi di aver passato ben un anno in Australia con Francesca, e di aver fatto surftrip anche in Marocco e Spagna, il luogo dove si sono incontrati per la prima volta: “Ci siamo conosciuti a Playa de Somo, ho lavorato lì come istruttore per dei lungi periodi”.
Costruire una carriera all’estero
Come abbiamo appena accennato, il surfista romano ha passato diversi anni della sua vita a costruirsi una carriera lavorativa da istruttore di surf in Cantabria. Secondo quanto sostiene Niccolò “insegnare sull’oceano, per un istruttore abituato a farlo qua, è molto bello: si ha la possibilità di insegnare con le onde tutti i giorni”. Potersi confrontare con una cultura surfistica come quella spagnola, molto affiatata e in crescita, ha dal suo lato solo aspetti positivi. Ovviamente, poter lavorare con il surf permette anche di surfare molto di più: “Questa cosa mi ha cambiato la vita. Tutto questo grazie a Surftolive, che prima mi ospitavano come atleta e poi, dopo aver finito i miei anni di scuola, mi faceva lavorare come istruttore”.
Anche nella terra dei canguri e delle onde su reef ha avuto la fortuna di lavorare come surf coach: precisamente a Carranbeen, uno degli spot più famosi della Gold Coast. Niccolò Amorotti sostiene però che “in Australia è diverso il feeling che hai quando insegni. Ci sono coach di livello internazionale e rispetto a loro ti senti una nullità”. Questo vale tanto nell’insegnare, quanto nella pratica del surf se stesso. Come mi sarei immaginato, Niccolò riporta che surfare in Australia ti sottopone ad una bella doccia gelata: “Lì ho visto il surf vero. Ci sono persone con la classica muta nera e tavola bianca senza adesivi che ti passano affianco come dei treni”.
Nonostante la grande esperienza da maestro, Niccolò non ha ancora una sua scuola. Ha appena cambiato ambiente di lavoro abbandonando Ostia Surf, per cui ha insegnato 5 anni e che tiene molto a ringraziare. “Ora lavoro con la Roma Surfing a Fregene. È una scuola in crescita – spiega Nick –, la location è molto bella e ci sono prospettive future molto interessanti”.
Sponsor o No Sponsor?
Eccoci giunti alla fine. Per quel poco che ho visto surfare Niccolò Amorotti, posso assicurarvi che ha una tecnica e una fluidità raramente riscontrabili in un surfista italiano. Vediamo quindi se anche lui appartiene a quella cerchia di traditori di Tuttologic con sponsor alle spalle.
“E adesso la classica domanda ghigliottina Nick: hai avuto o hai ancora collaborazioni con alcuni brand?”. Niccolò non ha più veri e propri sponsor che lo sostengono: oltre a portare avanti la decennale collaborazione con Surftolive, si appoggia ad Avanz Surf Repair per le riparazioni. Tuttavia, tornando indietro di qualche anno scopriamo che di rapporti di sponsorizzazione ne ha avuti eccome: “Nel 2010, dopo aver vinto il campionato italiano under 16, arrivarono i primi sponsor”. Racconta di quel periodo d’oro in cui le aziende non si facevano scrupoli nel supportare giovani atleti di livello.
“Fino ai 21 anni ho fatto parte di un team di surfisti molto forti, tra cui Alessandro Demartini e Filippo Eschiti”. I tre, già noti al pubblico dei tuttologi del surf, hanno avuto la fortuna di essere inseriti, sotto l’occhio esperto di Lorenzo Castagna, in quello che ai tempi era il team Protest e DC italiano. Purtroppo però, dopo qualche anno California Sport Italy – l’azienda che oggi cura la distribuzione di Quiksliver in Italia – ha cessato di distribuire i due brand sovracitati e Niccolò, così come altri, si è ritrovato senza più alcuna collaborazione da portare avanti. Che ne dite? Lo promuoviamo il ‘goofy di Banzai’? Io il patentino di No Sponsor glielo darei seduta stante. Complimenti Niccolò Amorotti, sei promosso.