A metà agosto del 2024, a Monaco di Baviera ha aperto i battenti la terza wave pool d’Europa: O2 Surftown. Eravamo molto curiosi di farci un giro perché a differenza di The Wave a Bristol e Alaïa Bay a Sion, quella di Monaco è la prima wave pool che opera con una tecnologia diversa da Wavegarden. La piscina a onde artificiali costruita in Germania fa affidamento sul brevetto di Endless Surf, azienda che appunto si occupa dello sviluppo di surf park nel mondo.
Prima domanda: qual è la differenza tra Wavegarden e Endless Surf?
Tecnicamente le onde generate in una piscina Wavegarden, si formano grazie all’impulso meccanico di una serie di pistoni (posizionati sotto il tipico pontile che divide in due le piscine Wavegarden) che si muovono in sequenza, spingendo le onde a destra e a sinistra. Endless Surf invece sfrutta un’impulso pneumatico: sotto al muro che corre lungo tutto un lato della piscina, si trovano dei grandi cassoni che sparano aria compressa per muovere l’acqua e generare le onde. Ovviamente in entrambi i casi, sia per Wavegarden che per Endless Surf, è il profilo del fondale a determinare il punto di rottura e la forma dell’onda. Altrimenti il moto ondoso spinto dalla forza meccanica o pneumatica andrebbe a scaricarsi inesorabilmente a riva, dando vita unicamente ad un inutile onda di risacca.
Feeling e tipologie di onda.
O2 Surftown adotta un sistema diverso rispetto ad Alaïa per catalogare le onde: accedendo al sito, prima ti viene chiesto di rispondere ad alcune domande o di fare un’autovalutazione del tuo livello, poi ti vengono proposte le soluzioni secondo loro più adeguate. Questo sistema va incontro ad un pubblico di beginner e surfisti alle prime armi, la fetta più importante del mercato, ma penalizza chi invece senza tanti giri di parole vuole solo sapere se potrà fare dei tubi.
Di fatto comunque, le tipologie di onda sono nominate in base ai livelli:
- Kids
- First-timer
- Rookie
- Progressive
- Intermediate
- Advanced
- Expert
- Pro (coming soon)
Ma più importante della forma, della misura e dell’intensità dell’onda è sapere se la session sarà “Point” o “A-Frame”. Prestate attenzione a questo particolare perché qui secondo noi si tira una riga tra il vale la pena o non vale la pena andare.
Evitate le session A-Frame, investite solo sulle session Point.
La scelta del verbo “investire” nel titolo non è casuale perché le session “Point” costano 139€, mentre le “A-Frame” vengono 89€. E si ritorna lì, ai tanto criticati prezzi di Alaïa Bay, dove tutte le session costano tra i 120 e i 150€ al cambio. Le wave pool ragazzi costano, ma un’esperienza sulla “Point” di O2 Surftown dovreste proprio regalarla. Le due session disponibili nella wave pool di Monaco differiscono per:
- Misura dell’onda: la “A-Frame” parte contemporaneamente a destra e sinistra, dividendo la wave pool in due. Possono accedervi 24 persone contemporaneamente: 12 a destra, 12 a sinistra. La “Point” invece corre indisturbata per 180 metri e può essere solo destra o solo sinistra. Alla session partecipano un massimo di 12 persone. Se la session è piena, aspettatevi di prendere 9 o 10 onde a testa, non di più.
- Lunghezza dell’onda: la “A-Frame” è corta e veloce, fin troppo. Perfino Rocco Rigliaco e delle ragazze della nazionale tedesca che erano lì, facevano fatica a stare al passo e riuscivano ad incastrare non più di due manovre. La “Point” come detto è uno sballo, nettamente l’onda da wave pool più lunga disponibile in Europa al momento. Io che sono un surfista nella media riuscivo a fare 5 manovre tra snap, appoggi e cut-back. Ovviamente bisogna correre e stare nel pocket, surfare bene nelle wave pool non è per niente facile.
- Disponibilità delle session: troverete generale abbondanza di “A-Frame” in calendario, mentre le “Point” scarseggiano. Inoltre le “Point” vengono spesso inserite in orari da lavoratori: mattina presto, pausa pranzo, sera tardi. Perché questo? Semplice: nonostante costi meno al singolo cliente, riempire una “A-Frame” porta nelle casse di O2 Surftown 89€ x 24 quote (2136€ totali) contro i 139€ x 12 (1668€ totali).
Consigli sulla tavola da portare. E attenzione al take-off!
Per quanto riguarda la tavola da scegliere per surfare nella wave pool di Monaco, rimango della stessa idea che ho maturato in decine di session ad Alaïa: andate con qualche litro in più e possibilmente scegliete una tavola in epoxy. La galleggiabilità è l’aspetto chiave, almeno al mio livello. Sia la “Point” che soprattutto la “A-Frame”, corrono veloce e non puoi permetterti di chiudere le curve, devi sempre andare spedito down the line. Ho surfato sia con la JS Xero 6.0 (in PU) che con JS Flame Fish 5.7 (in EPS) e sinceramente rivedendomi in video, le cose migliori le ho fatte con la Flame Fish: una funboard ibrida, larga e cicciotta, scelta anche dai pro del team JS per volare in condizioni sotto il par. Con la Xero, il mio shortboard da onde medie, ho trovato un discreto feeling solo in alcune onde “Point” surfate in backside.
Aggiungo un commento sul take-off, molto diverso da quello di Wavegarden. Al Surftown di Monaco non vedi arrivare l’onda, te la trovi alle spalle come un minuscolo picchetto triangolare, senza spalla. Di fatto finché non stai già staccando le mani dalla tavola per alzarti in piedi, non vedi nemmeno uno spiraglio di parete. Sia io che Ale Dotti abbiamo fatto fatica a prenderci la mano, è difficile regolare l’intensità della remata e più volte sono partito in ritardo perché avevo paura di cadere. Ad Alaïa la spinta del take-off è molto più decisa, senti perfino il rumore della macchina che si attiva. Al Surftown l’impulso è silenzioso e la partenza è quasi cieca. Poi mentre nei Wavegarden surfi verso il pontile, allontanandoti dal muro, nella wave pool di Monaco surfi verso il muro e dando le spalle alla spiaggia. Ci vorrà un attimo ad abituarsi, ma preparatevi a trovare dei nuovi riferimenti.
Informazioni bonus sulla wave pool di Monaco
- Esperienza del cliente. La struttura secondo noi è meno bella di Alaïa. Non solo per il contesto – naturalmente l’hinterland bavarese non può competere con le Alpi Svizzere -, ma anche per l’assenza di servizi da vero “club” che offre la wave pool di Sion. Ad alcuni magari piacerà questa sobrietà: Alessandro ad esempio, papà di Rocco e surfista di lungo corso, diceva di preferire il mood di Surftown rispetto ad Alaïa, che è “troppo infighettato”. L’accoglienza e la cura del cliente, sia al ristorante che soprattutto durante la session, in Svizzera erano però di livello ampiamente superiore. E su questo non si discute. Ad esempio le surf guide non erano in divisa, oppure non si sono accorti che eravamo in 13 durante una session. Al bar, che è più un bar che un ristorante, l’ospitalità tedesca non brilla e si sono spesso incasinati coi conti. Probabilmente certe piccole mancanze si sono verificate anche perché O2 Surftown MUC ha aperto da appena due mesi, sono ancora in fase di rodaggio. Tant’è che in diversi punti della struttura c’erano ancora degli operai al lavoro.
- Come arrivare? Noi siamo andati in macchina, in tre con tre tavole, partendo da Bologna. Ci puoi mettere tra le 5 e le 6 ore a seconda del traffico, delle soste e di quanto vuoi spingere sulle autostrade senza limiti di velocità in Germania. I tempi di percorrenza per Alaïa Bay sono analoghi se prendiamo come riferimento Bologna, che è esattamente al centro dell’Italia settentrionale. Per chi volesse imbarcarsi da Roma o dal sud Italia, vi ricordiamo che la wave pool di Monaco è a 7 minuti di macchina dall’aeroporto internazionale della città. Volando sull’aeroporto di Monaco Flughafen non avrete nemmeno bisogno di noleggiare la macchina, potete prendere un taxi e alloggiare negli alberghi intorno alla wave pool. L’unica pecca è che il centro di Monaco è a 36km di macchina a sud della piscina, ma per arrivarci vi consigliamo di utilizzare i mezzi pubblici. Anche perché al ritorno avrete sicuramente qualche birra sullo stomaco, quindi meglio evitare certi problemi in terra tedesca. Essendo automuniti, noi abbiamo alloggiato a Freising, paesino 8km (12 minuti di autostrada) a nord di O2 Surftown MUC. Abbiamo scelto Freising per la comodità di avere una stazione del treno da cui ogni 10/15 minuti partivano delle corse verso Monaco città.
- Monaco merita una visita. Con tutto il rispetto per gli amici svizzeri, Monaco non è Sion. Monaco di Baviera non a caso è tra le 20 città più visitate d’Europa con 4,3 milioni di turisti l’anno. La maggioranza di quei turisti scelgono come abbiamo fatto noi di raggiungere la capitale bavarese durante i festeggiamenti dell’Oktoberfest, una gigantesca sagra della birra che attira viaggiatori da tutto il mondo. L’esperienza surf + Oktoberfest è consigliatissima, ideale vi direi per riunire la banda con cui solitamente girate l’Italia e non solo in cerca di onde. In assoluto Monaco è bella in ogni stagione e ha molto da offrire. D’ora in poi avrà anche una wave pool aperta tutto l’anno, perché queste sono le intenzioni dei proprietari.
Considerazione finale sulle wave pool: ottime per beginners e pro, meno per intermedi.
Dopo quattro session a Monaco e una ventina circa a Sion, sono giunto ad una conclusione: che non riesco ad esprimere il massimo del mio surf nelle wave pool. Ne ho parlato anche con altri amici di livello intermedio-avanzato, persone che vanno in giro per il mondo a surfare da più di dieci anni. Hanno la mia stessa opinione. Nonostante l’onda di una wave pool sia perfetta, regolare e sufficientemente potente da darti l’opportunità di eseguire delle manovre, rimane comunque un’onda piccola e stretta, non avrai mai lo stesso spazio/tempo che hai in un point con condizioni head-high in oceano. Nelle wave pool impari a surfare nel pocket, a prendere all’onda il tempo per fare più entrate possibili. Ma non è affatto facile.
Oltretutto vi confesso di aver spesso paura di sbagliare e di sprecare un’opportunità più unica che rara, perché le onde in una session nella wave pool sono limitate e soprattutto hanno un costo facilmente riscontrabile. Quando sono in mare non penso che potrei cadere su un’onda, tanto posso surfare finché ne ho le forze. A meno che non sia una situazione super-crowded, dove devi fare la fila e ti capitano poche opportunità, la vivo con serenità e senza fare troppi calcoli. Eppure per essere lì ho speso soldi di benzina e autostrada, magari ho preso aerei e pagato alloggi, ma una volta che sono in acqua non penso più al risvolto economico della faccenda. Non è un ragionamento logico, me ne rendo conto, però per me funziona così.
Per surfisti alle primissime armi o surfisti che si devono allenare per le gare, la wave pool è un incredibile macchina di potenziamento. Non ho dubbi a riguardo. Per quanto riguarda noi, la middle class del surf, la wave pool di Monaco come quella di Sion meritano senz’altro una visita, ma probabilmente dovendo fare tanta strada per arrivarci, non so se ci tornerei regolarmente.