Il surfista italiano non si arrende mai e si lancia all’avventura sempre con entusiasmo. La prospettiva delle onde è un tarlo nella testa, non lo abbandona mai: inizia le giornate controllando le previsioni sullo smartphone, con gli occhi ancora mezzi chiusi nel letto, e le finisce alla stessa maniera, addormentandosi sognando una mareggiata possibilmente duratura e soddisfacente. Ma che dico? Tanto non basta mai. Però il surfista italiano sa tirare fuori il massimo da uno, due o tre giorni di onde quando proprio va di lusso. Va in acqua più volte in un giorno, rema finché non gli scoppiano le spalle perché nel Mediterraneo non esiste un domani.
Qui da noi le onde sono un bene carente, scarso, ci mancano come il pane. Ma è l’attesa stessa che ci rende speciali: se non vivessimo sempre il surf con questo senso d’urgenza non andremmo al mare con la cieca felicità che si prova quando metti la muta e la tavola in macchina. Esiste anche l’altro lato della medaglia, più oscuro e deteriore, che semina del nervosismo nelle lineup del nostro paese nelle sempre meno frequenti giornate da consacrare al surf.
Sarebbe bello pensavo poter premiare lo spirito del surfista italiano. Premiare nel vero senso della parola, con del denaro o qualcosa di concretamente utile, anche gratificante. Mi è venuto in mente che esiste un concorso fantastico ideato da O’Neill che si chiama Wave of the Winter. Funziona così: chiunque può inviare una propria onda filmata e candidarla come onda dell’inverno. Alla miglior surfata, valutata secondo criteri come pesantezza e misura dell’onda ma anche per la criticità della manovre, viene riconosciuto un premio in denaro. Ho cercato dei contatti, trovando sponda in Lorenzo Conti, rappresentante commerciale di O’Neill per l’Italia, e mi sono figurativamente armato di carta e penna per scrivere al marketing manager europeo. C’abbiamo messo la faccia perché oggettivamente lo meritiamo.
L’opera di convincimento (tradotta dall’inglese ovviamente) suonava circa così:
La prima cosa che un surfista italiano fa la mattina quando si sveglia è controllare le previsioni del mare: studia le mappe, incrocia le fonti, sfoglia le diverse app che colleziona sullo smartphone. È come un rito, il nostro modo per alimentare la speranza di una mareggiata che spesso non c’è. Le onde migliori arrivano d’inverno, ma il più delle volte si manifestano e scompaiono in un istante. Il surfista italiano è perfettamente in sintonia col mare, vive per essere nel posto giusto al momento giusto. Talento e maestria non bastano: qui si sopravvive solo con passione, resilienza e con la capacità di superare i fallimenti, perché se vuoi surfare onde epiche in Italia devi mettere per forza in conto alcune delusioni. Fa parte del gioco, ne siamo consapevoli, e per questo non ci tiriamo mai indietro. Freddo, vento, pioggia, persino neve: non importa la condizione, conta soltanto essere i primi ad uscire in mare per surfare.
Che dite, ce la facciamo? Aiutateci a far arrivare il messaggio ad O’Neill condividendo questo articolo sui social. Questa è la storia di tutti noi ma possiamo scrivere una nuova pagina del surf italiano insieme.
*immagine di copertina di Livia Toccafondi