Anni 90, internet viene utilizzato primitivamente, il surf è nell’era delle mute colorate e i pantaloncini cadono sotto al ginocchio. Mark Occhilupo è la cosa più italiana nel mondo del surf ed ha appena vinto un mondiale dopo qualche anno di inattività causato dalla depressione. A cedergli il titolo è Kelly Slater, unico anello rimasto a collegare due ere così distanti. Avete saputo della vittoria di Mark da un amico che da poco si è trasferito in Australia e vi ha chiamato facendovi spendere 10mila lire di ricarica. Non vedete l’ora di andare dall’edicola di fiducia e comprare una delle riviste di surf per vedere le immagini e conoscere la storia dietro alle ultime gare del Tour, che a sorpresa ha visto un cambio al vertice.
Storia
1960, nasce Surfer Magazine. La surf industry invade il globo e sbarca nel mondo del cinema. Anno dopo anno la febbre del surf contagerà anche il vecchio continente. Grazie alle riviste i marchi specializzati hanno la possibilità di espandersi per il mondo, la carta diventa il miglior mezzo per pubblicizzare i prodotti ed i surfisti diventano i primi veri Influencer della storia dello sport.
Grazie alle riviste nei tardi anni 80 in Italia i surfisti iniziano a studiare tavole, mute, viaggi, manovre. I magazine sono l’unico modo per informarsi. Alla televisione non si parla di surf se non per trasmettere “Un mercoledì da leoni”.
Importanza del mezzo
La vita scorreva a ritmi più lenti e sulla stessa lunghezza d’onda andava il surf. I progressi a livello tecnico erano molto più lenti rispetto ad oggi ma il percorso grazie al quale si arrivava a migliorare era nettamente più affascinante. Immaginatevi con la nuova copia di Surfer Magazine tra le mani – probabilmente qualcuno di voi adesso si rivedrà nelle mie parole -, state sfogliando le pagine e all’improvviso vi vedete un pazzo con i capelli biondi lunghi, la tavola colorata e la muta rosa ed azzurra che vola sopra ad una tavola. Guardate il vostro amico ed esclamate “porcatroia Fletcher”. Avete appena scoperto una nuova manovra, l’air.
Al giorno d’oggi ne vediamo talmente tanti scorrendo il feed di Instagram che ormai non ci affascinano più. Pensate che una volta condividevate addirittura informazione sugli spot nuovi che avevate scoperto durante le ultime mareggiate invernali, adesso quasi ci si picchia per non far rivelare dove sono le onde migliori.
L’impatto nell’industria del surf
Il mondo del lavoro connesso all’industria del surf ha subito un drastico cambiamento. Infatti i magazine di surf erano vere e proprie aziende che davano lavoro direttamente ed indirettamente a tantissime persone. Il surfista grazie alle riviste era diventato un professionista, seguito a sua volta da fotografi e filmmaker che di una passione riuscivano a fare una carriera.
È vero che con l’avvento dei social c’è stata molta più visibilità, ma allo stesso tempo c’è stata una dispersione troppo ampia delle risorse che ha avuto come conseguenza minori guadagni per tutti. I magazine sono stati svalutati dai social network, le aziende che prima pagavano fior di milioni per promuovere i propri prodotti tramite le riviste hanno destinato i propri budget in campagna di Facebook o Google Ads.
Perchè le riviste erano importanti?
Erano importanti culturalmente. Servivano a raccontare meglio tutto quello che c’era dietro alla ricerca di un’onda, le difficoltà dietro ad un viaggio. Raccontavano la storia di questo sport, le sue regole, la tradizione dei popoli che ne hanno contribuito allo sviluppo. Insegnavano a vivere il surf con lo spirito giusto. Ci abituavano all’attesa, ci aiutavano a godersi il momento. L’attesa aumentava il desiderio e ogni session era un sogno realizzato. Soprattutto, ogni fotografia aveva un valore, un peso, un sapore indelebile come il ricordo di quella session solitaria vissuta con il tuo migliore amico durante il tuo primo viaggio all’estero.
Le riviste potrebbero riportarci contemporaneamente con i piedi per terra e la testa tra le nuvole. Sogni concreti tra le nostre mani. Torneranno, ci stiamo lavorando. Per regalare a chi la pensa come noi un altro viaggio tra le pagine della memoria.