di Anna Sagnella
“Il mare non ha paese, nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare”, Giovanni Verga. Io aggiungerei anche: il mare è di tutti quelli che lo sanno salvaguardare. Purtroppo nel nostro amato mare confluiscono ogni giorno sostanze dannose che minacciano la sopravvivenza e la salvaguardia delle specie animali e vegetali marine. La plastica è considerato il pericolo numero uno perché è visibile agli occhi di tutti, ma in realtà le sostanze più pericolose sono soprattutto quelle che non vediamo: i filtri chimici delle creme solari, ad esempio, e le microplastiche, particelle di plastica solitamente più piccole di 5 mm.
Cosa sono le microplastiche e come si generano?
Le microplastiche sono frammenti di plastica (solitamente più piccoli di 5 mm) originati dai processi di degradazione della plastica che, non essendo smaltita, rimane dispersa nell’ambiente (soprattutto in mare) per anni o addirittura secoli. Le microplastiche possono derivare da diverse tipologie di plastica (bottiglie e flaconi, pneumatici, fibre tessili, ecc…) e sono una conseguenza quindi di diverse forme di inquinamento e/o atteggiamento poco sostenibile da parte delle industrie. Esistono anche delle tipologie di microplastiche fabbricate ed aggiunte intenzionalmente in determinati prodotti cosmetici e per il personal care (in particolare esfolianti per la pelle, dentifrici, prodotti per la detersione della cute, make-up…), fertilizzanti, prodotti fitosanitari, detergenti industriali e per la casa, prodotti per la pulizia, vernici e prodotti utilizzati nell’industria petrolifera e del gas. Addirittura le microplastiche sono impiegate come materiale di riempimento morbido sui campi sportivi in erba sintetica.
Perché le microplastiche rappresentano una minaccia per l’ambiente ed anche per la salute dell’uomo?
Il problema fondamentale è che queste particelle non si degradano ma anzi tendono ad accumularsi non solo nell’ambiente ma soprattutto negli animali, in primis pesci e crostacei. La conseguenza è che, se non risultano immediatamente tossiche e mortali per gli animali acquatici, le microplastiche restano all’interno del loro organismo e vengono consumate dall’uomo come alimenti. È stato stimato che ogni anno circa 42.000 tonnellate di microplastiche finiscono disperse nell’ambiente.
Le microplastiche sono generate dai nostri vestiti
Recenti studi hanno dimostrato che la maggior parte delle microplastiche che conferiscono direttamente in mare provengono dai lavaggi in lavatrice dei nostri capi di abbigliamento, in particolare quelli fabbricati con fibre sintetiche come ad esempio il poliestere, il cui impiego è notevolmente cresciuto negli ultimi anni.
Alcuni studi dimostrano che anche le fibre naturali possono generare microfibre, ma gli scienziati ritengono che queste siano meno dannose rispetto a quelle sintetiche perché possono essere degradate dagli organismi viventi stessi.
La formazione delle microplastiche dalle fibre tessili sembra essere dovuta non solo ai cicli di lavaggio in lavatrice dei capi di abbigliamento ma anche ai diversi processi di produzione dei tessuti con un’unica e sola conseguenza: la dispersione di microplastiche nell’ambiente, soprattutto negli oceani.
Questa scoperta rappresenta un ulteriore motivo per il quale molte aziende di moda si stanno dirigendo sempre di più verso una filiera ed una produzione industriale più eco-sostenibile, basata sull’impiego di tessuti sia riciclati (poliestere riciclato) sia di origine naturale (in particolare il cotone).
In questo contesto, anche le aziende leader nel settore dell’abbigliamento sportivo per il surf stanno intraprendendo azioni indirizzate alla sostenibilità.
Alcuni esempi:
- Billabong ha sviluppato un’intera linea di mute da surf realizzate in fibre totalmente riciclate ed arricchite di grafene, un materiale innovativo che consente di mantenere alte le prestazioni di un capo di abbigliamento sportivo assolutamente tecnico.
- Mystic per la fabbricazione delle sue mute da surf ha abbandonato il classico neoprene per l’impiego di una gomma eco-friendly di origine naturale. Come seconda azione in direzione della sostenibilità ha scelto per i propri capi soltanto poliestere riciclato e cotone.
- Quiksilver nel 2018 ha intrapreso una collaborazione con Repreve per arrivare a vendere solo prodotti di abbigliamento in poliestere riciclato.