Da quando Magicseaweed ci ha abbandonati, le nostre vite da cacciatori di onde sembrano aver subito una maledizione perenne. I più esperti affermavano di non guardarlo mai: “Piuttosto il televideo”, dicevano. La realtà è che l’alga di mare magica, con tutti i difetti che poteva avere, era un rapido ed abitudinario metodo da consultare ed una base su cui tracciare ipotesi più concrete. Semplice, intuitivo e veloce, Magic ti permetteva di incrociare i vari indizi forniti delle altre piattaforme meteo e alla fine in qualche modo ci andava sempre vicino. Non è che ce l’abbiamo con Surfline, però potrebbe dedicare all’Europa un po’ più di attenzioni.
Il surf estivo e le finte speranze
Dieci giorni consecutivi di onde in estate in Italia. Quando le previsioni meteo ti illudono che potrai fare surf per un periodo così lungo, sicuramente il tranello è dietro l’angolo. Si parte come al solito con un primo giorno discreto che ti fa salire ancora di più la carogna, poi in serata entra il vento a spingere il mare ed allora credi davvero che qualcosa di più consistente raggiungerà le coste italiane. Niente da fare. Tra nuvole che ricoprono il cielo, temperature che si abbassano e si alzano con l’andamento delle montagne russe ed i giri strani del vento, il surfista mediterraneo si trova a riporre tutte le sue speranze nell’ultimo giorno di scaduta. I van parcheggiati da una settimana sui viali a mare sono pronti a ripartire, qualcuno ha già tolto le tende dopo l’ennesima session deludente. Non ci sono più le previsioni di una volta.
Surfline è una cagata pazzesca.
Ci immaginiamo il supermegadirettore di Surfline un po’ come quello di Fantozzi. Tutti sanno che ha delle idee malsane ma nessuno ha il coraggio di contraddirlo. Con la mossa di inglobare Magicseaweed e cancellare qualsiasi traccia della sua esistenza (vi mostriamo le prove poco più avanti), abbiamo capito che gli obiettivi centrali dell’azienda californiana erano due: risparmiare e guadagnare di più. Interfaccia labirintica, spot preferiti messi in ordine casuale, abbonamenti pagati a peso d’oro: ok Magicseaweed non era perfetto, ma ci manca. Almeno le sue previsioni venivano elaborate prendendo come riferimento i siti meteo europei. Per l’Italia ad esempio l’algoritmo considerava tra le tante anche le previsioni del Lamma (pure loro ultimamente stanno dando i numeri). Tra i surfer italiani c’è chi invoca Windy come unico credo, ma purtroppo per noi stavolta nemmeno lui ci ha salvati.
Esiste una motivazione precisa?
Proviamo a trovare una spiegazione: Surfline è più indirizzato ad utenti americani o australiani, su questo non ci piove. È più preciso sugli oceani e nei luoghi in cui il surf è maggiormente diffuso. All’inizio del percorso di acquisizione di Magicseaweed, il direttivo aziendale rassicurava i surfisti di tutto il mondo che niente sarebbe cambiato. Sarà vero?
No. Carta canta. Nella sezione “Help & Support” della app ci sono addirittura una serie di risposte che affermano che le previsioni di Surfline siano fatte da esseri umani e non da algoritmi. La prova? Ci dicono di aprire la pagina dello spot e cercare l’analisi dell’esperto, apparirà con tanto di nome e cognome del meteorologo. Ovviamente in nessuno degli spot europei (nemmeno Supertubos che fa parte del circuito mondiale) c’è l’analisi dell’esperto. Altra bugia? “Abbiamo mantenuto il sistema di previsioni più preciso in base ad una stima di attendibilità fatta nel corso degli ultimi anni”. Ovviamente non è vero: il Pontile di Forte dei Marmi, Varazze o Banzai, tra gli spot più famosi, non hanno nemmeno la guida.
A distanza di 3 mesi e dopo averlo provato personalmente in Senegal, Francia, Spagna, Portogallo, Sudafrica ed Italia possiamo affermare che Surfline non ha beccato un canale. Non c’è stato un giorno di onde in cui abbia centrato la previsione, nemmeno per sbaglio. Ci preoccupa molto anche Windy che di solito con i venti era molto attendibile ed ultimamente non ci sta rendendo felici.
La teoria più assurda è che dopo l’accordo raggiunto tra Apple e WSL, Surfline, che è il sistema di previsioni scelto dal Championship Tour, prenda come riferimento principale il meteo dell’azienda di Cupertino. Il collegamento tra le previsioni dell’iPhone e la nuova app di Surfline (ed anche la nuova app per il surf di Apple) è diretto. Così facendo si taglierebbero dei passaggi facendo risparmiare tempo e personale. Ad avvalorare questa tesi le pessime chiamate del WSL che ha dato vita negli ultimi due anni ad un Tour con onde di qualità nettamente inferiori rispetto al solito. Sarà un caso ma da quando il Tour ha cambiato il suo format, le previsioni hanno cominciato a fare cilecca. Altra maledizione?
Teorie cospirative o c’è un fondo di verità?
Potrebbe esserci un fondo di verità e la teoria più probabile sembra essere proprio quella del mal funzionamento degli algoritmi. Il ridimensionamento del personale chiama un maggior coinvolgimento dei processi automatizzati, manca quella sensibilità di analizzare i dati e di dare una giusta interpretazione che solo l’esperienza umana può fornire. Questo vale per tutti i siti di previsioni meteo, non solo per Surfline. Altra teoria urlata a gran voce è quella del cambiamento climatico: in Indonesia lamentano la peggior stagione mai vista, nell’emisfero sud l’inverno tarda ad arrivare. La costa atlantica balla tra mareggiate veloci e piatte interminabili. Può essere che il clima impazzito stia mandando in tilt i centri meteo di mezzo mondo? Più che verosimile.
Secondo Stab, come scritto in un recente articolo, l’intelligenza artificiale potrebbe in futuro fornirci previsioni perfette. Strano ma vero, per due volte in una settimana dobbiamo essere in disaccordo con Stab e pensiamo che sia proprio l’algoritmo calcolato con dati approssimativi a causare i nostri problemi. Dati alla mano, siamo decisamente in un periodo nero per le previsioni meteo del surf. Meno algoritmi più persone qualificate.
Abbiamo chiesto l’opinione ad un Metereologo professionista: Michele Cicoria, il caporedattore di 4surf Magazine ci ha chiarito le idee.
Michele è un professionista del settore specializzato nelle previsioni per allerte meteo e meteo-marine. Il primo mito da sfatare è quello del cambiamento climatico. Benché possa avere un’influenza sugli errori, il suo peso in questione rimane comunque marginale. Ad influire invece in maniera sostanziosa ci sono le grosse differenze tra Oceani e Mar Mediterraneo. Nel Mediterraneo i dati devono essere aggiornate quotidianamente in quanto le perturbazioni temporalesche sono molto incerti e meno attendibili. Avere la possibilità di consultare i dati in tempo reale è un grande vantaggio, ma Surfline che a differenza di Magicseaweed non utilizza centri di previsione europei, molto probabilmente non considererà questa opzione. Come sottolinea Michele, esistono due modelli globali utilizzati per le previsioni: quello americano (GFS) e quello europeo (ECMWF). Tra le due c’è una grossa differenza. L’americano è open source, ovvero gratuito per tutti, quello europeo invece è a pagamento, di qualità e molto attendibile.
Per quanto riguarda windy invece c’è un trick importante. Non fate come me che lo utilizzo solo per lo smartphone. Da desktop ha delle funzioni aggiuntive che ci danno le possibilità di consultare dei modelli molto più precisi e localizzate. Quindi fonti più valide e precise. Nell’ultima mareggiata interessata, potrebbe essere che non abbiano aggiornato i dati e per questo la previsione sia risultata poco precisa. Altro dettaglio molto interessante, come ci dice Michele, noi nel mediterraneo surfiamo dentro il fetch. Quindi ci vuole un’abilità interpretativa molto sviluppata. Ci sono eccellenze italiane che vanno individuate come ad esempio il modello Arpal che è molto più qualitativo rispetto al lamma per il versante Toscano e Ligure.
La generazione dei surfisti moderni sta cambiando e l’abitudine nel consultare sistemi facili ed intuitive ci sta allontanando dallo studio e dalla ricerca. Importantissimo sarebbe valorizzare l’eccellenza italiana in merito, la modellistica nostrana per quanto riguarda le previsioni è ancora inarrivabile.
Un approfondimento sul cambiamento climatico
Il cambiamento climatico non ha rovinato la previsione dei modelli ma ha spezzato gli schemi classici che spesso vedevamo, soprattutto quelli stagionali. Le tipiche perturbazioni del Mediterraneo ultimamente non si sono più verificate con la solita frequenza. Il maestrale ad esempio, che è il vento più frequente ed attendibile e che detta i tempi di inizio e fine di una mareggiata, non colpisce più con la solita potenza e con la solita durevolezza nel tempo. Comunque, nonostante il cambiamento climatico sia del tutto evidente e in atto, scientificamente non ci è possibile ancora formulare teorie precise riguardo il suo impatto sulla climatologia delle onde nel Mediterraneo.