In pochi sanno che il secondo marchio che produce più tavole in Europa è di un imprenditore e shaper italiano, Alberto Galletti. Stiamo parlando di RT Surfboards, società francese attiva ad Anglet dal 2000. Una storia che si discosta dalla solita retorica del fondatore visionario per mettere in evidenza le difficoltà di chi è riuscito a costruire una solida realtà nel mondo del surf: “Quando ho aperto RT non avevo alcun esperienza di impresa, un qualcosa che purtroppo accomuna il 99% delle persone che lanciano ditte come la mia. Chi vuole lavorare nel surf inizia per passione e questo al contrario di quanto si possa pensare è anche un limite. Prendi il mestiere dello shaper: per iniziare a farsi una reputazione è sufficiente una buona manualità, quindi il rischio di adagiarsi e trascurare l’aspetto del business è dietro l’angolo”. Alberto ha ragione e non è banale saperlo spiegare in poche e semplici parole, né tantomeno denunciare una situazione che affligge la categoria dei cosiddetti artigiani del surf. Pochi riescono a rendere la principale fonte di guadagno quello che il più delle volte è un secondo lavoro, un hobby.
La vocazione di Alberto Galletti di RT Surfboards nasce quasi senza motivo nel 1983, a Bologna, quando insieme al cugino matura l’idea di costruire delle tavole. In origine saranno 2 windsurf e 1 surf: “Non sapevamo nemmeno come utilizzarle, non avevamo mai surfato prima” – racconta sorridendo Alberto al podcast. Come caspita poteva venirti in mente di fare surf a Bologna a metà degli anni ’80? Il luogo in cui nasci e il contesto che frequenti crescendo solitamente indirizzano le tue scelte di vita, nel caso di RT Surfboards qualche variabile impazzita deve aver confuso il destino. Magari Alberto avrà tratto ispirazione dalle centinaia di grandi imprese disseminate per l’Emilia-Romagna, terra del saper fare e delle grandi innovazioni industriali nei campi dell’industria e della meccanica. Accanto a Ferrari, Barilla e Ducati…mettici RT.
Cosa ne penserà una persona così concreta e focalizzata sulla produzione dei surfer-shaper? Per disegnare delle ottime tavole bisogna saper surfare bene? “Ma assolutamente no! Ho una formula che riassume perfettamente il mio pensiero: se lo shaper surfa troppo bene vuol dire che non passa abbastanza tempo nella shaping room. Essere bravo a fare surf ti porta a fidarti troppo delle tue sensazioni, e se ti basi solo sul tuo feedback personale finisci per fare tavole che piacciono solo a te”.
Alberto Galletti come altri protagonisti della surfing industry originari del nostro paese, ad esempio i manager Riccardo Giordano e Pio Marasco, ha un passato nel windsurf: “Negli anni in cui sono cresciuto il windsurf era la porta d’ingresso per i boardsports. Grazie a quell’esperienza ho sviluppato una discreta apertura mentale nei confronti di innovazioni, tecnologie e forme sperimentali. Il mondo del surf di contro è abbastanza tradizionalista e chiuso, per cui sembra che tutto quello che si fa al di fuori sia sbagliato”.
È più elegante discutere di qualcosa senza parlarne direttamente, quindi del modo in cui RT interpreta la costruzione di tavole da surf arriviamo per gradi. Ma c’arriviamo perché l’eloquio di Alberto è inarrestabile: “Quello che considero il mio vero lavoro dopo aver shapato diverse migliaia di tavole non è costruire tavole, perché ormai ci riuscirei anche bendato e con un braccio dietro la schiena, ma indirizzare i surfisti verso la tavola più adatta alle loro esigenze”. Il fondatore di RT Surfboards insiste nel dire che i surfisti non sono quasi mai realmente consapevoli delle proprie necessità, anche per questo detesta le modalità con cui i brand leader mondiali presentano e vendono i nuovi modelli di tavole da surf: “Non ha senso fare quei video con i pro, in generale non hanno senso le recensioni delle tavole da surf. Come fai a valutare qualcosa che ha funzionato o non ha funzionato per te che pesi tot kg, sei alto tot cm e sei andato in mare con determinate condizioni? Capisco che le recensioni facciano vendere le tavole, ma non hanno senso”.
Consiglio vivamente di ascoltare l’intervista integrale perché Alberto Galletti mi ha aperto gli occhi su diverse questioni, come anche il fatto che la tavola influisce molto di più sul divertimento e la resa di un praticante medio che sulle potenzialità di uno già bravo e capace: “Per un surfista normale una tavola giusta può far la differenza tra prendere o non prendere le onde”.