Un piccolo manuale del surfista digitale, da portare sempre con sé per evitare di incappare in quei passi falsi social che finiscono per inasprire situazioni di affollamento e localismo. I social sono la rovina del surf: quante volte avete sentito sparare questa frase? Difficile schierarsi perché comunque fai sbagli. Troppo facile dire “è vero” senza risultare ipocriti perché il 95% dei lettori di questo articolo, me compreso, nella loro esperienza hanno in qualche modo tratto vantaggio e/o piacere dalla combo social e surf. È statistica. Non prendiamoci in giro.
Chi si approccia per la prima volta al surf in Italia non è sempre e per forza consapevole di quanto sto per spiegare, quindi spero che oltre all’istruzione culturale portata avanti dalle scuole di surf, anche questo articolo possa risultare utile e fare un giro di gruppi e chat. Cercando di essere meno narcisi e sfoggioni potremmo fare un gesto per la comunità, permettendo a tutti quelli che hanno preso decisioni sulla scorta di passione e studio delle previsioni di godersi in pace la propria giornata di onde.
Senza ulteriori indugi, tre semplici regole di comportamento tra Social & Surf:
1) Non pubblicare storie dal mare il giorno stesso delle onde.
Aspetta la sera oppure il giorno successivo. Chi poteva esserci è già lì, sullo spot. Senza nulla togliere a quelli che avrebbero voluto esserci con tutto il cuore ma sono bloccati per motivi di lavoro o di famiglia, conosco quella bruciante sensazione e non lo augurerei a nessuno. Preferisco quasi non sapere. Arrivare al mare e mettere su Instagram una storia o, peggio ancora, una foto nei gruppi di Facebook popolati da centinaia se non da migliaia di persone è un grave danno. Per te stesso in primis, perché ti stai condannando a prendere meno onde. Meglio cinque reaction e due followers su Instagram oppure cinque onde in più? Fai la tua scelta.
2) Evita assolutamente i geotag.
Conosciamo la meravigliosa sensazione di essere al posto giusto nel momento giusto, è oggettivamente gratificante vantarsi sui social ma non c’è niente di più sbagliato che regalare le coordinate per la felicità al mondo intero. Pensaci due volte prima di scrivere anche civico e cap, piuttosto rimani vago: fallo anche per tutelare te stesso e le tue conquiste.
3) Non pubblicare le previsioni nei giorni prima della mareggiata.
Viviamo attaccati a Magicseaweed, Windy, Lamma, Windfinder e quant’altro. Non nego l’evidenza ma quest’analisi social delle previsioni nei giorni precedenti alla mareggiata o gli screenshot pubblicati per dichiarare il proprio fomento concorrono al problema dell’affollamento. L’ho visto fare anche ad amici che stimo, surfisti molto più esperti e capaci di me. Sulla bilancia di costi e benefici hanno un peso maggiore i costi in termini di persone (magari anche poche eh, non lo escludo) in più che raggiungono lo spot piuttosto che i benefici di notorietà, engagement e seguito social. Per onestà vi dico anche che contenuti come bollettini e previsioni meteo sono davvero molto apprezzati, ne ho avuto conferma lavorando come consulente di comunicazione per alcune importanti scuole di surf in Italia. È più comodo avere un aggiornamento in tempo reale piuttosto che prendersi dei rischi e partire basandosi soltanto sulla propria capacità di lettura. Navigando l’Instagram mi sono perfino imbattuto in una surf school che offre un servizio di “Ufficio Onde”, consulenza e supporto nella consultazione delle previsioni per il surf nelle zone limitrofe. Bene che le scuole si impegnino a trasmettere ai propri allievi nozioni teoriche sulla lettura delle previsioni, ma vendere un servizio a sé stante mi sembra un tantino aggressivo.
Tre semplici consigli per un utilizzo più rispettoso e consapevole di Social & Surf, una combo potentissima e in alcuni casi distruttiva. Ci vediamo al mare.
Ma shhhh…non ditelo sui social!