Il surf alle Olimpiadi è stato da sempre un grande motivo di dibattito tra gli appassionati che inizialmente si sono divisi tra chi sosteneva la sua introduzione e chi fermamente si opponeva, ma intanto siamo giunti alla seconda apparizione della nostra amata disciplina ai Giochi. E non è finita qui: il CIO ha già confermato che anche a Los Angeles 2028 (con possibile introduzione della specialità del Longboard) e Brisbane 2032 il surf farà parte del programma, così come per le Olimpiadi giovanili di Dakar 2026. Se a Tokyo la competizione non ha regalato grosse emozioni per via delle condizioni non eccelse, quest’anno lo spettacolo dovrebbe essere garantito. Le curiosità sono molte ed anche le polemiche non sono mancate. Cerchiamo di fare un quadro completo sul surf alle Olimpiadi di Parigi 2024.
La competizione di surf non si terrà in Francia.
Ma come, le Olimpiadi di Parigi si svolgeranno in una nazione diversa? Ebbene sì. Se nel mondo dello sport internazionale la Polinesia Francese è riconosciuta come nazione a sé stante, per il regolamento Olimpico i territori d’oltremare o le comunità autonome indipendenti che sono sotto giurisdizione di un paese sovrano, dovranno gareggiare sotto bandiera unica. Di conseguenza il paese organizzatore che dispone di territori aldilà dei propri confini è libero di scegliere la località che ritiene più opportuna per svolgere le gare di una specifica disciplina. In questo caso è stata scelta la Polinesia, che fa parte dei territori d’oltremare francesi. Nonostante i cittadini votino il proprio presidente, che a tutti gli effetti governa il paese, rimane legata come “collettività d’oltremare” alla Francia e per questo il governo francese ha potuto sceglierla come campo gara per il surf.
Spiegato in parole povere e per fare un esempio esplicativo, alle Olimpiadi non esistono Inghilterra, Scozia, Galles o Irlanda del Nord, ma gli atleti di queste nazioni gareggiano sotto la bandiera del Regno Unito.
Teahupo’o al posto di Hossegor: perché?
Se ve lo state chiedendo, no, i francesi non l’hanno presa benissimo. Ma nemmeno i tahitiani. L’idea del governo francese, basata sul possibile flop del mare durante l’estate francese e spinta da quel pizzico di presunzione che contraddistingue il popolo transalpino, non è stata accolta in maniera positiva e si è trascinata dietro un sacco di polemiche. Hossegor, che da qualche anno ha perso la tappa del WCT, si è vista sfilare da sotto il naso l’opportunità di rilanciare la propria immagine e di rinvigorire l’economia del surf locale. I surfisti del posto hanno visto infrangersi il sogno di poter conquistare una medaglia sulle spiagge di casa ed il popolo francese di poter supportare i propri beniamini a Km zero.
Dall’altra parte del mondo, a migliaia di chilometri di distanza, i tahitiani hanno preso la decisione del CIO come una mancanza di rispetto e come un offesa alle tradizioni e alla cultura locale. Oltre che non poter far gareggiare i propri atleti sotto bandiera polinesiana, il piano iniziale prevedeva la costruzione di strutture moderne in grado di poter ospitare il carrozzone olimpico e di garantire il massimo comfort ai visitatori dell’isola. Tutto il malumore è sfociato in un fiume di proteste, con tanto di manifestazioni e di campagne social dove gli atleti in primis si sono schierati contro la decisione presa dal Comitato.
Da promozione turistica ad evento super esclusivo, il passo è stato breve.
Già perché l’idea del governo francese era quella di promuovere grazie all’avvento dei Giochi il turismo verso questa paradisiaca destinazione, che solitamente era rivolto ad un pubblico elitario o molto di nicchia. Niente da fare. Le strutture ricettive non si faranno e la nave da crociera ipotizzata per staff e atleti non sarà presente. Il piccolo villaggio di Teahupo’o non è in grado di soddisfare l’elevata richiesta prevista ed i surfisti che prenderanno parte ai Giochi si sono accordati con largo anticipo con le strutture locali mandando di fatto tutto sold out. Ma la notizia clamorosa è arrivata a pochissimi giorni dall’inizio della competizione.
Niente pubblico.
Olimpiadi senza pubblico? Ma com’è possibile? Quando il CIO ha deciso di organizzare i giochi a Tahiti, probabilmente non ha pensato al fatto che per assistere alla manifestazione ci fosse bisogno di uno spazio ben definito ed accessibile e che soprattutto garantisse misure di sicurezza soddisfacenti. A Tahiti, ovviamente, è impossibile rispettare questi requisiti. L’unico modo per assistere allo spettacolo delle onde è dal canale dove si piazzano i barchini durante le giornate di mareggiata.
Vi immaginate che caos se tutti parcheggiassero lì la loro imbarcazione per assistere alla gara? Per risolvere il problema, l’accesso al campo gara sarà riservato solo agli atleti, allo staff e agli accompagnatori. Inoltre nessuno degli ammessi avrà la possibilità di divulgare immagini attraverso i social network, salvo autorizzazioni speciali emesse dal Comitato. Un vero e proprio embargo disposto per salvaguardare l’esclusività dell’evento e i diritti delle emittenti televisive.
Niente adesivi sulle tavole alle Olimpiadi del Surf.
Altro fatto curioso che contraddistingue il surf alle Olimpiadi è il divieto assoluto per gli atleti di mettere in mostra i propri sponsor. Ma perché? Ci sono delle linee guida molto ferree a cui attenersi ed un regolamento rigidissimo in merito alle sponsorizzazioni.
Le Olimpiadi sono da sempre l’evento più seguito della storia e questo fa sì che gli spazi pubblicitari vengano venduti a cifre stratosferiche. Per questo gli unici brand che possono apparire sono i partner della manifestazione, esclusione fatta per i supporter tecnici degli atleti che previa richiesta anticipata avranno diritto a rimanere sulle divise e sull’attrezzatura degli sportivi. Nel caso del surf quindi, tavola e muta potranno avere il logo, ma solo ed esclusivamente quello del produttore materiale dell’attrezzo. Addio quindi ai vari Red Bull, Quiksilver, Billabong ecc.
Festeggiano invece gli atleti sponsorizzati dal produttore di birra Corona che con una mossa geniale ha reso il marchio CERO (zero alcol) sponsor dell’evento. Infatti se tramite i social e gli eventi sportivi non è possibile fare promozione di prodotti alcolici o di tabacco, non c’è divieto per bibite analcoliche, categoria nel quale rientra la birra Corona Cero.
Scelta politica o mossa strategica?
Se alla luce del sole è stato dichiarato che la scelta è stata presa per ragioni di promozione territoriale, la realtà potrebbe nascondere qualcosa di diverso. È vero che anche in assenza di pubblico, le immagini di Tahiti saranno trasmesse in mondo visione. È vero anche che Air France, supporter delle Olimpiadi, ha stipulato offerte per raggiungere la Polinesia che rimarranno attive per tutto il 2024 e fino al 2025. Ma è anche vero che nessuno conosce meglio l’onda di Tahiti come i locali e guarda caso i polinesiani gareggeranno proprio sotto bandiera francese.
Negli ultimi anni i polinesiani, sempre poco presenti nel CT, durante le loro apparizioni a Teahupo’o come wildcard hanno dimostrato di essere competitivi ed hanno messo in difficoltà i surfisti migliori del mondo. Un’onda difficilissima da capire, per cui giocare in casa potrebbe garantire alla Francia due preziosissime medaglie. Le wildcard scelte che di diritto spettano ai francesi come paese ospitante, sono proprio due polinesiani: Vahine Fierro, vincitrice dell’ultima tappa del mondiale a Tahiti, e Kauli Vaast, che in carriera ha già raggiunto i quarti di finale qui e fu sconfitto proprio dal nostro Leo Fioravanti.
Come funzionerà la gara? Regolamento e programma del Surf alle Olimpiadi.
Il regolamento sarà identico a quello della WSL del post Mid-season cut. Si partirà con 8 heat composte da 3 surfisti ciascuna. Il primo classificato di ogni heat avanzerà direttamente ai sedicesimi di finale mentre il secondo ed il terzo finiranno all’elimination round. Una volta definito il quadro completo degli atleti si proseguirà con heat 1vs1. In semifinale i primi due atleti accederanno alla finale per l’oro, mentre i secondi gareggeranno nella finale per il bronzo. Il criterio di giudizio sarà quello utilizzato nella WSL mentre i giudici saranno un mix tra quelli del WCT e dell’ISA.
Il waiting period previsto è di 10 giorni, dal 27 luglio al 5 agosto, contrariamente da quanto specificato sul sito Olimpico. Il programma ufficiale infatti si basa sul palinsesto televisivo, ma l’imprevedibilità delle condizioni meteo marine non permette di stabilire una data precisa. La speranza è che gli obblighi contrattuali di trasmissione non influiscano troppo con la chiamata della competizione. I giorni previsti dal palinsesto sono 5, ma per lo svolgimento effettivo dovrebbero bastarne 3.
Il sorteggio ed il pronostico.
Partiamo mettendo le mani avanti: il metodo con cui è stato effettuato il sorteggio non è molto chiaro. Il livello in gara è di assoluto prestigio ed ogni heat si preannuncia combattuta e con almeno un nome illustre a rischio eliminazione. Il nostro Leonardo Fioravanti sarà l’ultimo a scendere in campo, ad attenderlo ci sono Rio Waida, suo avversario già nel CT e Reo Inaba, giapponese che ha guadagnato un pass grazie alla vittoria della sua nazionale al mondiale ISA del 2022.
In molti pensano che gli atleti provenienti dalle categorie sottostanti al World Tour faranno fatica, soprattutto nel girone femminile dove alcune delle partecipanti non risultano all’altezza di un’onda che potrebbe diventare davvero pericolosa. Il complicato sistema di qualificazione infatti dò la possibilità anche ad atleti di seconda fascia di potersi guadagnare uno slot Olimpico. Occhi puntati anche su Filipe Toledo, che quest’anno dopo un misterioso mal di pancia alle Hawaii ha annunciato il ritiro stagionale, dichiarando poi di aver subito un burnout agonistico e di aver bisogno di staccare. Il campione del mondo in carica è famoso per le sue figuracce a Tahiti, lo scorso anno uscì dalla competizione addirittura senza prendere un’onda. Teahupo’o è famosa per essere un’onda che non perdona, se le condizioni saranno pesanti ci sarà sicuramente da divertirsi.