di Matteo Tanganelli
Sono ormai passate più di due settimane dalla conclusione della gara ma il Surf Ranch Pro continua a far parlare di sé. La competizione, ospitata da Kelly Slater nella sua incredibile wavepool, è infatti un evento unico all’interno del panorama WSL, e anche quest’anno lo spettacolo messo in scena dei migliori del mondo ha fatto saltare dalla sedia tutti gli appassionati di surf. Come per ogni evento internazionale, da giudice FISW e Surfing England, appena ho un momento libero mi connetto alla diretta streaming per godermi lo show e al contempo tenermi allenato come giudice.
Il Surf Ranch Pro è uno degli eventi più complicati da giudicare vista la quantità e la qualità di manovre eseguite su onde sempre uguali e perfette. L’occhio del giudice deve essere quindi attento ad ogni singolo dettaglio, in cerca di piccole differenze sufficienti a decretare qualche decimo di punto di distacco tra un’onda e l’altra. Giudicare nell’oceano è certamente più facile: le onde, mai uguali, hanno un potenziale differente per l’atleta che è chiamato a fare del suo meglio con ciò che in quel momento gli viene concesso dalla natura.
Nonostante i vincitori Carissa Moore e Griffin Colapinto abbiano surfato a livelli incredibili – e vinto con merito a mio parere – , la difficoltà nel valutare questo contest porta necessariamente ad incomprensioni e polemiche che anche quest’anno non sono mancate. Il 3 volte campione del mondo Gabriel Medina al termine della gara ha attaccato la WSL e i giudici con uno sfogo che ha messo in luce le ragioni per cui questo sport è di così difficile interpretazione. Le forti affermazioni di uno dei più importanti membri della Lega hanno inoltre portato il CEO della WSL, Erik Logan, a dover intervenire per tutelarla.
Medina chiede in primis chiarezza sul sistema delle votazioni, ritenute da lui inadeguate rispetto a questo particolare tipo di contest, e denuncia poi la poca apertura al dialogo e la tendenza dei giudici a favorire uno stile di surf tradizionale. Medina definisce questo modo di surfare “più facile” rispetto a quello moderno che invece potrebbe a suo modo di vedere valorizzare appieno un’onda artificiale: per questo, conclude il numero 10 del CT, bisognerebbe premiare chi rischia.
Come funziona un surf contest? Il brief pre-gara
Ma andiamo più nel dettaglio. Riguardo al sistema di voto è giusto sapere che all’inizio di ogni competizione viene fatto un brief con giudici, atleti e coach, in cui vengono evidenziati i criteri di valutazione. Ogni atleta ha il diritto e l’opportunità di esporre i propri dubbi alla giuria in quel momento, in modo da iniziare la competizione sulla stessa lunghezza d’onda. Le linee guida date ai giudici, valide per le competizioni di surf in tutto il mondo, sono di premiare la varietà, la radicalità e l’innovazione, di modo che questa sia sempre incoraggiata, perché il surf è uno sport in continua evoluzione.
Ma anche durante e al termine della competizione gli atleti hanno la possibilità di chiedere chiarimenti sulle votazione, una cosa che spesso avviene anche in contesti molto più piccoli come nel nostro tour italiano: il dialogo è quindi sempre incoraggiato ed accettato, purché ci si interfacci con educazione e rispetto. Quindi Medina, con il suo atteggiamento polemico, ha purtroppo fatto un buco nell’acqua, ma può ugualmente portarci a riflettere se una competizione come questa debba essere giudicata con gli stessi criteri di una tappa svolta in un ambiente tradizionale come l’oceano. Forse si dovrebbe accettare che il Surf Ranch Pro sia un unicum, un contest più simile agli X-Games di skate piuttosto che ad un surf contest.
Strizzare l’occhio al grande pubblico o preservare col rischio di rimanere piccoli?
Per quanto riguarda invece il secondo punto toccato da Medica, ovvero il futuro del surf, si tratta sicuramente di un tema più interessante e costruttivo, e averlo sollevato nella tappa in assoluto più futurista del circuito è stata sicuramente una mossa astuta. Medina, per trovare supporto nella sua invettiva contro i giudici, si rivolge al grande pubblico, fatto di neofiti e meno esperti che seguono competizioni di questo tipo solo per essere meravigliati da incredibili manovre, come aerial due metri fuori dall’acqua, che sembrano impossibili da realizzare. Le manovre tradizionali – layback, carve, off the lip, cut back – non possono sicuramente essere apprezzate allo stesso modo da un pubblico che va cercando visualizzazioni e condivisioni su Instagram, TikTok e Youtube.
Il futuro del surf è restare uno sport di nicchia, fatto solo per chi lo capisce, oppure uno spettacolo per tutti? Come avrete capito, queste sono domande fondamentali per una lega sportiva in continua espansione e la cui popolarità aumenta di giorno in giorno. Sicuramente alcuni atleti vogliono che si vada in una direzione più futuristica e meno tradizionale, che renda il surf uno sport per il grande pubblico – e di conseguenza con un maggior giro di views, sponsor e contratti -, mentre altri restano attaccati all’idea della cultura surfistica tradizionale preservando questo sport da una diffusione di massa.
Bisogna tenere a mente che si tratta pur sempre di una competizione sportiva e come tale fatta di regole che devono essere chiare e da tutti condivise. Da giudice comprendo benissimo però che rimanere imparziali ed oggettivi in uno sport fatto di emozioni forti è molto difficile, ci vuole allenamento e disciplina, e non ho dubbi che come nella WSL militano i migliori atleti al mondo, lo stesso vale per chi li giudica.