C’è un fascino unico nel suono delle pagine di una rivista che sfogliano, un rumore che si unisce alla sensazione tattile della carta, portando con sé un’ondata di nostalgia ed autenticità. Il nostro primo grande progetto con tuttologicsurf è stato proprio quello di riportare in vita una rivista cartacea, un’utopia analogica in un’epoca digitale. Il tempo è galantuomo e grazie al vostro supporto alla fine ci ha dato ragione: dopo tre anni e tre volumi, sono ben oltre 1000 le copie di AQVA appoggiate su qualche tavolo o nelle librerie delle vostre case.
Ma quando la rivista in questione è Surfer Magazine, il cuore di ogni surfista batte un po’ più forte. Dopo anni di assenza, la notizia che Surfer tornerà a stampare una versione cartacea è come il ruggito lontano dell’oceano che preannuncia un set di onde perfetto. È un ritorno al passato, un abbraccio a quel mondo analogico che ha plasmato generazioni di amanti del surf, mantenendo viva la fiamma della passione per il mare. Un faro di cultura in mezzo ad un mare minacciato da una tempesta di ignoranza e contenuti di poca qualità.
La temporanea chiusura nel 2020 e un ritorno tanto atteso.
Nata nel 1960, la rivista Surfer Magazine ha rappresentato per decenni la risposta ad a tutte le domande di chi cercava non solo di cavalcare le onde, ma di comprendere l’essenza di un lifestyle che va ben oltre il semplice sport. Fondata da John Severson, la rivista si è subito distinta per la qualità delle immagini e la profondità degli articoli. Le storie di Surfer Magazine riuscivano a catturare lo spirito libero e avventuroso che un tempo caratterizzava il surf.
Per oltre 60 anni, Surfer ha raccontato le avventure di surfisti leggendari, di onde epiche e di paradisi nascosti, offrendo a chi la sfogliava un biglietto per un viaggio mentale verso l’oceano, anche quando le onde erano lontane. Nel 2020, quando l’editore decise di sospendere la pubblicazione, fu come se un capitolo importante della storia del surf si fosse chiuso, lasciando un vuoto difficile da colmare.
Eppure, come ogni surfista dopo un wipe-out, la rivista è tornata a galla, più forte e impetuosa che mai. La decisione di riportare Surfer Magazine in edicola segna un momento cruciale per la comunità dei surfisti di tutto il mondo. È un ritorno alle origini, una rinascita di quell’arte della stampa che, nel corso dei decenni, ha contribuito a diffondere e a cementare la cultura del surf.
L’Importanza delle riviste di surf.
Per comprendere a fondo l’importanza del ritorno di Surfer Magazine, bisogna fare un passo indietro e considerare il ruolo che le riviste di surf hanno avuto nella crescita culturale e nella diffusione di questo sport. Negli anni ’60 e ’70, quando internet era ancora un’idea lontana ed i social media non esistevano, le riviste di surf erano per chi viveva lontano dalla costa l’unica finestra aperta sul mondo delle onde e dei surfisti. Cinema a parte, con le pellicole che dalla fine dei ’70 iniziavano a trattare la tematica, il surf nella cultura pop veniva strumentalizzato per fare propaganda a favore delle teorie conservative americane, secondo cui i giovani surfisti e skater erano perdigiorno patentati e dei vagabondi lanciati sulla strada del crimine e della perdizione.
Impossibile dimenticare i momenti passati nei primi anni 2000 a sfogliare le pagine delle riviste e sognare posti lontani seduti al bancone del nostro surf shop di fiducia. Le immagini patinate di Surfer Magazine diventavano icone culturali, appese sui muri delle camere di giovani sognatori, mentre le storie di leggende come Gerry Lopez, Laird Hamilton e Kelly Slater ispiravano nuove generazioni a imbracciare la tavola e a sfidare l’oceano.
Ma non si trattava solo di uno sport: attraverso i loro articoli, le riviste di surf come Surfer hanno contribuito a definire un vero e proprio stile di vita, fatto di rispetto per la natura, ricerca dell’avventura e connessione profonda con l’ambiente marino. Questo legame tra surf e cultura è ciò che ha reso il surf un fenomeno globale, influenzando anche la moda, l’arte e la musica.
Le riviste di surf sono state testimoni silenziose dei cambiamenti climatici, delle battaglie ambientaliste e delle evoluzioni tecniche del surf, documentando con precisione e passione ogni passo in avanti compiuto dalla comunità surfistica.
Il fascino dell’analogico.
Nell’era del digitale, dove tutto è immediato e spesso effimero, il ritorno di una rivista cartacea come Surfer rappresenta un gesto quasi rivoluzionario. È un richiamo a una lentezza perduta, a un tempo in cui ci si sedeva su una spiaggia o in un caffè a sfogliare le pagine, a lasciare che le parole e le immagini ci trasportassero altrove. È un modo per ritrovare il contatto con quella fisicità che la carta sa offrire, una qualità tangibile che lo schermo di un computer o di un telefono non potrà mai eguagliare.
Surfer Magazine, con il suo ritorno in stampa, diventa quindi un simbolo di resistenza e di rinascita. È la prova che certe storie devono essere raccontate in un formato che sappia durare nel tempo, che sappia entrare nelle case e nei cuori delle persone. La scelta di ritornare alla stampa non è solo un’operazione nostalgica, ma una dichiarazione d’amore per il surf e per tutto ciò che rappresenta.
Il sogno continua: ottenere la copertina di Surfer Magazine è tra gli onori più grandi del surf.
Per ogni surfista, finire sulla copertina di Surfer Magazine è sempre stato il coronamento di un sogno. È un riconoscimento che va oltre la semplice performance, è un sigillo di approvazione da parte della comunità surfistica globale. Apparire su quella copertina significa entrare a far parte di un’elite di atleti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del surf.
Con il ritorno di Surfer Magazine, questo sogno può continuare. La possibilità di vedere la propria immagine immortalata su una copertina, di quelle che finiscono appese sui muri o custodite gelosamente come cimeli, è un pensiero che alimenta l’ambizione di surfisti di ogni età. È una promessa che, anche in un mondo in cui l’immagine sembra fugace e destinata a svanire in un feed dei social media, ci sono ancora spazi dove il tempo si ferma e la gloria diventa eterna.
E ora che la rivista è tornata, l’idea di poter vivere quel momento, di vedersi riconosciuti da una delle pubblicazioni più iconiche al mondo, rappresenta una nuova fonte di ispirazione per la comunità surfistica globale.
Un bel segnale per l’economia del surf.
Dietro al ritorno di Surfer Magazine c’è la mano di ArenaGroup, già titolare di Skateboarder Magazine, di Fashionista e soprattutto di Men’s Health. L’azienda ha saputo riconoscere il valore intrinseco di questo storico brand. L’acquisizione di Surfer Magazine da parte di un gruppo di rilievo nel mondo dell’editoria mondiale rappresenta un segnale importante per l’intera economia del settore, che come abbiamo detto sta vivendo una profonda crisi. Questa operazione non è solo un investimento commerciale, ma un atto di fede nel potenziale di un mercato che, pur attraversando fasi di trasformazione, continua ad affascinare.
La società che ha deciso di riportare in vita Surfer Magazine non si limita a capitalizzare su un nome storico, ma si propone di rivitalizzare un’intera cultura, consapevole del potere evocativo e ispirazionale che una rivista come questa può avere. In un contesto economico globale in cui il surf è ormai un’industria multimiliardaria, con brand e sponsor che si contendono il favore di un pubblico sempre più vasto, la decisione di rilanciare Surfer è un forte messaggio di fiducia nel futuro di questo settore.
Surfer Magazine, infatti, non è solo una rivista, ma un faro culturale, capace di influenzare mode, tendenze e persino la direzione in cui l’industria del surf si muove. Una conferma del fatto che, nonostante l’avanzata del digitale, c’è ancora spazio per i formati tradizionali, per le storie ben raccontate e per un pubblico che cerca autenticità.
Un nuovo capitolo.
Mentre i lettori si preparano ad accogliere nuovamente Surfer Magazine nelle loro mani, c’è la consapevolezza che questo ritorno rappresenta molto più di una semplice pubblicazione. È un invito a riconnettersi con l’essenza del surf, a riscoprire il piacere di immergersi in storie ben raccontate e in immagini che catturano la magia dell’oceano.
In fondo, il surf è sempre stato una questione di equilibrio – tra uomo e natura, tra velocità e lentezza, tra istinto e tecnica. E in un mondo sempre più digitale, il ritorno di Surfer Magazine ci ricorda che anche nella modernità più frenetica, c’è ancora spazio per la bellezza dell’analogico, per una pausa meditativa tra le pagine di una rivista che ha fatto la storia del surf e che, ora, è pronta a scriverne un nuovo capitolo.