Diciamocelo, la lega mondiale del surf ha passato momenti migliori. Già nel vortice delle critiche per aver introdotto modifiche al format che pochi hanno digerito, il direttivo della WSL continua ad infilarsi in situazioni decisamente scomode. Se la situazione a Tahiti era già calda a causa delle Olimpiadi, la scelta delle wildcard ha scaldato ulteriormente gli animi. Ma analizziamo la faccenda dal principio.
Wildcard: che cos’è?
Una wildcard è una sorta di biglietto bonus che permette ad un surfer che non è qualificato di diritto al Championship Tour di prendere uno dei due posti lasciati liberi da regolamento per ogni singolo contest. Ai due atleti selezionati si aggiungono anche le injury wildcard, quegli inviti di emergenza assegnati per sostituire defezioni dell’ultimo minuto dovute a degli infortuni.
Come funziona l’assegnazione delle wildcard?
Bella domanda. La risposta più esaustiva è la seguente: a sentimento. Non c’è infatti un iter preciso che regola l’assegnazione di una wildcard. Esiste in realtà una lunga e complessa lista di fattori che dovrebbero concorre ad una classifica meritocratica:
- Mondiali vinti
- Tappe di circuito vinte
- Presenze totali nel mondiale
- Posizione raggiunta nel mondiale precedente
- Posizione attuale nel mondiale da partecipante come wildcard
- Posizione attuale nel Challenger Series
- Provenienza dell’atleta
- Sponsor dell’atleta
- Vittoria dei trials di tappa
Basta leggere questa lista di punti per rendersi conto che nel sistema di assegnazione delle wildcard convivono diverse contraddizioni. Ad esempio chi vince i trials di tappa non sempre riceve l’assegnazione dello slot.
Alla fine decidono sempre gli sponsor
Arriviamo al punto. Come spesso accade alla fine ad assegnare le wildcard sono gli sponsor. Dei quattro posti liberi per Teahupo’o 2022 soltanto due sono stati assegnati ad atleti locali. Considerando il lustro di questa gara che spesso è stata teatro di battaglie epiche per l’assegnazione del titolo, una gara che viene disputata in uno degli spot più iconici del surf mondiale, al pari di Pipeline, la decisione di non assegnare gli spot ai giovani Tahitiani ha scatenato un putiferio.
Chi è stato scelto per Teahupo’o 2022?
Il primo posto è stato assegnato dallo sponsor dell’evento (Outerknown, il brand di Kelly Slater) a Nathan Edge, surfista storico ma non di primo pelo che ha militato diverse stagioni nel Championship Tour. Se ne poteva fare a meno? Beh, considerando che Teahupo’o è una seconda casa per lo zio Kelly, scegliere di supportare un giovane locale piuttosto che un australiano stagionato sarebbe stato sicuramente un gesto gradito. Secondo posto va di diritto a Yago Dora che per via di un serio infortunio al ginocchio aveva saltato parte della regular season. Terzo posto assegnato a Michel Bourez, che non ha partecipato ai trials ma è stato scelto come locale da parte del WSL. Quarto posto assegnato a Kauli Vaast, vincitore dei trials. E qui casca l’asino. Di nuovo.
Il disagio delle Olimpiadi di Parigi 2024
Come saprete il comitato olimpico francese ha scelto proprio lo spot di Teahupo’o come campo gara per il surf alle Olimpiadi di Parigi 2024. Visto che la Polinesia è territorio d’oltremare francese, il comitato ha accolto la richiesta. I requisiti per disputare le Olimpiadi però implicano la costruzione di infrastrutture moderne vicino ai siti di svolgimento delle gare. Il governo francese ha quindi deciso di costruire le strutture di accoglienza di atleti e staff all’interno del villaggio di Teahupo’o. Che c’è di male direte voi? Se non siete pratici di Teahupo’o e dell’isola di Tahiti, ve lo spiego subito. Sull’isola esiste una sola strada circolare, che segue il profilo della costa con un percorso ad anello. Esclusa la città di Papeete, tutti i villaggi sono posizionati lungo questa strada che termina proprio in corrispondenza del fiumiciattolo che divide il villaggio di Teahupo’o in due. Per arrivare nella zona delle abitazioni c’è un piccolo ponticello che si può attraversare soltanto a piedi. Il governo francese vorrebbe allargare il ponte, renderlo carrabile, ed allungare la strada per agevolare il raggiungimento di un resort di lusso. Una “piccola” rivoluzione urbana che però avrebbe un impatto enorme sull’aspetto di un villaggio che è così da sempre.
Non bastasse questo, il Comitato Olimpico non riconosce sportivamente la Polinesia come nazione a sé stante. Nonostante la moneta locale autonoma e una propria amministrazione, i tahitiani sono costretti a gareggiare sotto bandiera francese. Secondo il regolamento CIO, la nazione ospitante ha diritto a due wildcard per le Olimpiadi, ma essendo la Francia il paese organizzatore, i tahitiani dovranno vedersela con la Fédération Française de Surf per sperare di ottenere dei pass. Va specificato che le federazioni di surf di Francia e Tahiti sono storicamente separate ed indipendenti, tant’è che i surfisti dell’arcipelago nei circuiti WSL ed ISA gareggiano sotto la bandiera polinesiana. Un grande equivoco permesso dal surf nell’era pre-olimpica. Ma adesso come se ne esce?
Il Caso Avvenenti
Durante l’ultimo raduno della nazionale francese che si sta spesso allenando in Polinesia, la federazione transalpina ha limitato l’accesso agli spot dove si stavano allenando gli atleti bleus proibendo anche a tutti i locals la pratica del surf. Lorenzo Avvenenti, leggendario surfer di Teahupo’o, era stato autorizzato a surfare, salvo poi essere escluso dai trials come punizione per aver “disturbato e creato situazioni di disagio alla nazionale francese”. Qui entra di nuovo in gioco la WSL che di fatto dovrebbe organizzare autonomamente i trials, ma senza battere ciglio accetta l’imposizione francese e “per punizione” lascia fuori Avvenenti dalle qualifiche. A questo punto tutti i surfisti locali hanno alzato la voce minacciando di interferire con il regolare svolgimento dell’ultima tappa del mondiale, che comincia proprio in questi giorni.
Conclusione
La tappa di Teahupo’o ha messo in mostra molte incongruenze sia nei regolamenti che nell’amministrazione. Le problematiche emerse non riguardano soltanto il WSL, che agisce fondamentalmente come un’azienda privata, ma soprattutto l’ISA, l’ente sportivo no profit che dovrebbe garantire uguaglianza e pari opportunità a tutti gli atleti. Sottolineiamo che proprio all’ISA è affidata la gestione del surf olimpico.
Mancano ancora molti passi da percorrere per integrare la storia del surf nel sistema olimpico, che ha regole cementate in più di cent’anni di storia. Per quanto riguarda il WSL invece, forse i passi da percorrere sono a ritroso.