Il Portogallo a Marzo ci va giù pesante sul fisico e sulla mente. È faticoso, impegnativo, assorbe le tue energie e ti lascia stremato a fine giornata. Per il secondo anno consecutivo durante il Pro Portugal, unica tappa europea del Championship Tour, le condizioni del mare sono state critiche. “Se non ci fosse stata la gara, oggi nessuno si sarebbe buttato: Supertubos sarebbe uno spot vuoto”, commentava Roby D’Amico il giorno dell’eliminazione di Leo Fioravanti osservando la situazione dall’alto della mega-struttura (si vocifera che una tappa del CT costi circa 10 milioni di euro) allestita dalla World Surf League. Invece oltre a 4 surfisti contemporaneamente in acqua (per accorciare i tempi e sfruttare i “momenti favorevoli” la WSL è stata costretta a svolgere 2 heat alla volta) c’erano soprattutto 45.000 persone sulla spiaggia. Un fiume di gente arrivata dalle grandi città per passare una domenica di sole diversa dal solito.
Fatto salvo il weekend, rispetto al 2022 abbiamo comunque notato un calo di presenze: alla gara come sulle lineup di Peniche e Baleal. Forse chi poteva decidere all’ultimo si è fatto scoraggiare dalle pessime previsioni del mare. Come dargli torto? Stavolta almeno il freddo – non l’umidità – ci ha lasciati in pace. Peniche è allo stesso tempo un luogo triste e fortunato: se non fosse per il surf, questo paesino potrebbe entrarti in testa soltanto attraverso le vie nasali. La puzza di pesce che si respira in zona ti disturba le prime volte ma poi ti ci abitui, e quasi la accetti, fa parte del brand Peniche. Come i negozi dei grandi marchi di fast fashion dove c’è sempre lo stesso profumo, ovunque tu sia nel mondo. In ogni caso alla fine nonostante l’umidità, la pioggia, la nebbia, il tanfo e le settimane col vento da mare si torna sempre a Peniche. Siamo anche incappati in diversi ragazzi originari dei più svariati paesi d’Europa che hanno deciso di vivere qui. Ho provato a chiedergli come mai non ad Ericeira, che per me batte Peniche 10 a 0, e molti oltre a difendere la località delle onde tubanti e delle industrie ittiche a spada tratta, evidenziavano giustamente il minor costo degli affitti.
Tempo di firme e nuovi sponsor
Giornate importanti in Portogallo per Leonardo Fioravanti, Roberto D’Amico e Rocco Rigliaco. Tutti e tre hanno firmato delle belle partnership nel corso dell’ultima settimana portoghese: di Leo e K-Way si è visto già molto sui social (l’intervista che abbiamo realizzato con Lorenzo Boglione, Presidente del gruppo proprietario di K-Way, uscirà presto sul sito), mentre chi segue il profilo @rockismo gestito da Alessandro, papà di Rocco, saprà che il piccolo surfista nato ad Aosta (fa stranissimo, sì) e che con la famiglia si divide tra Cervinia, Fuerteventura e Bali è entrato nel team europeo di Quiksilver. Consigliamo di sfogliare con attenzione le foto qui sotto perché potrebbero sbloccarvi un ricordo.
Anche sulla tavola di Roby è apparso un nuovo adesivo tra le dune portoghesi. Non è apparsa ancora alcuna comunicazione ufficiale sul suo profilo Instagram quindi niente spoiler, i curiosi (come me) dovranno giocare ad “Indovina Chi?”. Tornando a Leo, c’è un’altra novità ancora in sordina ma già alla luce del sole. Guardate quella scritta verde sul rail della sua Bradley, Tokfish.io. Provando a googlarlo rimarrete a bocca asciutta perché non esistono informazioni sull’esistenza di questa azienda / progetto. Da quanto abbiamo appreso, si tratta (come lascia intendere anche il dominio .io) di un progetto di cryptovalute.
Joao Chumbinho remember the name
Ah già, la gara. Cos’è un recap di un viaggio in Portogallo per seguire il Pro Portugal senza un commento della gara? Una roba diversa, magari anche interessante. Non come Jack Robinson che continua a fare finali e confermarsi in lycra gialla. Confesso che Robbo mi è andato sulle scatole dopo Make or Break 2, troppo freddo e distaccato, con quell’aura un po’ soldatino un po’ secchione che crea distacco. Per fortuna quindi ha perso contro Joao Chianca, che con questo successo forse si è già liberato dell’etichetta dell’outsider. Fortissimo: ero in acqua con lui a Pico da Mota e mi ha realmente impressionato, ho consigliato agli amici che fanno il Fantasurf di metterlo in squadra. Peraltro, altro fatto curioso, per il primo volume di AQVA Magazine (che tornerà a Giugno 2023) avevo scritto una sorta di racconto dal futuro in cui prevedevo una finale al Pro Portugal tra Leo Fioravanti e Joao Chianca. L’articolo si concludeva con il countdown prima dell’inizio della heat decisiva per il titolo. Se mi fossi giocato Chianca avrei vinto una bella scommessa.
Durante il Pro Portugal ho avuto l’opportunità di scambiare quattro parole con Adriano De Souza, che rispondendo alla domanda di una persona della Fisw presente in quel momento diceva di non aspettarsi un grande futuro per la nazionale brasiliana di surf. Secondo il coach azzurro: “Come l’Italia del calcio ha avuto una generazione con Baggio, Maldini, Totti, così la brazilian storm si è fondata su di me, Gabriel (Medina), Filipe (Toledo), Italo (Ferreira). Ma i rappresentanti della nuova generazione del surf brasiliano non hanno così tanto talento”. Toledo è del 1995, Ferreira del 1994 e Medina del 1993. Joao Chianca è del 2000. Fino al 2000 mi pare che il Brasile sia coperto, poi si vedrà. Sicuramente devo fidarmi di Adriano perché appena lo senti parlare di surf e dintorni capisci che è arrivato il momento di tirare fuori l’iPhone – o la Moleskine, per chi la usa – e prendere appunti.