Il nome di Victor Bernardo è arrivato all’attenzione del grande pubblico relativamente di recente, mentre agli occhi di addetti ai lavori e accaniti seguaci delle serie minori della WSL il suo speciale talento brillava da tempo. L’ascesa di Victor è legata ad Album Surfboards, che inserendo il 27enne brasiliano in un team ricco di stelle del free surf (Josh Kerr e Asher Pacey su tutti), gli ha dato un boost di visibilità incredibile sui social, come su YouTube. Un aiuto decisivo, ammette Bernardo stesso, ma il suo successo ha radici ben più profonde.
Di tutte le interviste realizzate in California a febbraio 2024, quella con Victor Bernardo è stata decisamente la più emozionante. Ai nostri occhi è un idolo, un gatto sulla tavola, un surfista che si sta mettendo sulle orme di Mikey February. Per classe, movenze, fisionomia e carisma. Victor è una persona calma ma ostinata come si evince dall’intervista in audio (su Spotify) e video (su YouTube), ma anche dalla trascrizione in italiano che troverete qui sotto. Dal primo giorno in cui gli abbiamo scritto si è mostrato entusiasta di conoscerci e di potarci a surfare. Ci ha aperto le porte della sua piccola casa ad Oceanside con la dolcissima moglie Johnni, che ci ha accolti con dei cookies cucinati da lei per l’occasione: “Non potevo ricevere degli ospiti venuti da così lontano a mani vuote”.
Victor partiamo dall’inizio: raccontami di quando eri piccolo in Brasile.
Sono cresciuto in una favela chiamata Vila Baiana, a Guaruja. Vivevo lontano dal mare infatti andavo a surfare in bici con mio fratello: uno pedalava e teneva le tavole, l’altro il manubrio. Anche mia madre si assicurava che avessi sempre la tavola pronta dopo scuola, la mia famiglia è stata di grande supporto. Non avevamo molto e per questo sono cresciuto sperando un giorno di potermi occupare della mia famiglia grazie ai soldi che avrei guadagnato con lo sport.
Quindi come tanti altri brasiliani della tua generazione ti sei messo a far gare?
Sì e ne vincevo anche. Ho messo da parte qualche soldo per seguire i QS, all’inizio avevo anche uno sponsor. Per diversi anni ho speso gran parte dei miei risparmi per riuscire a partecipare alle gare: fare il QS costa circa 30/40.000$ a stagione. Ad un certo punto, dal nulla, Billabong decise di tagliare il mio contratto quinquennale. Fu un fulmine a ciel sereno. Al tempo vivevo vicino Trestles con mia moglie e decidemmo di tornare in Brasile, perché lì la vita costava meno. Non avevo considerato però quanto fosse difficile guadagnare i soldi per comprare i biglietti aerei per raggiungere le location dei contest. E soprattutto partire dal Brasile anziché dagli Stati Uniti era sempre più un problema.
E quindi?
Quindi abbiamo deciso di tornare indietro. Erano gli anni del Covid, stavo perdendo anche gli sponsor che mi erano rimasti. Decidemmo di andare all-in, arrendersi non era un’opzione. Atterrati in Texas per uno scalo io e Johnni veniamo separati: lei da cittadina americana passa i controlli senza problemi, io vengo fermato per ulteriori accertamenti. “Ci vorranno solo 5 minuti”, disse il poliziotto. Avevo i documenti, ero legalmente sposato con una cittadina americana. Prima di partire avevamo chiesto conferma agli uffici dell’immigrazione e secondo loro era tutto ok. Comunque andò diversamente: mi deportarono in Brasile.
Non ci credo. Ma che storia è questa?
Già, è stata dura. I 5 minuti di attesa sono diventati 5 mesi senza mia moglie. Sono rimasto in Brasile cercando di allenarmi durante il Covid, con le spiagge chiuse. Fortunatamente Johnni ha avuto le capacità e la forza di mettersi dietro alla burocrazia statunitense, producendo carte e documenti di cui di solito si occupa un avvocato. Ma non avevamo soldi, era l’unico modo per ricongiungerci.
E dopo questi 5 mesi sei riuscito a rientrare negli USA?
Sì grazie a mia moglie Johnni ce l’ho fatta. L’ho raggiunta a Palm Springs, nel deserto. Sua mamma viveva lì e ci siamo appoggiati da lei. Lo zio ci ha dato da lavorare, aveva una ditta di catering quindi mi sono trovato a servire ai tavoli alle feste private. Non è stato facile.
Per ironia della sorte Palm Springs c’è anche una wave pool…
Sì infatti la mamma di Johnni mi diceva sempre: “Vedrai che alla fine rimarrai qui, potrai allenarti tutti i giorni”. Provavo a spiegarle che oltre ai costi esorbitanti, non è la stessa cosa che andare in mare. Infatti in quei 6 mesi trascorsi a Palm Springs continuavo a fare avanti-indietro con la costa appena vedevo una mareggiata promettente.
Come hai conosciuto Album?
Durante una delle giornate di cui ti dicevo poco fa: mi videro surfare a T-Street e verso sera ricevetti un messaggio in DM da Album, che mi proponeva di provare qualche loro tavola. Quella mattina avevo detto ai miei amici che avrei comprato una Album, magari un twin, da aggiungere al quiver e da condividere con loro. Era destino. Però a dir la verità non accettai subito, avevo ancora un conto in sospeso. Poco prima infatti avevo comprato i biglietti e pagato l’iscrizione per un QS 3000 in Brasile, volevo giocarmi l’ultima chance. L’ho spiegato ad Album chiedendogli di aspettarmi, sono stati comprensivi. Di fatto non c’è voluto molto tempo: persi alla prima heat di quel QS, che fu un disastro. Chiamai Album appena uscito dall’acqua: ragazzi ci sono, contate su di me.
I surfisti brasiliani vengono spesso associati a caratteristiche come aggressività e potenza, non stile e grazia. Secondo te Vic con lo stile ci nasci o puoi allenarlo?
Io credo che si possa allenare lo stile. Come? Surfando molte onde aperte, dove ti puoi rilassare e far scorrere la tavola. Se ci pensi in Brasile non esistono molte onde così. La maggior parte dei beach break brasiliani ti lasciano spazio solo per una, massimo due manovre. Poi close-out. Se surfi pensando alle competizioni devi far in modo di mettere più curve possibili nello spazio che hai a disposizione, se invece surfi per filmare un progetto basta mandare a segno 1 manovra pesante. Senza fretta, con più stile e potenza.
Che rapporto hai coi social media?
Adesso va meglio, perché mi basta pubblicare delle clip di surf. In passato ho dovuto metterci la faccia, raccontare la mia vita per coinvolgere il pubblico ed ottenere l’attenzione che gli sponsor mi chiedevano. Ora ci penso molto meno, è più facile.
Cosa c’è nel tuo futuro?
Non lo so in realtà, la vivo come viene. Amo talmente tanto il surf che poter viaggiare per filmare dei progetti insieme ai miei idoli è un sogno: sono cresciuto ispirandomi a chi faceva la mia vita di oggi. Pochi giorni fa ero in Messico con Asher Pacey, che è probabilmente il miglior surfista di twin fin del mondo, nonché una persona fantastica. Alcuni amici con cui andavo a surfare da Vila Baiana hanno perso la vita, altri sono in prigione. Le vie del signore sono infinite e a volte inspiegabili. Sono grato di dove mi trovo in questo momento, non ho mai abbandonato i miei sogni.
La fede in dio fa parte della cultura brasiliana: tu credi?
Assolutamente sì, dio è perfetto. Lui ha sempre un piano, per ognuno di noi.
Dove vorresti fare il prossimo viaggio?
Non lo so, vorrei vedere tutto il mondo.
Ti piacciono le destinazioni dove fa freddo?
Non molto però mi sto abituando qui in California. Poi con il neoprene che abbiamo oggi, non ho problemi a fare session anche molto lunghe.
Dai ma vieni in Italia a trovarci…
Te lo stavo per dire, vorrei venire a conoscere il vostro paese. Soprattutto il cibo. Tra l’altro ragazzi potreste rimanere a pranzo e cucinare della vera pasta (ride, ndr). No, a parte gli scherzi, volevo tanto surfare Snapper Rocks e quando sono riuscito, è stato pazzesco. Amo il Messico che è vicinissimo da qui e lì ci sono veramente tante onde. Vorrei surfare l’onda di Mick Fanning, che tutti chiamiamo l’onda di Mick ma sappiamo ormai dove si trova.
Surfare con tavole alternative e asimmetriche ti ha semplificato la vita?
Al 100%. Per me le tavole asimmetriche non avevano alcun senso, quando gareggiavo credevo fossero una fregatura. Adesso che ho imparato a capirle, non voglio surfare altro. Spesso surfo ancora con degli amici che si arrabbiano e faticano su un thruster, mentre io provo a convincerli ad utilizzare un twin o un asym perché è molto più divertente. La mia alternative board oggi è un thruster.